I GIOVANI ORMAI FUORI DAL COVID
GANDHI DICEVA: “La verità è una sola, ma ha molte facce come il diamante”. Per quel che riguarda il Covid, ricordiamo come esimi “soloni” abbiamo tenuto conto dei dati dell’iss (sulla cui veridicità non ci sono dubbi) solo quando erano utili a suffragare lugubri presagi, praticamente mai quando davano informazioni interessanti di altro tipo. Proveniamo quasi tutti dall’educazione cattolica. Dovremmo ricordare che i cosiddetti peccati di omissione sono gravi quanto quelli commessi con atti illeciti. Nessuno dovrà scontare una penitenza per le gravi omissioni. Il 2 novembre è stato pubblicato l’ultimo report dell’iss: rimaniamo positivamente colpiti dalla tab. 3 che conferma come il Covid non abbia praticamente colpito i più giovani. Dall’inizio della pandemia, nella fascia 0-19 anni si sono avuti in toto 75 decessi (pazienti fragili) e 534 ricoveri in terapia intensiva su 10 milioni di soggetti. Perché non affermare che, fortunatamente, per i giovani (sani) il Covid si conferma non esser un problema? Interessanti, ma totalmente ignorate le tabelle n. 23 e n. 24. La prima riporta il tasso di infezione da Sarscov2, l’ospedalizzazione, i ricoveri in terapia intensiva e i decessi per 100.000 abitanti, per fascia d’età e stato di vaccinazione. Sinteticamente, per quanto riguarda il tasso di infezione, i dati peggiori si hanno per i soggetti vaccinati con ciclo completo e dose booster rispetto agli altri gruppi. Per quanto riguarda l’ospedalizzazione, pari dati nei vaccinati con booster e quelli con ciclo completo da più di 120 giorni. Il dato inaspettato è il tasso di ricovero in terapia intensiva, che sembra essere maggiore nei vaccinati. In particolare, i decessi sono maggiori nei vaccinati con booster rispetto ai vaccinati con solo ciclo completo. Si evidenzia poi come nelle fasce più giovani la vaccinazione con booster non mostri l’effetto atteso. Ci domandiamo: confermando l’efficacia del ciclo completo della vaccinazione, è utile continuare con la quarta e quinta dose (nei soggetti sani)? Qualunque possa essere la risposta definitiva, non sarebbe deontologico approfondire i dati, anziché affogarli nel silenzio?