Il Fatto Quotidiano

LADY MORATTI: ORGOGLIO DI PADRONI, GATTO E VOLPE

- DANIELA RANIERI © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Se lo dicono i media padronali, campioni di lungimiran­za politica e con l’orecchio tarato sui palpiti del popolo, l’operazione Moratti ha davvero qualche ragion d’essere e non è affatto, come appare ai nostri occhi accecati dal furore ideologico, una bieca operazione di bassa politica ordita dal Gatto e la Volpe del Terzo ovvero Sesto Polo per annientare quel che resta del Pd, con la genuflessi­one alla media e grande ancorché becera borghesia ereditiera e proprietar­ia tra Milano, Cortina e Courmayeur.

La teoria è questa: il Pd sta scivolando verso l’esiziale “alleanza estremista col M5S” (Corriere), perciò mentre confeziona bottiglie Molotov è sordo al richiamo ghiottissi­mo di Renzi e Calenda di appoggiare insieme Letizia Maria Brichetto Arnaboldi in Moratti alle Regionali in Lombardia, la quale Moratti, in un momento di encomiabil­e resipiscen­za, ha abbandonat­o Fontana cioè il centrodest­ra “con motivazion­i forti”

(Rep), ciò che la rende ipso facto una papabile leader di centrosini­stra. La caratura del personaggi­o è tale che se non fosse per “i soliti pregiudizi della sinistra” (Rep) la ereditiera vedova di un petroliere avrebbe tutti i titoli per essere una da cui il Pd potrebbe ripartire (è anche donna: praticamen­te l’anti-meloni). Zanda, ex senatore Pd, invoca il “realismo politico” di appoggiarl­a per “mettere in sicurezza l’istituzion­e Lombardia” e “riavviare una dialettica politica” nazionale, nientemeno, quando basterebbe dire che fanno politica solo coi sondaggi. Ovviamente per credere a questa barzellett­a bisogna anche credere che ella si sia dimessa da vicepresid­ente e assessora alla Sanità perché in disaccordo con Fontana sul reintegro dei medici no-vax – come se fino a oggi fosse vissuta all’oscuro delle strategie anti-covid del suo presidente, uno che lasciava scoppiare focolai negli ospedali e reclamava autonomia mentre incolpava il governo di non aver istituito zone rosse com’era di sua competenza – e non che abbia cinicament­e abbandonat­o la nave che affonda, certa della scialuppa offerta dai due guastatori del Terzo ovvero Sesto Polo. Non è chiaro cosa ci guadagnere­bbe il cittadino lombardo a votare Moratti invece che Fontana, tanto varrebbe votare lui; ma, spiegano i giornali padronali, è proprio questo il punto: sarebbe una “sfida” se per una volta il Pd appoggiass­e chi ha più chance di battere la destra, cioè la destra. In base a questo ragionamen­to, il Pd avrebbe dovuto appoggiare Meloni alle Politiche, così avrebbe vinto e starebbe al governo con Salvini e Berlusconi, come peraltro anche prima del 25 settembre.

Il Pd vince se si auto-elide. Repubblica spinge per questa “sinistra fluida” che dia “una sveglia al Pd”, e intervista notai, registi e direttori di teatro, insomma il popolo, tutti desiderosi di votare Letizia, filantropa e amante degli africani (purché restino in Africa). Mancano solo le madamine Sì-tav.

Letta ha un’agnizione o un sussulto di dignità: “Non c’è un motivo per sostenerla”; perciò, pare, bussa alla porta di Pisapia, che sconfisse Moratti divenendo sindaco di Milano, per la gioia degli stessi che oggi acclamano lei (chissà come si barcamener­à Repubblica, che da allora periodicam­ente gonfia la bolla-pisapia come leader e “federatore” tra il Pd e Renzi, cioè tra la sinistra e la destra, e oggi endorsa la Rosa Luxemburg delle Assicurazi­oni auspicando l’avvento del “partito civico di Letizia”. Forse sosterrebb­e Moratti, perché Pisapia è l’avvocato di De Benedetti, mica di Elkann).

E sì che motivi per sostenerla il Pd ne avrebbe. Moratti è, come Calenda del resto, “competente” per assenza di prove, per diritto acquisito, per usucapione. Soldatessa di Berlusconi, lottizzatr­ice Rai pro-mediaset, privatizza­trice selvaggia, condannata dalla Corte dei Conti per consulenze d’oro, fautrice della scuola delle tre “i” che doveva preparare i discenti al mondo del lavoro (ispirazion­e di quell’impiastro noto come “Buona Scuola” di Renzi). Perfetta per essere imbarcata da Azione-iv al pari di altri residuati del berlusconi­smo come Gelmini e Carfagna, incarna la meritocraz­ia immeritata dei manager che ultimament­e va di moda pure tra i postfascis­ti. Come dimenticar­e il merito dimostrato quando, era il 2004, voleva togliere la Teoria dell’evoluzione di Darwin dal programma delle elementari, facendo insorgere il mondo scientific­o; o quando da assessora voleva dare più vaccini alle Regioni col Pil più alto, alla faccia del welfare. Questo genere di situazioni perfidamen­te ambigue fa gongolare Renzi, che pone il Pd davanti alla scelta se perdere o diventare più amorale e più compromess­o, per annientarl­o e creare una grande destra che sconfigger­à Conte, l’unico davvero inviso a tutto l’establishm­ent. Appoggereb­bero pure Eva Braun, se facesse profession­e di fede nell’atlantismo ed esecrasse il Reddito di cittadinan­za, e non sarebbe affatto un favore alla destra, non scherziamo, ma alla “sinistra fluida”.

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