Il Fatto Quotidiano

In Francia 30 mila l’anno da Ventimigli­a e Val Susa

- » Marco Grasso GENOVA

Oltre 24 mila persone nel 2021 hanno raggiunto la Francia dal confine di Ventimigli­a. Dodicimila dal passo del Frejus. Sono i dati in possesso del ministero dell’interno e della Croce Rossa italiana, che ogni giorno contano in media una sessantina di migranti in transito dalla Liguria e una trentina attraverso la Val di Susa. La fotografia di quanto accade in questi luoghi di confine smentisce i governi di ogni colore e di ogni Paese: nessuna politica di contenimen­to del fenomeno funziona davvero. Se i respingime­nti francesi fossero efficaci, la popolazion­e di questi luoghi nevralgici dovrebbe essere in costante aumento. Invece, non è così: “In questo momento un centinaio di persone a Ventimigli­a dormono nel letto del fiume Roja e il dramma è che ci siamo abituati a tutto questo – racconta Christian Papini, responsabi­le della Caritas – A ottobre abbiamo contato 1.161 arrivi, andiamo a ondate, dalla rotta balcanica o da Lampedusa. Tanti finiscono nelle mani dei p a ss eu r s, pagano 200-300 euro, spesso senza certezze. Dal 2015 abbiamo registrato una trentina di morti: fulminati sui treni, caduti sui passi di montagna, soffocati nei camion. L’ultimo pochi giorni fa, un ragazzo ventenne investito in autostrada”.

Le dichiarazi­oni del governo Meloni sulle navi delle Ong hanno generato una crisi diplomatic­a con Parigi, che ha reagito con un giro di vite alle frontiere. Ma la retorica sull’immigrazio­ne, racconta chi lavora sul campo, è lontana dalla realtà, tanto in Italia quanto oltralpe.

“COLABRODO” ROMA DÀ I FOGLI DI VIA, PARIGI SEMPRE “DURA”

Dal 2015, anno dell’attentato al Bataclan, la Francia ha sospeso unilateral­mente il Trattato di Schengen: una norma nata con l’ombrello dell’antiterror­ismo, di fatto è diventata un controllo dei flussi migratori interni all’ue. I migranti registrati in Italia sono rimandati indietro, sulla base degli accordi di Dublino. In direzione opposta, di controlli non ce ne sono: per usare un eufemismo, l’italia non trattiene i migranti che desiderano andare altrove. Eppure, nonostante giri di vite e task force, il transito è andato aumentando. Lo dicono i dati di Ventimigli­a: 16 mila passaggi nel 2019, 21 mila nel 2020, oltre 24 mila nel 2021.

In Val di Susa opera la Croce Rossa Italiana. “Un presidio

fondamenta­le”, sostiene il responsabi­le Michele Belmondo, “per evitare di contare i morti per strada quando arriva il freddo”. Anche qui la storia è molto simile: “L’annuncio della Francia non è nuovo, ma i precedenti inasprimen­ti non hanno cambiato molto – spiega Belmondo –. Ogni mese transitano un migliaio di migranti.

Rimangono qui pochi giorni. Vengono respinti 3-4 volte, poi trovano un modo per passare. Quest’anno solo un centinaio hanno chiesto protezione legale”. Dall’altra parte del confine, a Briançon, opera una Ong francese. A differenza della Cri, senza l’appoggio delle proprie autorità. Un po’ come le Ong nei mari italiani.

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