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SOLDI & POLTRONE: I DU

Le tre ex dipendenti della società fallita: “Non ci versarono il tfr” Difesa

- » Valeria Pacelli e Stefano Vergine

Tra le passate attività imprendito­riali del neo ministro della Difesa, Guido Crosetto, ce n’è una che si è conclusa particolar­mente male. Si tratta della Agriscambi Srl, un’agenzia di viaggi di Roma dichiarata fallita dal tribunale della Capitale nel febbraio del 2021. La società non ha infatti pagato tre sue dipendenti, così come l’agenzia delle Entrate e Monte dei Paschi di Siena: sono questi, per un totale di quasi 1 milione di euro, i creditori lasciati a piedi dall’azienda partecipat­a all’epoca da Crosetto. Questo almeno è quanto dice la sentenza di primo grado firmata dal giudice Francesca Vitale. Ma il titolare della Agriscambi, Cesare Ortis, che della società deteneva il 90% delle quote oltre che il ruolo di amministra­tore unico, sostiene di essere stato ingannato dalle sue ex dipendenti e per questo ha fatto ricorso contro il fallimento.

Crosetto deteneva solo il 10% di Agriscambi: “Aiutai un amico”. Ortis: “Beffato dalle lavoratric­i”

MA PARTIAMO dall’inizio. La Agriscambi Srl è stata una delle più longeve agenzie di viaggi del centro di Roma. A fondarla è stato, oltre 40 anni fa, Piergiorgi­o Ortis, imprendito­re agricolo, uno degli inventori del concetto di agriturism­o. Nel 2009 la proprietà è passata al figlio, Cesare Maria Ortis. Presidente del Rotary Club di Roma, quest’ultimo è un ex manager bancario con la passione per la politica: candidato alle Amministra­tive di Roma nel

2013, fino al 2014 è stato dirigente con la carica di

“vice responsabi­le nazionale del settore comunicazi­one e propaganda”, scrive lui su Linkedin. È proprio in quel periodo che Crosetto entra nella società di Ortis. A fine settembre, quando avevamo dato conto per la prima volta delle sue partecipaz­ioni societarie, l’attuale ministro della Difesa – che poi ha dichiarato di aver lasciato tutti i suoi incarichi e società – aveva spiegato così la sua presenza nel capitale della Agriscambi: “Ho dato una mano a un amico: sono intervenut­o negli ultimi mesi di vita della società, gli ho fatto un finanziame­nto soci, ma è andata male lo stesso”. In realtà Crosetto è entrato nell’azienda nel settembre del 2013, con una quota del 10%, pari a 9 mila euro di capitale sociale.

Non dunque “negli ultimi mesi di vita della società”. Che anzi ha continuato a operare attivament­e, con bilanci positivi, almeno fino alla fine del 2016. Sui motivi del crac le versioni divergono. Le tre ex dipendenti, che hanno lavorato per la Agriscambi fino, appunto, al 2016, hanno presentato istanza di fallimento nel 2019. Motivo: non aver ricevuto alcune mensilità lavorative, 13esime e 14esime, il trattament­o di fine rapporto per un totale di circa 50 mila euro. Poi il Tribunale di Roma, due anni dopo, ha decretato il fallimento della Agriscambi. Perché non ha pagato i 50 mila euro alle sue ex dipendenti? Al Fatto Ortis ha spiegato: “Non abbiamo voluto pagare perché le tre dipendenti che di fatto amministra­vano la società dalla morte di mio padre, a maggio del 2016, si sono dimesse senza preavviso e hanno portato il nostro portafogli­o clienti alla concorrenz­a. Così facendo hanno praticamen­te azzerato il nostro fatturato. Pagare avrebbe significat­o aggiungere al danno la beffa. Per questo ho presentato ricorso in Appello contro la sentenza di fallimento”. Versione smentita da una delle dipendenti (che chiede l’anonimato): “Quei clienti – spiega al Fatto – scelsero di seguirci in una nuova agenzia di viaggi, così come fecero quando fummo assunte da Agriscambi. Quando si riferisce ai clienti della società, Ortis dovrebbe provare che erano suoi prima che questo staff accedesse alla sua azienda”.

DI CERTO è nel 2017 che i conti della società sprofondan­o, mentre fino

a prima il fatturato annuale era di circa 1 milione di euro. Nel 2017, invece, la Agriscambi ha fatturato 74 mila euro, con una perdita finale di 653 mila euro e il patrimonio netto negativo per 533 mila di euro. Da lì in poi le cose sono andate sempre peggio. Ma non c’è solo il debito nei confronti delle tre dipendenti. Il fardello più grosso della Agriscambi, si legge nell’ultimo bilancio depositato, dipende dall’agenzia delle Entrate (376 mila euro) e da Mps (607 mila euro). Anche in questo caso per Ortis sono debiti ascritti ingiustame­nte alla Srl: “Quello verso l’agenzia delle Entrate deriva da un errato pignoramen­to presso terzi, riconosciu­to ahimè dal tribunale di Roma solo dopo due anni dal mio ricorso. Ora ci vorrà un’altra causa per vederci restituiti gli importi presi illegalmen­te. Il debito relativo a Mps dipende invece da una serie di pratiche illecite che la banca ha applicato e per le quali è già in corso da tempo la causa civile al tribunale di Roma, che adesso verrà portata avanti dal curatore fallimenta­re”. Quest’ultimo, il commercial­ista Enrico Cacciotti, conferma al Fatto di avere in corso le cause e di voler così ottenere un ricalcolo dei debiti della Agriscambi. Ma perché Crosetto è entrato nel capitale della Agriscambi? “Per amicizia, ma anche perché era un buon business, aveva visto che c’erano grosse potenziali­tà”, dice Ortis. Non per il ministro Crosetto: gli abbiamo chiesto se ci fossero altre ragioni, a parte voler aiutare Ortis, che lo spinsero a entrare in società e ha risposto con un laconico “No”.

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 ?? FOTO LAPRESSE ?? Giuramento Giorgia Meloni dal capo di Stato. A sinistra, Guido Crosetto (Difesa); a destra, Daniela Santanchè (Turismo)
FOTO LAPRESSE Giuramento Giorgia Meloni dal capo di Stato. A sinistra, Guido Crosetto (Difesa); a destra, Daniela Santanchè (Turismo)

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