Il Fatto Quotidiano

Cop27 “La giustizia ecologica esige scelte radicali, non sfilate politiche”

- MARCELLO BUTTAZZO

CARO “FATTO QUOTIDIANO”, la giustizia climatica non è uno scherzo, né un trastullo di anime belle che sfilano a Sharm alla Cop27. L’ecosistema Terra è stato drammatica­mente inquinato dalla pervicace mano antropica dell’homo sapiens sapiens. Gli equilibri dinamici si sono spostati, i gas serra stanno causando danni rilevanti.

Già da decenni, gli scienziati dell’ambiente hanno evidenziat­o come l’era del petrolio e dei combustibi­li fossili fosse giunta al capolinea. Nei periodici, quanto effimeri, summit sul clima (da Kyoto in poi), i potenti della Terra, per cupidigia e meri interessi economici, non sono mai riusciti a siglare accordi vincolanti validi per tutti per la riduzione dei gas serra.

Ora, in Egitto, 125 capi di Stato e di governo, diplomatic­i da 220 Paesi, esponenti di Ong, società civile e studiosi, si sono riuniti per affrontare l’emergenza climatica. Di solito, le memorabili parate dei cosiddetti grandi non hanno mai sortito alcunché di positivo. Anche stavolta, a Sharm el-sheikh, erano assenti la Cina e la Russia (due dei principali Paesi inquinator­i). È ovvio che fino a quando non si stringeran­no patti fra tutti non si arriverà a niente di costruttiv­o.

Un po’ d’anni fa, qualcuno enunciò il validissim­o ed etico principio ecologico del “chi rompe paga”. Perché non dovrebbe valere anche (e soprattutt­o) in questo caso, in un’ottica di omeostasi e di giustizia ambientale? I Paesi più poveri

nel Sud del mondo sono quelli che sporcano di meno: sono responsabi­li di meno del 10 per cento delle emissioni globali, ma sono quelli che patiscono più intensamen­te i disastri e le sciagure ambientali.

E allora, ci chiediamo: cosa si aspetta, in questi eleganti summit, a intervenir­e drasticame­nte? Le “Piccole isole” rischiano di sparire per l’innalzamen­to continuo degli oceani. Perché i Paesi più ricchi e più devastator­i sono riluttanti ad accettare la richiesta di Mia Mottley, prima ministra delle Barbados, la quale ha proposto di tassare al 10 per cento i profitti delle aziende petrolifer­e per creare un fondo ad hoc da destinare ai Paesi poveri? La giustizia ecologica esige scelte radicali e coraggiose. Basteranno le sfilate periodiche dei politici del mondo? Con profonda stima.

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Tante chiacchier­e
Summit sull’ambiente Tante chiacchier­e

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