Il Fatto Quotidiano

Calenda lancia D’amato: presenti lettiani e Gualtieri

- » Wanda Marra

Ci sono Maria Elena Boschi e Carlo Calenda, Monica Cirinnà, Esterino Montino, Luigi Zanda e Roberto Gualtieri, in prima fila al Teatro Brancaccio per la candidatur­a di Alessio D’amato, fino a ieri assessore alla Sanità della Regione Lazio, a presidente. In una sala pienissima si notano Marco Meloni, vicinissim­o a Enrico Letta e Francesco Boccia, tra i più accaniti fautori dell’accordo con i Cinque Stelle. Letta non c’è e neanche Nicola Zingaretti, che proprio ieri si è dimesso. L’ex presidente ha subìto questa candidatur­a, tanto che fino all’ultimo ha cercato un nome per dialogare con Giuseppe Conte.

Ma al Nazareno, nel pomeriggio, l’accordo su D’amato è chiuso. “Disponibil­e a primarie”, dice il candidato entrando. La direzione regionale deciderà martedì: molto dipende dalla possibilit­à di far partecipar­e Sinistra italiana e Verdi al percorso. Bruno Astorre, segretario regionale, ha fatto sapere che proporrà D’amato come candidato unico del Pd. Nella manifestaz­ione di ieri c’è l’atmosfera delle grandi occasioni, con tanto di contestazi­one organizzat­a: i precari della sanità, i contrari all’incenerito­re. Non manca la polizia all’entrata e la signora che sviene.

LA FIBRILLAZI­ONE che si percepisce nell’aria, in realtà è diffusa a tutti i livelli. Perché ieri per il Pd è stata una giornata cruciale. E quella di oggi lo sarà ancora di più. Elly Schlein alle 14 farà una diretta Instagram per parlare del “percorso congressua­le”. Non sarà ancora una candidatur­a, ma il modo per cominciare a dire che lei c’è e ci sarà. Poi, più tardi, Conte, insieme al fondatore della Comunità di Sant’egidio, Andrea Riccardi, e ad Andrea Orlando, presenterà il libro di Goffredo Bettini. L’ex ministro del Lavoro resta l’ipotetico candidato di Bettini. Ma per adesso non ci sono le condizioni per correre.

Ieri in Parlamento le correnti erano in grandissim­a agitazione. Dario Franceschi­ni è stato avvistato alla Camera. Lo stesso Orlando è stato protagonis­ta di svariati conciliabo­li. Mentre Lorenzo Guerini insieme a Luca Lotti ha riunito Base Riformista alla Camera, presentand­osi come il futuro presidente del

Copasir e invitando a non disperdere la corrente. In nome di un impegno per il rilancio del Pd e per un congresso che rafforzi il profilo riformista del partito. Questo mentre il Nazareno faceva sapere che “si sta lavorando all’anticipo del congresso”. Anticipo che in realtà dovrebbe essere cosa fatta: i gazebo dovrebbero essere a febbraio, prima delle Regionali, almeno un mese prima del 12 marzo, la data a ora stabilita.

Al momento, l’obiettivo sarebbe quello di evitare la scissione del Pd, in caso di vittoria di Stefano Bonaccini. E dunque Franceschi­ni, rompendo l’area riformista (visto che Guerini sta con il presidente dell’emilia-romagna) sta lavorando per portare sulla Schlein il sindaco di Firenze, Dario Nardella (in ticket con lei). E con lui tutta la sinistra del partito. Ieri Marco Furfaro era in pressing su Peppe Provenzano. E non è detto che alla fine anche Orlando decida di convergere su Schlein.

L’idea è quella di spingere su una candidatur­a dialogante con il Movimento 5 Stelle.

C’è chi però allo schema Schlein contro Bonaccini resiste. Si cerca infatti un candidato forte al Sud: potrebbe essere Francesco Boccia, che insieme a Michele Emiliano si è opposto alla mancata alleanza con Conte alle politiche. E – vista la scelta di Letta di indicare Guerini al Copasir senza se e senza ma – è in rotta con il segretario.

SI FARÀ A FEBBRAIO, PRIMA DELLE ELEZIONI

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