Anche Berlino contro l’italia: difende le Ong
Sul dossier migranti che arriva stamattina al Consiglio Affari Esteri a Bruxelles, e più in generale sulle relazioni Italia-francia, pesa l’incognita della reale volontà di Parigi. Perché i toni Oltralpe continuano ad essere così alti da far pensare che in realtà Emmanuel Macron non aspettasse altro che un pretesto per prendere una posizione così radicale, per dirla con una fonte europea. Ieri il portavoce del governo francese, Olivier Véran ha annunciato l’intenzione di non rispettare l’accordo preso a livello europeo, secondo il quale la Francia doveva accogliere 3.000 migranti: “L’italia non mantiene l’impegno fondamentale nel meccanismo di solidarietà europea, noi non manterremo la contropartita prevista, cioè l’accoglienza di 3.000 migranti attualmente sul territorio italiano”. E ieri in difesa delle Ong contro l’italia, è intervenuta anche la Germania, che finanzierà con due milioni di euro l’anno la tedesca United4rescue, che si prepara a mandare nel Mediterraneo la Sea Watch 5. Per ora, si è esposto l’ambasciatore in Italia, Viktor Ebling: “Nel 2022 sono già oltre 1.300 le persone morte o disperse nel Mediterraneo. Un 12% dei sopravvissuti sono stati salvati dalle Ong. Loro salvano vite laddove l’aiuto da parte degli Stati manca. Il loro impegno umanitario merita la nostra riconoscenza e il nostro appoggio”.
COSÌ A BRUXELLES si lavora ai prossimi passi con una certa preoccupazione. Oggi Antonio Tajani, che ci tiene a far trapelare la volontà di riprendere un canale con la Francia, chiederà che nella riunione si affronti il tema migranti. L’italia vorrebbe dall’europa sostanzialmente tre cose: un codice di comportamento per le navi Ong, sul modello di quello di Minniti; una sorta di “Piano Marshall per l’africa” ovvero accordi anche economici con Tunisia, Niger,
Marocco, Libia e altri Paesi del Sahel per gestire la questione; il ripristino della missione Sophia nella parte che Meloni chiama “blocco navale”. Tajani ieri da Lucia Annunziata su Rai Tre ha attaccato prima di tutto le Ong: “Non vorrei che alcune ong, creando attriti tra Stati, decidessero loro la politica migratoria dell’europa”. E poi: “Devono svolgere un ruolo non politico. Dovrebbero servire a salvare persone in mare, non a fare i taxi”. Mentre ribadiva il giudizio sui toni eccessivi da parte della Francia, chiariva: “Non c’è scritto da nessuna parte che l’italia debba essere l’unico luogo di arrivo”.
Già tra oggi e domani si capirà come va. Va detto che sarà assente la ministra degli Esteri francese, Catherine Colonna (a Bali per il G20), ma Laurence Boone (Affari Europei) che più volte si è fatta notare con di
IL VERTICE OGGI TAJANI A BRUXELLES. MA LA FRANCIA ALZA ANCORA I TONI
chiarazioni pesantissime contro l’italia. Ma poi c’è l’idea di convocare una riunione dei ministri degli Interni verso fine mese. Ipotesi che a Bruxelles desta qualche perplessità: perché la prima necessità appare quella di abbassare lo scontro verbale. E sia Matteo Piantedosi che il francese Gerald Darmanin non sembrano i più adatti a una simile esigenza. Si potrebbe dunque decidere che prima debbano essere gli sherpa a sminare. Oppure, al limite, pensare a un altro tipo di formato: non solo i ministri degli Interni, ma anche quelli degli Esteri. Per adesso, peraltro, continua a non essere previsto un bilaterale tra Meloni e Macron a Bali.