“Candidare Moratti? È un’idea scellerata e fa pure perdere voti”
“Sono incredulo, siamo di fronte a un abbaglio collettivo”. Pierfrancesco Majorino è eurodeputato del Pd e da milanese conosce bene Letizia Moratti, colei che molti dem – soltanto ieri si sono esposti Andrea Marcucci, Luigi Zanda e Rosa Maria Di Giorgi – gradirebbero come candidata del centrosinistra alle Regionali 2023 in Lombardia dopo la rottura col leghista Attilio Fontana (che cercherà il bis) e il matrimonio con Azione-iv. Ipotesi lunare, secondo Majorino, e che tra l’altro, lungi dall’essere una scelta vincente, “farebbe perdere voti al Pd”.
Pierfrancesco Majorino, che effetto le fa vedere esponenti del suo partito sostenere la candidatura di Letizia Moratti?
Mi lascia incredulo e allo stesso tempo credo si debba rimanere molto fermi nel rifiutare qualsiasi ipotesi del genere. Siamo di fronte a un clamoroso abbaglio da parte di alcuni. Faccio anche fatica a pensare di dover chiarire il perché.
Proviamoci. Perché no Letizia Moratti?
Parliamo di una persona che 15 giorni fa cercava, legittimamente, di essere scelta come candidata del centrodestra in Lombardia. Poi, di colpo, quando la trattativa non è andata a buon fine, abbiamo scoperto che per lei quella destra era sovranista, pericolosa e inaccettabile. Già questo per me basterebbe a non aprire neanche il dibattito, ma Moratti ha anche un passato recente fatto di scelte, in materia di sanità, che noi e perfino Azione abbiamo duramente contestato in Consiglio regionale. Non ritiene che Moratti sia un profilo civico finora “prestato” alla destra? Ma no, basta vedere come ha fatto la sindaca o la ministra. L’argomentazione che sia un profilo civico è semplicemente surreale, è da sempre un’esponente di destra e lo è stata finché non le è andata male la trattativa sulla propria carriera in Regione. I più pragmatici sostengono che con Moratti il Pd e i centristi potrebbero battere Fontana. Non vale la pena ingoiare una candidatura infelice pur di vincere?
Anche questa argomentazione non regge. Chiariamo: io penso che l’operazione Moratti sarebbe scellerata in ogni caso, ma contesto anche l’idea che con lei il centrosinistra sia favorito. Al contrario, sarebbe una mossa auto-lesionista: Moratti perderebbe un sacco di voti da destra, perché sostenuta dal Pd; ma pure buona parte degli elettori dem si rifiuterebbe di votarla. Quindi si realizzerebbe uno scenario ancora peggiore del perdere contro Fontana, ovvero perdere avendo sostenuto la Moratti.
Nel sostenere Letizia Moratti, l’ex senatore Zanda ritiene che la scelta del candidato non possa riguardare solo il Pd lombardo. Mi rendo conto anche io che il tema delle regionali in Lombardia abbia ripercussioni nazionali. Ma questa è un’aggravante rispetto a ciò che dice Zanda: proprio perché la Lombardia non è una piccola amministrazione qualunque, andare su Moratti rafforzerebbe l’idea del Pd come partito totalmente privo di identità. Per fortuna, su questo
Letta è stato molto chiaro e altrettanto netto è stato il Pd lombardo.
Però c’è una parte consistente del partito
con cui fare i conti.
Non mi risulta sia una componente gigantesca, ma certo è sostenuta da editorialisti e commentatori particolarmente attivi in quella direzione.
È sempre stata di destra: diventa civica quando le è andata male la trattativa sul posto in Regione
Che succederà adesso in Lombardia? Qui avete lavorato a lungo coi 5 Stelle, ma il clima a Roma è pessimo.
Mi auguro che non vogliano chiamarsi fuori, sanno benissimo che a tutti i livelli, nazionali e locali, siamo pronti al confronto. A prescindere dalle decisioni sul Lazio.
Si parla di Emilio Del Bono e Giuliano Pisapia. Tolto dal tavolo Moratti e sfumato Cottarelli, auspica le primarie?
Dopo la mossa folle di Calenda, con cui si poteva benissimo costruire una candidatura unitaria magari su Cottarelli, sappiamo di non avere molto tempo. Siamo pronti al confronto con le altre forze della coalizione, se non si troverà un’intesa allora le primarie sono un ottimo strumento per arrivare al nome del candidato.