Viking, Parigi dribbla Roma E Meloni attacca i medici
La crisi dei migranti sembrava risolta, con la temporanea rinuncia più o meno forzata agli sbarchi selettivi e la Ocean Viking avviata a una pur lunga e faticosa navigazione verso Marsiglia per portare a terra i 234 migranti, a bordo da due settimane e più. Invece no. Sembra anche peggio del 2018 quando c’era Matteo Salvini al Viminale. La battaglia con le Ong, cui si deve poco più di un decimo degli arrivi via mare, può diventare un boomerang per il governo Meloni.
Si è aperto uno scontro con Parigi, che probabilmente farà sbarcare i 234, ma ieri ha martellato Roma. Prima ambienti governativi francesi hanno definito “intollerabile” il rifiuto italiano di far entrare la nave a Catania (e perfino nelle acque italiane), poi il portavoce dell’esecutivo, Olivier Véran, ha detto che era “inaccettabile” perché “ci sono regole europee estremamente chiare” e ha pure sottolineato che “gli italiani sono, di fatto, i primi beneficiari di un meccanismo europeo di solidarietà finanziaria”, cioè del Recovery Fund. Più tardi il ministro della Solidarietà, Jean-christophe Combe, ha ribadito che l’italia deve far sbarcare i migranti e “meccanismi di solidarietà permettono poi di ripartirli in Europa”.
QUEI MECCANISMI funzionano poco: circa 1.300 richiedenti asilo ricollocati dal 2019 su oltre 200 mila giunti via mare (di cui non più di 25 mila con le Ong); appena 117 da giugno sui quasi 90 mila di quest’anno, in aumento del 50% sul 2021. Salgono anche gli ingressi dal corridoio balcanico: il problema c’è. Ma l’europa ne ha soprattutto altri, Francia e Germania accolgono da 3 a 4 volte le nostre richieste d’asilo e non si vedono ampi margini per riformare le politiche migratorie
Ue. Forse era meglio incassare l’impegno offerto il 4 novembre dal ministro degli Interni francese Gérard Darmanin, che “insieme alla Germania” si diceva pronto ad accogliere “una parte dei migranti, delle donne e dei bambini” della Ocean Viking.
All’italia è arrivata anche la bacchettata dalla Commissione Ue, che ha chiesto “lo sbarco immediato, nel luogo sicuro più vicino, di tutte le persone soccorse”, sottolineando il rischio di una “tragedia umanitaria”. Secondo Sos Mediterranée ci sono “17 naufraghi che necessitano di strumenti diagnostici a terra, tre di ricovero, uno ha una polmonite che non risponde agli antibiotici” e poi ovviamente ci sono donne, bambini e chi “minaccia di buttarsi” dopo 15-20 giorni a bordo. Il luogo sicuro più vicino è ancora in Italia: ieri sera la nave era a est della Sardegna. Sarà in vista della Corsica in 24 ore, non meno di 48 per Marsiglia.
Meloni però tiene il punto, l’ha ribadito ai suoi parlamentari. La “legalità”, la sua discussa interpretazione delle convenzioni sul mare e sull’asilo, i migranti che “non sono naufraghi” e le “promesse” fatte. E un attacco ai medici che hanno chiuso la via degli sbarchi selettivi, facendo scendere i migranti che inizialmente non erano stati dichiarati fragili ed erano rimasti sulla Humanity 1 e della Geo Barents, con l’assistenza possibile nel porto di Catania. Le prime frettolose ispezioni della Sanità marittima (Usmaf) avevano scartato persone con la scabbia o apparse “sedate” al deputato dei Verdi Angelo Bonelli. Dopo le contestazioni, i sanitari Usmaf sono tornati sulle navi con quelli della Asl, poi sono scesi tutti. Una “scelta bizzarra” per Meloni. Filippo Anelli (Ordini dei medici) le ha risposto che “la medicina è diversa dalla politica”.
Figuracce Francia e Ue al governo: “Fateli sbarcare in Italia”. La premier: “Bizzarro farli scendere, non sono naufraghi”