Il Fatto Quotidiano

“COLD CASE” DEL 1975 Omicidio Mazzotti, chiuse le indagini: trovati i mandanti

- DAVIDE MILOSA

Quasi 47 anni dopo il sequestro a scopo di estorsione della studentess­a Cristina Mazzotti (1 luglio 1975) poi trovata cadavere un mese dopo, il corpo gettato in una discarica a Galliate (Novara), la Procura di Milano ieri ha chiuso l’indagine su mandanti ed esecutori del rapimento avvenuto a Eupilio (Como). L’inchiesta che negli anni ha già visto condanne per chi prese in carico la ragazza e ne provocò la morte con un mix di psicofarma­ci, oggi vede indagati per omicidio alcuni livelli alti della ’ndrangheta e persone vicine ai clan. Tra questi Giuseppe Calabrò detto ’u Dutturicch­iu, legato alle cosche di San Luca, Demetrio Latella, già organico alla banda di Epaminonda e le cui impronte all’inizio degli anni 2000 furono trovate sull’auto su cui si trovava la ragazza. Oltre a loro vi è Antonio Talia e l’africota Giuseppe Morabito. Secondo la ricostruzi­one della Mobile e del pm Stefano Civardi, il mandante fu Morabito residente a Tradate assieme al boss deceduto Giacomo Zagari che negli anni Settanta creò una locale di ’ndrangheta in provincia di Varese. Calabrò assoldò Latella a Milano. I due con Talia partecipar­ono materialme­nte al sequestro, bloccando la Mini con a bordo Mazzotti e altri due amici. I tre sono stati riconosciu­ti dagli amici di Cristina. Allora Epaminonda disse: “Riconosco tale Antonio Talia. Trattasi di uno degli autori del sequestro di Cristina Mazzotti. Fu costui a confidarmi di aver partecipat­o”, incaricato del prelievo. Verso l’archiviazi­one la posizione dell’avvocato Antonino Romeo.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy