Elisabetta II, l’ultima sfilata per non farsi dimenticare
La Regina Elisabetta diceva I have to be seen to be believed (“La gente deve vedermi per credere in me”). Il suo funerale, ieri, lo hanno visto oltre 4 miliardi di persone in tutto il mondo.
È STATO ben più di un funerale di Stato solenne: piuttosto, nei dieci giorni di lutto, con le lunghe file disciplinate e gli omaggi trasversali, la dimostrazione plastica di una certa forma di britishness; alla cerimonia di ieri a Westminster Abbey alla presenza di 2.200 vip di 200 Paesi del mondo, fra cui oltre 100 capi di Stato, decine di teste coronate e centinaia di dignitari, il trionfo di ciò che resta di una potenza imperiale ormai al tramonto e del suo soft power; e nell’ultimo passaggio, nel pomeriggio, la traslazione della salma nella St George’s Chapel del castello di Windsor dove ora Elisabetta II riposa con il marito Filippo, il padre Giorgio VI, la madre Elisabeth e la sorella Margaret, l’atto finale di un regno che non avrà uguali e la chiusura di un’epoca. L’abbazia ha cominciato a riempirsi fin dalle 8 del mattino con l’arrivo dei dignitari meno importanti e poi, via via, di membri di altre famiglie reali, capi di Stato e parenti dei Windsor, trasportati in autobus, dai rappresentanti di Galles, Scozia e Irlanda del Nord alla prima ministra Liz Truss e ai 6 ex primi ministri britannici ancora in vita con i consorti ai rappresentati del Commonwealth, amatissimo dalla sovrana: poi il presidente italiano Mattarella, il premier canadese
Trudeau, la pm neozelandese Ahern, i monarchi arabi, l’imperatore del Giappone Naruhito con la moglie. Uniche eccezioni il presidente israeliano Herzog, il francese Macron e il monarca di fatto dell’occidente, Biden con la moglie, con il proprio corteo. Infine, il picchetto dei reali dietro la bara, in rigoroso ordine gerarchico: il re Charles III con i fratelli Anna, Andrew e Edward, poi William e Catherine con i figli George, 9 anni, e Charlotte, 7, e di seguito Harry con la moglie Meghan.
AI FUNERALI DI STATO non è prevista la presenza di bimbi, ma i figli di William, oltre a essere legatissimi alla bisnonna, hanno un ruolo istituzionale, visto che sono rispettivamente terzo e quarta nella linea di successione. La disposizione delle sedute durante la messa è stata un delicato incastro diplomatico, che ha dovuto tenere conto di sensibilità nazionali ed equilibri geopolitici: lontani turchi e greci, ma anche arabi e israeliani e sud e nordcoreani; non sono stati invitati i rappresentanti di Siria, Venezuela, Afghanistan, Russia, Bielorussia e Myanmar.