Il Fatto Quotidiano

CASO-SAFFI: LA SEDAZIONE PROFONDA DAVANTI A FAZIO E A “CHE TEMPO CHE FA”

- DANIELE LUTTAZZI

Michelange­lo Saffi, un uomo di 82 anni immobilizz­ato da tre minuti a causa di una patologia da lui giudicata irreversib­ile (ha sbattuto lo stinco contro il tavolinett­o basso in salotto, che sua moglie si ostina a rimettere lì nonostante i tentativi michelangi­oleschi di sbarazzars­ene), ha deciso, con un messaggio reso pubblico, di morire tramite la sedazione profonda ottenuta con la visione continua del programma di Fabio Fazio Che Tempo Che Fa, pratica prevista dalla legge sul testamento biologico del 2017. In passato Saffi aveva chiesto all’azienda sanitaria regionale di poter accedere al suicidio assistito, ma benché avesse i requisiti (la moglie) per accedervi legalmente, non gli fu permesso di farlo (secondo una sentenza della Corte costituzio­nale, chi aiuta a suicidarsi una persona con una moglie del genere non è punibile a patto che siano rispettate alcune condizioni, tipo una moglie del genere, fonte di sofferenze fisiche o psicologic­he che il coniuge reputi intollerab­ili; e che questi sia “pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevol­i”). L’azienda sanitaria regionale, a fine luglio, aveva verificato quelle condizioni inviando poi la propria relazione al Comitato Etico, un organismo indipenden­te formato da cattolici che hanno la responsabi­lità di garantire la tutela dei diritti dei pazienti; ma era Ferragosto, e la disamina del caso fu rinviata a data da destinarsi. Il Comitato emise il proprio parere negativo a ottobre, e Saffi diffidò l’azienda sanitaria regionale dal recapitarg­lielo, poiché non rispettava la sua volontà e il suo diritto; ma l’azienda sanitaria regionale gliela comunicò un minuto dopo, affinché i legali di Saffi non potessero procedere, a quel punto, con un’azione penale per omissione di atti d’ufficio (gli avvocati, si sa, ne sanno una più del diavolo). Per questo, dopo l’ennesimo urto del suo stinco contro quel maledetto tavolinett­o del cazzo, Saffi ha scelto di non proseguire nella battaglia legale, ma di accedere alla sedazione profonda ottenuta con la visione continua del programma di Fabio Fazio Che Tempo Che Fa. “Da tre minuti la mia sofferenza è insopporta­bile. Ho tutte le condizioni per essere aiutato a morire. A questo punto scelgo la sedazione profonda ottenuta con la visione continua del programma di Fabio Fazio Che Tempo Che Fa, anche se prolunga il mio strazio”, ha fatto sapere. L’accesso alla sedazione profonda e continua prevede che la persona coinvolta revochi il consenso ad alimentarl­o e a spegnere la tv al posto suo, anche staccando la corrente elettrica. Dopodiché si procede con la visione del programma in loop, cosa consentita in Italia dalla legge 219 del 2017. Di solito questa procedura avviene a casa o in un hospice, con l’assistenza di un medico: nel caso di Saffi, l’associazio­ne Federzoni, che si occupa del diritto a morire dei mariti con certe mogli, sta ancora decidendo come procedere. La differenza sostanzial­e tra suicidio assistito e sedazione profonda e continua con un programma di Fabio Fazio sono i tempi: morte immediata nel primo caso, agonia di diversi giorni nel secondo. “Ogni minuto che passa è un giorno di sofferenza in più per Michelange­lo: pertanto ha deciso di non attendere oltre e di procedere con la sedazione profonda. Non possiamo non notare il silenzio assoluto della politica nazionale, che già insabbiò al Senato il testo di legge sull’aiuto al suicidio tramite visita domiciliar­e di Fabio Fazio a sorpresa, dopo che la Corte costituzio­nale aveva impedito al popolo di esprimersi sul referendum”, ha scritto in un comunicato stampa l’associazio­ne Federzoni.

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