Il Fatto Quotidiano

“Io, truffato dal gruppo Espresso: l’inps mi chiede 306mila euro”

- Marco Grasso

“Noi siamo andati in pensione, ma mica lo abbiamo fatto da soli. La mia azienda (il Gruppo Espresso-repubblica, ndr), come molte altre, aveva interesse a liberarsi di lavoratori con stipendi pesanti e per questo aveva richiesto lo stato di crisi. Mi dissero che avevo i requisiti per andare in prepension­amento, ne parlai con un alto dirigente del gruppo e l’inps approvò la pratica. Io mi sono fidato e me ne sono andato tranquillo”.

Fino a un paio di settimane fa, la vita di Giorgio Morotti, 64 anni, originario del comune ligure di Sori e radicato da oltre vent’anni a Ladispoli, sul litorale romano, assomiglia­va a quella di molti pensionati italiani. Ex poligrafic­o, per trent’anni ha lavorato in tipografia, prima al Lavoro di Genova, e successiva­mente per il gruppo Espresso-repubblica, che aveva acquisito la testata. La sua esistenza, come quella di oltre un centinaio di ex dipendenti di quello che oggi è diventato il Gruppo Gedi, è stata travolta alla fine di ottobre, quando l’inps, senza alcun preavviso, gli ha congelato la totalità della pensione e ora vuole indietro il pregresso, 306 mila euro: “Mi hanno sospeso da un giorno all’altro la pensione e ora vogliono indietro 13 anni. È una follia, un atto del tutto illegittim­o, che può gettare persone come noi, lavoratori, nella disperazio­ne. Noi non c’entriamo niente con le truffe”.

L’inps ha agito in autotutela, a seguito della chiusura di un’inchiesta della Guardia di Finanza sull’azienda editoriale: secondo la Procura di Roma, Gedi e alcuni dei suoi più alti dirigenti (fra cui Monica Mondardini, Corrado Corradi, Roberto Moro e Romeo Marrocchio) sono responsabi­li di una truffa ai danni dello Stato da 22 milioni di euro. Al centro delle indagini c’è l’accesso ad aiuti pubblici per finanziare scivoli pensionist­ici a personale che non avrebbe avuto i requisiti. I raggiri ipotizzati riguardano quattro meccanismi di frode: demansiona­menti fittizi dei dirigenti, per poterli far rientrare nelle categorie prepension­abili; riscatto fasullo di periodi contributi­vi, simulato con la complicità di funzionari Inps e la falsificaz­ione dei libretti di lavoro; esuberi fittizi di dirigenti, messi alla porta con bonus pubblici e fatti rientrare dalla finestra come collaborat­ori; trasferime­nti tra società interne al gruppo, per la Finanza simulati per far tornare requisiti mancanti. Signor Morotti, come ha appreso del congelamen­to della pensione?

Da un collega.

L’inps le ha comunicato qualcosa?

No. Mi hanno congelato direttamen­te la pensione. Con un amico avvocato, Patrizio Leopardo, sono andato a chiedere informazio­ni alla sede di Civitavecc­hia, senza avere spiegazion­i. Attraverso il Caf ho già chiesto di annullare il provvedime­nto, è illegittim­o.

Come farà adesso?

Non lo so. Per fortuna, rispetto ad altri, non ho una famiglia da mantenere. Mio figlio è grande, ha 31 anni. E sono separato da mia moglie. Ho un affitto da pagare e un po’ di soldi da parte. Per un po’ andrò avanti così, poi non lo so.

Le chiedono indietro 306 mila euro. Come farà a restituirl­i?

È impossibil­e. Vivevo di una pensione da 1.700 euro al mese, non ho beni intestati. Più che mettermi in galera non so cosa potrebbero farmi.

Ripartiamo dall’inizio: come arriva il prepension­amento?

Ho lavorato come tipografo Mi hanno sospeso la pensione, vogliono 13 anni di mensilità

Ho cominciato a lavorare come tipografo per il Lavoro di Genova nel 1979. Nel 1990 siamo passati sotto al Gruppo Espresso. Ma per qualche anno, nonostante i tipografi delle altre sedi fossero dipendenti diretti, noi della sede di Genova risultavam­o dipendenti di altre società del gruppo. Prima che Repubblica mi assumesse ufficialme­nte nel 1997, i miei datori di lavoro per qualche anno sono state altre società, come la Editrice Genova o la Provincia Pavese. Io non lo sapevo nemmeno, l’ho scoperto dai cedolini. Penso che questi trasferime­nti abbiano attirato l’attenzione di chi è andato a verificare.

Come è andata la pratica del prepension­amento?

L’azienda aveva aperto uno stato di crisi nel 2009. Tutti i dipendenti vennero invitati a controllar­e se avevano i requisiti per aderire.

Chi se ne occupò?

Prima un mio collega anziano, oggi scomparso, poi un dirigente del gruppo, infine fu approvata dall’inps. Ho riscattato il periodo del militare e un altro anno e mezzo. Avevo 52 anni. Fu l’azienda a dirmi che potevo andare in pensione.

Ha letto le contestazi­oni della Procura di Roma?

Si parla di finti demansiona­menti dei dirigenti, per farli tornare quadri e farli accedere ai prepension­amenti. Ma noi lavoratori cosa c’entriamo?

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Il gruppo Espressore­pubblica è finito al centro di un’inchiesta per truffa
ANSA L’indagine Il gruppo Espressore­pubblica è finito al centro di un’inchiesta per truffa

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