Il Fatto Quotidiano

La Capitale affonda, ma i dem e le destre si alzano gli stipendi

- Ilaria Proietti L’èra Gualtieri

Non lo fo per piacer mio, ma per l’onore di Roma nostra. Campidogli­o, interno giorno: le facce di prima mattina sono assonnate il giusto, ma basta poco per ridestare l’assemblea dei consiglier­i comunali della Capitale: grazie al provvidenz­iale via libera di Palazzo Chigi a lungo atteso, in dieci minuti si aumentano l’indennità mandando in soffitta il sistema molto meno favorevole per loro dei gettoni erogati in base alla presenza. Ci provavano da anni e il sogno si è infine realizzato lo stesso giorno in cui Roberto Gualtieri sul palcosceni­co delle grandi occasioni, all’auditorium, brinda agli enormi successi ottenuti in quest’anno da sindaco. E pace se per via della monnezza, dei gabbiani, dei cinghiali e tutto il resto, Roma ha ben poco da festeggiar­e mentre i consiglier­i comunali votano come un sol uomo per ritoccarsi lo stipendio. Al netto dei soliti 5 Stelle, che si sfilano dal giubilo generale e la spiacevole­zza di Dario Nanni della Lista Calenda che fa notare come forse non fosse proprio il caso di pensare all’indennità onnicompre­nsiva da leccarsi i baffi con la crisi nera che morde le famiglie romane.

MA TANT’È: il primo cittadino autocelebr­a le sue gesta e l’assemblea capitolina lo stesso e si capisce, vista la novità che aggancia gli stipendi dei consiglier­i comunali e giù a scalare fino agli eletti nei municipi, a quello di Gualtieri. Che salirà a breve a 11.579, per poi passare nel 2023 a 12.508 e nel 2024 toccherà una quota costante di 13.800 euro. Risultato? Un generale trasciname­nto verso l’alto degli emolumenti in base a cui al vicesindac­o spetterà il 75% di quella somma, agli assessori e alla presidente dell’aula il

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