Il Fatto Quotidiano

Lazio, addio di Zingaretti a Conte. Sull’incenerito­re i 5 Stelle con i rosso-verdi

Strappi Le due assessore 5Stelle boicottano l’ultimo giorno del governator­e Verdi e Sinistra Italiana verso l’accordo con i 5S

- Luca De Carolis e Wanda Marra

Di mattina il governator­e dem del Lazio, Nicola Zingaretti, convoca i giornalist­i per presentare il rapporto sui suoi cinque anni in Regione. Però si volta e non trova i due assessori del Movimento, Roberta Lombardi e Valentina Corrado. “Forse avevano sonno, questa notte abbiamo lavorato fino alle 4” prova a scherzare. Ma la verità è che non c’è più traccia del campo giallorosa. Neppure in casa di quel Zingaretti che i 5Stelle li aveva fortemente voluti in giunta, lo stesso che da segretario del Pd aveva definito Giuseppe Conte punto di riferiment­o dei progressis­ti, e che in questi giorni aveva invocato un’alleanza tra dem e grillini per le Regionali di febbraio. Ma si è rotto tutto tra Pd e Movimento. Solo macerie, dopo la conferenza stampa di martedì di Conte, quella in cui ha posto come prima condizione per un accordo il no all’incenerito­re di Roma picchiando duro sui dem. E loro a contro-accusarlo di “astio e rancore” e di “far vincere la destra”.

COSÌ ANCHE Zingaretti si smarca. “Conte rompe l’alleanza di centrosini­stra senza motivo” afferma, sostenendo con molto equilibris­mo che “la Regione non ha mai autorizzat­o e mai autorizzer­à incenerito­ri”. Chiosa: “Se possiamo vincere senza i 5Stelle? Ma certo”. Lo spera gran parte del Pd, che ha virato sulla candidatur­a di Alessio D’amato, anche lui assessore di Zingaretti, lanciato giorni fa da Carlo Calenda e ormai per forza anche il candidato dem. Oggi al teatro Brancaccio di Roma lancerà la sua candidatur­a, e ci sarà una folla di esponenti del Pd. Resta solo da capire se verrà scelto tramite o senza primarie. “Quelle potremmo farle solo se convinciam­o Verdi e Sinistra italiana” soffiano dal partito. Perché ora la partita tra Pd e Movimento è su chi riuscirà ad allearsi con i rosso-verdi. E a occhio i grillini sono già in vantaggio. “Nulla è scontato, ma noi pensiamo che si debba costruire una convergenz­a con i 5Stelle” dichiara in conferenza stampa il segretario di Si, Nicola Fratoianni. Lui e Angelo Bonelli (Europa Verde) ufficialme­nte invocano ancora una ricomposiz­ione tra i giallorosa. Ma più tardi con il Fa t t o Fratoianni è chiaro: “L’alleanza alle Politiche tra noi e il Pd? Non è per sempre, noi siamo sempre stati contro gli incenerito­ri”.

Non a caso, oggi sia i rosso-verdi che il Movimento presentera­nno a Montecitor­io emendament­i al dl Aiuti contro il termovalor­izzatore di Roma. Sono testi abbastanza diversi, quello del rosso-verde Filiberto Zaratti e quello a prima firma del capogruppo grillino Francesco Silvestri. Ma ieri sera M5S e Si valutavano di votarseli a vicenda. Sarebbe un chiaro segnale in chiave Regionali. Mentre il Pd osserva. Martedì deciderà se fare o meno le primarie. “Il rapporto con Si ed Europa Verde è importante, possiamo costruire una coalizione in cui ognuno si sente a casa propria” sostiene il dem Matteo Orfini. Ma la sensazione diffusa è che i rosso-verdi stiano andando verso Conte, anche per le evidenti differenze con Renzi e Calenda. Intanto il Pd sta esplodendo anche sul tema delle commission­i parlamenta­ri. Ieri Marco Meloni, vicinissim­o a Letta, ribadiva che il tentativo è quello di fare un accordo complessiv­o con i 5Stelle. Non facile, visto che il segretario è fermo sul nome di Lorenzo Guerini a presidente del Copasir, sgradito a Conte. Sulla questione giorni fa c’è stato anche un confronto acceso proprio tra Letta e Francesco Boccia. Il responsabi­le Enti locali dem - che era un’opzione per il Comitato non condivide una scelta di ulteriore rottura con il Movimento, che potrebbe pesare sugli equilibri congressua­li.

CIRCOSTANZ­A

non secondaria, visto che Boccia è un peso massimo in tutto il Sud, e si era opposto - insieme al governator­e pugliese Michele Emiliano alla decisione di non fare l’alleanza con M5S alle Politiche. Allo stato attuale Guerini avrebbe i voti di Azione e Iv e almeno di parte del centrodest­ra. Così come Maria Elena Boschi ha di certo i voti di Forza Italia per la presidenza della Vigilanza Rai. Poltrona ambita dal Movimento, che per chiudere l’accordo incrociato con i dem alla fine potrebbe anche accettare Guerini. Lo scenario che si sta prefiguran­do però è che siano i voti di Fratelli d’italia ad essere determinan­ti. Esattament­e quello che Giorgia Meloni vuole evitare: scegliere tra le opposizion­i aprirebbe un problema politico per Fdi.

Copasir Il Pd si divide sulla candidatur­a di Guerini: contrari Boccia e la “sinistra” Ma si tratta ancora con il Movimento

65%: la più felice di tutti è proprio la presidente dell’assemblea capitolina Svetlana Celli del Pd, prima firmataria della delibera che chiosa: “È l’ultimo tassello per migliorare il funzioname­nto della macchina amministra­tiva che Roma Capitale attendeva da 12 anni”.

E I CONSIGLIER­I COMUNALI?

A ciascuno di loro per il momento andranno (al netto di Inps e Irap) 5.210,83 euro che si assesteran­no a 6.210 euro nel 2024, quando passeranno a un cedolino di 3.600 euro puliti al mese rispetto ai 2.000 circa che riescono oggi a incassare con i gettoni di presenza solo i più operosi. Si capisce perché la delibera approvata ieri l’altro in Assemblea Capitolina ha fatto felice tutti anche se c’è stata un po’ di ritrosia a parlare. A trovare il coraggio è stata per prima l’opposizion­e con Marco Di Stefano di Forza Italia: “Rompo io l’imbarazzo: facciamo un grande lavoro e ci mettiamo l’anima. L’aumento serve a ridare la giusta immagine di Capitale d’italia e al ruolo ormai svilito dei consiglier­i”. A ruota Davide Bordoni della Lega rammaricat­o perché “questa legge è rimasta nei cassetti dal 2009, dal governo Berlusconi”. Prima di lui Giovanni Quarzo di Fratelli d’italia che ha giurato che il vil danaro non c’entra ma il principio: perché bisogna riconoscer­e il dovuto “al senso di responsabi­lità di chi vota un bilancio da 7 miliardi di euro, che è una finanziari­a nazionale”. Aggiunge che non ci sarà un aggravio di spesa, anzi, solo risparmi. Ergo vanno respinte al mittente “tutte le polemiche, pretestuos­e e fatte in malafede”. Giulia Tempesta del Pd gli fa eco: “Oltre al risparmio per l’amministra­zione, c’è il tema della dignità del ruolo di consiglier­e comunale non può essere fatto a mezzo servizio. Ringrazio il sindaco che ha capito l’importanza politica di questo passaggio”. Grazie Gualtieri,

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ANSA/LAPRESSE Ferri corti Enrico Letta, segretario Pd. A sinistra, il 5S Giuseppe Conte e il dem Nicola Zingaretti

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