Meloni è l’alleata più fedele della Nato (che batte cassa)
Si è svolto in un clima di grande coesione e unità il primo incontro della neo presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Incontro avvenuto in concomitanza con il ritiro russo da Kherson, evento che, ovviamente, riempie di soddisfazione l’intervento atlantico in Ucraina.
GIORGIA MELONI ha ribadito con nettezza “l’impegno italiano nei confronti della Nato e delle sfide comuni che l’alleanza si trova ad affrontare in questa fase particolarmente delicata”. “L’italia – ha continuato Meloni – sostiene con forza l’integrità territoriale, la sovranità e la libertà dell’ucraina. La nostra coesione politica e il fermo impegno a sostegno dell’ucraina sono la migliore risposta che gli alleati della Nato possano dare in termini di determinazione a rimanere uniti, a difendere la sicurezza euro-atlantica”. Non si deflette in alcun modo, quindi, dalla linea seguita dal governo Draghi. Anzi, diventa “prioritario lavorare per rafforzare l’alleanza nel suo complesso, con un forte pilastro europeo e l’obiettivo di renderla più forte e capace di rispondere alle minacce che vengono da diverse direzioni”. Nell’incontro non si fanno cifre, ma è lecito dedurre da queste affermazioni che l’impegno a portare le spese militari al 2% del Pil, anche per contribuire agli impegni con gli alleati, sarà perseguito con decisione. Meloni, del resto, è ligia allo schema che ha ormai reso la Nato ben più rilevante e strategica dell’onu, trasformando le sue missioni militari, spesso di guerra unilaterale, in missioni di pace. L’italia, del resto, è ai primi posti nel contributo alle missioni militari alleate. Lo ricorda ancora la presidente del Consiglio citando le missioni Nmi (in Iraq) e Kfor (in Kosovo). Ed è significativo che a queste missioni, iniziate nel 1999, quella in Kosovo, e nel 2016, quella in Iraq, venga affiancato “l’importante ruolo che abbiamo assunto lungo il fianco orientale come risposta immediata all’aggressione russa”. Impegno che la Nato prevede sarà ampio e duraturo.
STOLTENBERG non ha potuto che prendere felicemente atto della disponibilità italiana, forse tra le più generose nella storia nazionale, ribadendo il messaggio cruciale del suo viaggio a Roma: “In un mondo sempre più pericoloso e imprevedibile, è essenziale che tutti gli alleati continuino a investire nella difesa”. E si torna così al tema scabroso delle risorse finanziarie e degli impegni di bilancio in spese militari.
Ora Meloni resta in attesa del terzo tassello della sua tela internazionale. E il G20 di Bali, che si apre martedì 15 novembre, sarà l’occasione in cui, come comunica la portavoce della Casa Bianca, il presidente Joe Biden potrà “sedersi per la prima volta” insieme alla premier italiana Giorgia Meloni e a quello britannico Rishi Sunak, appena eletti.
Annuncio significativo, dato dopo la tornata elettorale per il Congresso e che riguarda i due più affidati alleati degli Usa in Europa – almeno fino a quando il ruolo non verrà occupato dai Paesi dell’est Europa. Al G20 non ci sarà invece Putin: il portavoce del presidente russo ha infatti dato notizia che la Russia sarà rappresentata solo dal suo ministro degli Esteri, Serghej Lavrov.