Prezzo, vincoli, mediatori: cosa c’è nel grande affare dell’inceneritore di Roma
La cartografia Ecco il sito di S. Palomba, a sud della città. Il Comune comprerà il terreno a 7,5 milioni di Nel 2002 costò 500mila
Dieci ettari di “pratone” sulla via Ardeatina e un vecchio permesso a costruire risalente al 2002. Dall’altra parte della consolare il nuovo hub di Amazon. Un chilometro e mezzo più in là, la tanto discussa discarica di Albano. Sul lato strada pure un reperto risalente all’antica Roma (che qui non manca mai) oggetto di alcuni approfondimenti da parte della Soprintendenza. Eccolo il sito che nelle intenzioni di Roberto Gualtieri dovrà ospitare il tanto discusso inceneritore della Capitale (termovalorizzatore, nella definizione eufemistica del sindaco), progetto che da mesi agita la politica nazionale tutta.
Per la prima volta, Il Fatto è in grado di mostrare la cartografia e il punto esatto dove sorgerà l’impianto. Il sito si trova in località Santa Palomba, all’estrema periferia sud della città, piccola lingua di terra che si incastra tra i comuni di Pomezia e Albano Laziale. Sulla via Ardeatina, al km 23,600, ben oltre il Santuario del Divino Amore e le ville di politici e vip. Il 21 settembre l’ama, la municipalizzata che gestisce il ciclo dei rifiuti a Roma, ha avuto mandato di acquistare l’area, che pagherà quasi 7,5 milioni (7.462.275 euro). Dalle visure catastali emerge che i proprietari, l’immobiliare Palmiero l’aveva comprata il 5 aprile 2002 al prezzo di 475.140 euro. Un atto successivo, risalente al 6 aprile 2005, documenta invece un passaggio di proprietà di alcuni lotti dalla Palmiero alla Immobilmei Srl di Eliano Mei, imprenditore della logistica noto per il fallimento della Only Service (Immobilmei non risulta parte dell’affare col Comune). Le cifre rendono l’idea di un apprezzamento vertiginoso (più di 10 volte superiore), seppur nell’arco di 20 anni.
SE L’AFFARE, come sembra, andrà in porto, Ama verserà anche 223.868 euro (il 3% del totale) al Gruppo Meci Srl, l’agenzia immobiliare che da gennaio 2021 è stata incaricata da Palmiero di trovare un acquirente per i terreni. A capo della Meci, la cui sede si trova nel prestigioso Palazzo Farnese di Roma, c’è Andrea Meschini, immobiliarista molto noto nell’ambiente dei “palazzinari” romani, al cui 54esimo compleanno, nel 2018 – si legge su un articolo d’epoca di Dagospia – parteciparono “vip” come Claudio Lotito, Massimo “Viperetta” Ferrero e importanti costruttori come Domenico Bonifaci, Claudio Toti e Andrea Cerasi. “Da quando lì c’è Amazon i prezzi al metro quadro sono saliti alle stelle, sfido a trovare un terreno più adatto”, spiega Meschini, mentre ci parla, diffidente, all’uscio della porta del suo ufficio. L’immobiliarista ha fretta di chiudere l’affare: “Ho anche un’altra offerta, ci danno 7,8 milioni, se il Comune lo vuole, bene, sennò lo do a quegli altri”. Non solo. “Andate a dire a Conte che il bando l’ha fatto la Raggi... andate, andate...”, dice Meschini, in tono polemico. La gara fatta da Virginia Raggi? Vero, ma solo in parte. La manifestazione d’interesse pubblico da cui deriva l’individuazione del sito è stata pubblicata il 3 giugno 2021, quando in Campidoglio c’era Raggi e all’ama l’ex ad Stefano Zaghis. Nel bando, però, si parla solo di “area da destinare a sedi impiantistiche”. La precedente amministrazione infatti – come risulta dai documenti di Ama – aveva in mente di costruirvi un impianto di recupero di materia, in concreto un capannone dove fare differenziata a valle per limitare i conferimenti in discarica. L’idea dell’inceneritore, come noto, fu di Roberto Gualtieri.
COME per ogni opera a Roma, poi, lo spauracchio è quello dei vincoli. Sul fronte archeologico esiste un parere favorevole della Soprintendenza all’edificabilità, ma fonti Ama confermano che ci sono sopralluoghi in corso per escludere qualsiasi dubbio. Poi c’è la questione del Fosso della Cancelliera, che delimita l’area. “Andava spostato per evitare allagamenti ma non è mai stato fatto”, afferma Fabrizio Santori, consigliere comunale della Lega, che nei giorni scorsi sul tema ha presentato ben due interrogazioni in Campidoglio. Tra i dubbi del leghista anche la possibilità che i 10 ettari offerti all’ama siano insufficienti per ospitarel’impianto “modello Copenaghen”. “Mi risulta che il termovalorizzatore di Brescia, che brucia 500mila tonnellate l’anno, si adagi su 16 ettari. L’impianto di Roma dovrebbe trattare 600mila tonnellate”. Tra l’altro, nel bando “raggiano” del giugno 2021, la manifestazione d’interesse verteva su un’area di “dimensioni da 75mila mq a 125mila mq”. Ma il terreno scelto è molto più piccolo.
Il bando Risale al 2021: Raggi voleva farne un impianto “green” All’immobiliarista amico di “Viperetta” 223mila per aver fatto la trattativa
al collasso. Un inceneritore dentro Roma, che brucia l’immondizia tal quale e di cui si prende la responsabilità qualcun altro, per Zingaretti è stata una manna dal cielo. Qualche indizio? Tre giorni fa, dichiarazione di Zingaretti al Tgr Lazio: “Gualtieri ha fatto bene, finalmente ha affrontato questo problema e ha preso il toro per le corna”. E ancora. Intervento di Massimiliano Valeriani, assessore all’ambiente e ultrà zingarettiano, il il 15 giugno 2022 in Consiglio regionale: “La giunta non intende cambiare il piano rifiuti (...) Ma al contempo saluta favorevolmente la costruzione di un termovalorizzatore da 600mila tonnellate di rifiuti urbani a Roma, opera che vedrebbe la luce grazie ai poteri speciali derogatori conferiti dal Governo (...) estromettendo così la Regione da qualunque competenza”. Viva la sincerità.
Una linea divenuta ancor più strategica dopo il vertice di giovedì al Nazareno, durante il quale si è definito l’appoggio alla candidatura di D’amato. Nella sede del Pd si sono incontrati Enrico Letta (da giorni deciso a portare i dem sull’ex leader di Comunisti Italiani), il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, Francesco Boccia (responsabile del Pd per gli enti locali) e Bruno Astorre, segretario del Pd Lazio, che spingeva per Marta Leonori, in ottica di un’alleanza con Giuseppe Conte. In realtà, Boccia e Astorre avevano avuto proprio il compito di mantenere i collegamenti con Conte e i suoi e capire se c’era la possibilità di correre insieme. Sono andati a relazionare il fatto che non è stato possibile. Fino all’ultimo anche Nicola Zingaretti e Goffredo Bettini hanno vagliato nomi alternativi, “di sinistra”. Dialogo, però, già interrotto.
E così il “caminetto” ha dato il via finale alla corsa dell’ex Assessore alla Salute. Tanto è vero che è stata notata la presenza del lettiano Marco Meloni e dello stesso Boccia alla kermesse “rivelatrice” del Brancaccio.