Benzina e altri sgambetti A destra tutti contro tutti alla prova del primo voto
La deputata leghista esce fuori dal capannello con il telefono già in mano: “Dove sei? Vieni qua! Ciriani ha detto che vogliono ritirare l’emendamento!”. Sta chiamando, con ogni probabilità, il suo capogruppo, Riccardo Molinari, che infatti pochi istanti più tardi piomba in Transatlantico più inferocito di lei. Ma il suo intervento, a quel punto, è superfluo. Ci ha pensato direttamente il presidente della Camera, a sistemare le cose di partito. È lì, vicino ai divanetti fuori dall’aula, al cellulare direttamente con Matteo Salvini, reo di aver fatto arrivare all’ultimo minuto in Parlamento un emendamento del governo che assegna un bonus carburante solo agli autotrasportatori che hanno stabilmente sede in Italia. Eccolo, Lorenzo Fontana, terza carica dello Stato, accerchiato dai parlamentari che insistono per assecondare i voleri del loro segretario. Di fronte ha il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che assiste con discreto distacco allo spettacolo della sua maggioranza che si accartoccia.
“È scritto male e poi è arrivato all’ultimo, non l’ha visto nemmeno la Ragioneria”, dirà poi, quando il blitz della Lega viene ufficialmente rinviato al prossimo decreto. Mentre Fontana briga con Salvini, i deputati sono dentro l’aula di Montecitorio in attesa che lui riapra la seduta, sospesa per risolvere i guai del centrodestra e riconvocata con mezz’ora di ritardo rispetto all’orario stabilito. Una figuraccia che alla fine costringe Fontana a dare ragione alla ramanzina del renziano Giachetti (“Non siamo i vostri camerieri”) e a chiedere scusa agli onorevoli mollati ad aspettare.
MA È SOLO L'EPISODIO
più smaccato di un pomeriggio in cui la maggioranza, con la scusa delle “questioni di metodo”, ha dato la prima prova delle acrobazie che è capace di fare. Sui rigassificatori, per dire, un altro emendamento al decreto Aiuti-ter, il primo vero provvedimento all’esame della nuova Camera. E che ha costretto il capogruppo di Fratelli d’italia Tommaso Foti a correre dal fiorentino Giovanni Donzelli per fare insieme il conto di quanti toscani ci fossero in Aula: tutti voti da non considerare, visto che lì c’è l’affaire Piombino che vede il sindaco meloniano sulle barricate. Chiedeva, l’emendamento presentato dal 5 Stelle Sergio Costa, che venisse ripristinata la valutazione di impatto ambientale per i nuovi impianti. Questione su cui i toscani di Fratelli d’italia sarebbero stati assolutamente d’accordo. Ma alla fine, per salvarsi l’anima, la fronda che avrebbe potuto cedere alle lusinghe dell’opposizione, si è ricordata che comunque l’iter autorizzativo per Piombino è già concluso e che quindi quell’emendamento poteva essere bocciato senza patemi, visto che è “completamente ininfluente”.
IN TEMA ENERGETICO, i guai erano cominciati di mattina presto, con il presidente del Veneto Luca Zaia durissimo sulle trivelle che il governo è pronto a far ripartire: “Nel referendum del 2016 – ha detto al Corriere – io avevo sostenuto il no alle trivelle, come quasi l’86% dei veneti e degli italiani. E oggi, confermare quel no non è soltanto una questione di coerenza”.
Gli va dietro un pezzo grosso del partito, il ministro Roberto Calderoli: “Condivido pienamente quello che dice Zaia”.
E se la Lega punta dritto contro il forzista Gilberto Pichetto Fratin che sta lavorando in totale continuità con il suo predecessore Roberto Cingolani (oggi suo consulente), Forza Italia va allo scontro diretto con il leghista Giancarlo Giorgetti sul taglio al Superbonus. “Non ci ha coinvolti su nulla, è andato avanti da solo”, si infervorano. Ma non sono i soli. Anche dentro Fratelli d'italia c’è grosso malumore perché “ha vinto la linea Franco”, intesa come quella del ministro dell’economia del governo Draghi. Si svenano a spiegare a Ciriani, imperturbabile come prima, che il rischio di intervenire sulle pratiche edilizie già avviate è altissimo, che non si possono cambiare le regole in corsa. “Qui rischiamo che la gente si faccia saltare in aria: hanno la casa distrutta, sono in affitto e ora gli blocchiamo tutto: se succedesse a te cosa faresti?”. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento annuisce. Poi va a prendersi una spremuta. La sua carriera da punching ball è appena cominciata.
Maggioranza Fontana in Transatlantico “media” con Salvini, processione da Ciriani sul bonus benzina E Donzelli “conta” i toscani