“Io, truffato dal gruppo Espresso: l’inps mi chiede 306mila euro”
“Noi siamo andati in pensione, ma mica lo abbiamo fatto da soli. La mia azienda (il Gruppo Espresso-repubblica, ndr), come molte altre, aveva interesse a liberarsi di lavoratori con stipendi pesanti e per questo aveva richiesto lo stato di crisi. Mi dissero che avevo i requisiti per andare in prepensionamento, ne parlai con un alto dirigente del gruppo e l’inps approvò la pratica. Io mi sono fidato e me ne sono andato tranquillo”.
Fino a un paio di settimane fa, la vita di Giorgio Morotti, 64 anni, originario del comune ligure di Sori e radicato da oltre vent’anni a Ladispoli, sul litorale romano, assomigliava a quella di molti pensionati italiani. Ex poligrafico, per trent’anni ha lavorato in tipografia, prima al Lavoro di Genova, e successivamente per il gruppo Espresso-repubblica, che aveva acquisito la testata. La sua esistenza, come quella di oltre un centinaio di ex dipendenti di quello che oggi è diventato il Gruppo Gedi, è stata travolta alla fine di ottobre, quando l’inps, senza alcun preavviso, gli ha congelato la totalità della pensione e ora vuole indietro il pregresso, 306 mila euro: “Mi hanno sospeso da un giorno all’altro la pensione e ora vogliono indietro 13 anni. È una follia, un atto del tutto illegittimo, che può gettare persone come noi, lavoratori, nella disperazione. Noi non c’entriamo niente con le truffe”.
L’inps ha agito in autotutela, a seguito della chiusura di un’inchiesta della Guardia di Finanza sull’azienda editoriale: secondo la Procura di Roma, Gedi e alcuni dei suoi più alti dirigenti (fra cui Monica Mondardini, Corrado Corradi, Roberto Moro e Romeo Marrocchio) sono responsabili di una truffa ai danni dello Stato da 22 milioni di euro. Al centro delle indagini c’è l’accesso ad aiuti pubblici per finanziare scivoli pensionistici a personale che non avrebbe avuto i requisiti. I raggiri ipotizzati riguardano quattro meccanismi di frode: demansionamenti fittizi dei dirigenti, per poterli far rientrare nelle categorie prepensionabili; riscatto fasullo di periodi contributivi, simulato con la complicità di funzionari Inps e la falsificazione dei libretti di lavoro; esuberi fittizi di dirigenti, messi alla porta con bonus pubblici e fatti rientrare dalla finestra come collaboratori; trasferimenti tra società interne al gruppo, per la Finanza simulati per far tornare requisiti mancanti. Signor Morotti, come ha appreso del congelamento della pensione?
Da un collega.
L’inps le ha comunicato qualcosa?
No. Mi hanno congelato direttamente la pensione. Con un amico avvocato, Patrizio Leopardo, sono andato a chiedere informazioni alla sede di Civitavecchia, senza avere spiegazioni. Attraverso il Caf ho già chiesto di annullare il provvedimento, è illegittimo.
Come farà adesso?
Non lo so. Per fortuna, rispetto ad altri, non ho una famiglia da mantenere. Mio figlio è grande, ha 31 anni. E sono separato da mia moglie. Ho un affitto da pagare e un po’ di soldi da parte. Per un po’ andrò avanti così, poi non lo so.
Le chiedono indietro 306 mila euro. Come farà a restituirli?
È impossibile. Vivevo di una pensione da 1.700 euro al mese, non ho beni intestati. Più che mettermi in galera non so cosa potrebbero farmi.
Ripartiamo dall’inizio: come arriva il prepensionamento?
Ho lavorato come tipografo Mi hanno sospeso la pensione, vogliono 13 anni di mensilità
Ho cominciato a lavorare come tipografo per il Lavoro di Genova nel 1979. Nel 1990 siamo passati sotto al Gruppo Espresso. Ma per qualche anno, nonostante i tipografi delle altre sedi fossero dipendenti diretti, noi della sede di Genova risultavamo dipendenti di altre società del gruppo. Prima che Repubblica mi assumesse ufficialmente nel 1997, i miei datori di lavoro per qualche anno sono state altre società, come la Editrice Genova o la Provincia Pavese. Io non lo sapevo nemmeno, l’ho scoperto dai cedolini. Penso che questi trasferimenti abbiano attirato l’attenzione di chi è andato a verificare.
Come è andata la pratica del prepensionamento?
L’azienda aveva aperto uno stato di crisi nel 2009. Tutti i dipendenti vennero invitati a controllare se avevano i requisiti per aderire.
Chi se ne occupò?
Prima un mio collega anziano, oggi scomparso, poi un dirigente del gruppo, infine fu approvata dall’inps. Ho riscattato il periodo del militare e un altro anno e mezzo. Avevo 52 anni. Fu l’azienda a dirmi che potevo andare in pensione.
Ha letto le contestazioni della Procura di Roma?
Si parla di finti demansionamenti dei dirigenti, per farli tornare quadri e farli accedere ai prepensionamenti. Ma noi lavoratori cosa c’entriamo?