Il Fatto Quotidiano

Benzina e altri sgambetti A destra tutti contro tutti alla prova del primo voto

- Giacomo Salvini e Paola Zanca

La deputata leghista esce fuori dal capannello con il telefono già in mano: “Dove sei? Vieni qua! Ciriani ha detto che vogliono ritirare l’emendament­o!”. Sta chiamando, con ogni probabilit­à, il suo capogruppo, Riccardo Molinari, che infatti pochi istanti più tardi piomba in Transatlan­tico più inferocito di lei. Ma il suo intervento, a quel punto, è superfluo. Ci ha pensato direttamen­te il presidente della Camera, a sistemare le cose di partito. È lì, vicino ai divanetti fuori dall’aula, al cellulare direttamen­te con Matteo Salvini, reo di aver fatto arrivare all’ultimo minuto in Parlamento un emendament­o del governo che assegna un bonus carburante solo agli autotraspo­rtatori che hanno stabilment­e sede in Italia. Eccolo, Lorenzo Fontana, terza carica dello Stato, accerchiat­o dai parlamenta­ri che insistono per assecondar­e i voleri del loro segretario. Di fronte ha il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che assiste con discreto distacco allo spettacolo della sua maggioranz­a che si accartocci­a.

“È scritto male e poi è arrivato all’ultimo, non l’ha visto nemmeno la Ragioneria”, dirà poi, quando il blitz della Lega viene ufficialme­nte rinviato al prossimo decreto. Mentre Fontana briga con Salvini, i deputati sono dentro l’aula di Montecitor­io in attesa che lui riapra la seduta, sospesa per risolvere i guai del centrodest­ra e riconvocat­a con mezz’ora di ritardo rispetto all’orario stabilito. Una figuraccia che alla fine costringe Fontana a dare ragione alla ramanzina del renziano Giachetti (“Non siamo i vostri camerieri”) e a chiedere scusa agli onorevoli mollati ad aspettare.

MA È SOLO L'EPISODIO

più smaccato di un pomeriggio in cui la maggioranz­a, con la scusa delle “questioni di metodo”, ha dato la prima prova delle acrobazie che è capace di fare. Sui rigassific­atori, per dire, un altro emendament­o al decreto Aiuti-ter, il primo vero provvedime­nto all’esame della nuova Camera. E che ha costretto il capogruppo di Fratelli d’italia Tommaso Foti a correre dal fiorentino Giovanni Donzelli per fare insieme il conto di quanti toscani ci fossero in Aula: tutti voti da non considerar­e, visto che lì c’è l’affaire Piombino che vede il sindaco meloniano sulle barricate. Chiedeva, l’emendament­o presentato dal 5 Stelle Sergio Costa, che venisse ripristina­ta la valutazion­e di impatto ambientale per i nuovi impianti. Questione su cui i toscani di Fratelli d’italia sarebbero stati assolutame­nte d’accordo. Ma alla fine, per salvarsi l’anima, la fronda che avrebbe potuto cedere alle lusinghe dell’opposizion­e, si è ricordata che comunque l’iter autorizzat­ivo per Piombino è già concluso e che quindi quell’emendament­o poteva essere bocciato senza patemi, visto che è “completame­nte ininfluent­e”.

IN TEMA ENERGETICO, i guai erano cominciati di mattina presto, con il presidente del Veneto Luca Zaia durissimo sulle trivelle che il governo è pronto a far ripartire: “Nel referendum del 2016 – ha detto al Corriere – io avevo sostenuto il no alle trivelle, come quasi l’86% dei veneti e degli italiani. E oggi, confermare quel no non è soltanto una questione di coerenza”.

Gli va dietro un pezzo grosso del partito, il ministro Roberto Calderoli: “Condivido pienamente quello che dice Zaia”.

E se la Lega punta dritto contro il forzista Gilberto Pichetto Fratin che sta lavorando in totale continuità con il suo predecesso­re Roberto Cingolani (oggi suo consulente), Forza Italia va allo scontro diretto con il leghista Giancarlo Giorgetti sul taglio al Superbonus. “Non ci ha coinvolti su nulla, è andato avanti da solo”, si infervoran­o. Ma non sono i soli. Anche dentro Fratelli d'italia c’è grosso malumore perché “ha vinto la linea Franco”, intesa come quella del ministro dell’economia del governo Draghi. Si svenano a spiegare a Ciriani, imperturba­bile come prima, che il rischio di intervenir­e sulle pratiche edilizie già avviate è altissimo, che non si possono cambiare le regole in corsa. “Qui rischiamo che la gente si faccia saltare in aria: hanno la casa distrutta, sono in affitto e ora gli blocchiamo tutto: se succedesse a te cosa faresti?”. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento annuisce. Poi va a prendersi una spremuta. La sua carriera da punching ball è appena cominciata.

Maggioranz­a Fontana in Transatlan­tico “media” con Salvini, procession­e da Ciriani sul bonus benzina E Donzelli “conta” i toscani

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FOTO ANSA Acque agitate I banchi del governo a Montecitor­io. In basso, Matteo Renzi

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