SOLDI & POLTRONE: I DU
Le tre ex dipendenti della società fallita: “Non ci versarono il tfr” Difesa
Tra le passate attività imprenditoriali del neo ministro della Difesa, Guido Crosetto, ce n’è una che si è conclusa particolarmente male. Si tratta della Agriscambi Srl, un’agenzia di viaggi di Roma dichiarata fallita dal tribunale della Capitale nel febbraio del 2021. La società non ha infatti pagato tre sue dipendenti, così come l’agenzia delle Entrate e Monte dei Paschi di Siena: sono questi, per un totale di quasi 1 milione di euro, i creditori lasciati a piedi dall’azienda partecipata all’epoca da Crosetto. Questo almeno è quanto dice la sentenza di primo grado firmata dal giudice Francesca Vitale. Ma il titolare della Agriscambi, Cesare Ortis, che della società deteneva il 90% delle quote oltre che il ruolo di amministratore unico, sostiene di essere stato ingannato dalle sue ex dipendenti e per questo ha fatto ricorso contro il fallimento.
Crosetto deteneva solo il 10% di Agriscambi: “Aiutai un amico”. Ortis: “Beffato dalle lavoratrici”
MA PARTIAMO dall’inizio. La Agriscambi Srl è stata una delle più longeve agenzie di viaggi del centro di Roma. A fondarla è stato, oltre 40 anni fa, Piergiorgio Ortis, imprenditore agricolo, uno degli inventori del concetto di agriturismo. Nel 2009 la proprietà è passata al figlio, Cesare Maria Ortis. Presidente del Rotary Club di Roma, quest’ultimo è un ex manager bancario con la passione per la politica: candidato alle Amministrative di Roma nel
2013, fino al 2014 è stato dirigente con la carica di
“vice responsabile nazionale del settore comunicazione e propaganda”, scrive lui su Linkedin. È proprio in quel periodo che Crosetto entra nella società di Ortis. A fine settembre, quando avevamo dato conto per la prima volta delle sue partecipazioni societarie, l’attuale ministro della Difesa – che poi ha dichiarato di aver lasciato tutti i suoi incarichi e società – aveva spiegato così la sua presenza nel capitale della Agriscambi: “Ho dato una mano a un amico: sono intervenuto negli ultimi mesi di vita della società, gli ho fatto un finanziamento soci, ma è andata male lo stesso”. In realtà Crosetto è entrato nell’azienda nel settembre del 2013, con una quota del 10%, pari a 9 mila euro di capitale sociale.
Non dunque “negli ultimi mesi di vita della società”. Che anzi ha continuato a operare attivamente, con bilanci positivi, almeno fino alla fine del 2016. Sui motivi del crac le versioni divergono. Le tre ex dipendenti, che hanno lavorato per la Agriscambi fino, appunto, al 2016, hanno presentato istanza di fallimento nel 2019. Motivo: non aver ricevuto alcune mensilità lavorative, 13esime e 14esime, il trattamento di fine rapporto per un totale di circa 50 mila euro. Poi il Tribunale di Roma, due anni dopo, ha decretato il fallimento della Agriscambi. Perché non ha pagato i 50 mila euro alle sue ex dipendenti? Al Fatto Ortis ha spiegato: “Non abbiamo voluto pagare perché le tre dipendenti che di fatto amministravano la società dalla morte di mio padre, a maggio del 2016, si sono dimesse senza preavviso e hanno portato il nostro portafoglio clienti alla concorrenza. Così facendo hanno praticamente azzerato il nostro fatturato. Pagare avrebbe significato aggiungere al danno la beffa. Per questo ho presentato ricorso in Appello contro la sentenza di fallimento”. Versione smentita da una delle dipendenti (che chiede l’anonimato): “Quei clienti – spiega al Fatto – scelsero di seguirci in una nuova agenzia di viaggi, così come fecero quando fummo assunte da Agriscambi. Quando si riferisce ai clienti della società, Ortis dovrebbe provare che erano suoi prima che questo staff accedesse alla sua azienda”.
DI CERTO è nel 2017 che i conti della società sprofondano, mentre fino
a prima il fatturato annuale era di circa 1 milione di euro. Nel 2017, invece, la Agriscambi ha fatturato 74 mila euro, con una perdita finale di 653 mila euro e il patrimonio netto negativo per 533 mila di euro. Da lì in poi le cose sono andate sempre peggio. Ma non c’è solo il debito nei confronti delle tre dipendenti. Il fardello più grosso della Agriscambi, si legge nell’ultimo bilancio depositato, dipende dall’agenzia delle Entrate (376 mila euro) e da Mps (607 mila euro). Anche in questo caso per Ortis sono debiti ascritti ingiustamente alla Srl: “Quello verso l’agenzia delle Entrate deriva da un errato pignoramento presso terzi, riconosciuto ahimè dal tribunale di Roma solo dopo due anni dal mio ricorso. Ora ci vorrà un’altra causa per vederci restituiti gli importi presi illegalmente. Il debito relativo a Mps dipende invece da una serie di pratiche illecite che la banca ha applicato e per le quali è già in corso da tempo la causa civile al tribunale di Roma, che adesso verrà portata avanti dal curatore fallimentare”. Quest’ultimo, il commercialista Enrico Cacciotti, conferma al Fatto di avere in corso le cause e di voler così ottenere un ricalcolo dei debiti della Agriscambi. Ma perché Crosetto è entrato nel capitale della Agriscambi? “Per amicizia, ma anche perché era un buon business, aveva visto che c’erano grosse potenzialità”, dice Ortis. Non per il ministro Crosetto: gli abbiamo chiesto se ci fossero altre ragioni, a parte voler aiutare Ortis, che lo spinsero a entrare in società e ha risposto con un laconico “No”.