Il Fatto Quotidiano

Terrore a Istambul: una bomba sullo shopping uccide 6 persone

- » Roberta Zunini

Lna borsa piena di esplosivo, forse abbandonat­a a terra da una donna velata, ha fatto ripiombare Istanbul nel terrore. Le vittime sono sei, tra le quali un bambino, e 82 i feriti, ma il bilancio dell’esplosione, di cui ancora non si conosce la matrice, sembra destinato ad aggravarsi. Dalle immagini delle telecamere di sorveglian­za che punteggian­o la centrale Viale Istiklal sembra di un attentato. Del resto non sarebbe il primo a colpire la lunga arteria pedonale che da piazza Taksim porta alla torre di Galata, sulla sponda europea del Bosforo, punto di riferiment­o per tutta la città. Istiklal è una delle vie più frequentat­e del mondo dove quotidiana­mente transita circa un milione di persone. Istiklal è anche il viale delle manifestaz­ioni, quando il presidente Erdogan non le blocca, come accade sempre più spesso.

“La nostra nazione dovrebbe essere sicura che gli autori dell’attentato saranno puniti come meritano”, ha detto Erdogan prima della partenza per il vertice del G20 a Bali. “Non possiamo dire con certezza che si tratti di un attacco terroristi­co, ma se ne sente l’odore. C’è una donna che ha preso parte all’azione”, ha quindi spiegato l’autocrate ai microfoni della Tv di Stato.

Sinem Koseoglu di Al Jazeera ha affermato che sarebbero tre i sospetti, sottolinea­ndo che le autoritá ritengono essere membri del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) fondato da Abdullah Ocalan contro cui il “sultano” ha scatenato una nuova guerra sanguinosa a partire dal 2014 dopo una breve tregua. “Ho appreso dalle mie fonti che gli altri due sospetti sono due uomini molto giovani, nati dopo il 2000”, ha anche detto la giornalist­a della tv del Qatar, paese alleato di ferro della Turchia.

LE AUTORITÀ

turche subito colto l’occasione per limitare la diffusione dei contributi video e delle informazio­ni via social media in tutto il paese “per fermare la diffusione di contenuti terroristi­ci e le immagini dell’esplosione che violano l’etica della stampa dopo l'esplosione a Taksim”, ha dichiarato l’ufficio del procurator­e capo di Istanbul. Anche la Corte penale di Istanbul ha emesso un divieto di condivisio­ne delle immagini relative all’attentato.

I social media ma anche la stampa indipenden­te sono da anni oggetto di una vera e propria persecuzio­ne da parte di Erdogan e del suo partito (Akp) alla guida del governo da vent’anni. La legge sull’informazio­ne, ribattezza­ta dagli oppositori politici “legge della disinforma­zione”, entrata in vigore pochi mesi fa ha infatti ulteriorme­nte ristretto la possibilit­à di dare notizie che riguardino l’operato del presidente e dell’esecutivo, pena tre anni di carcere per chi viola le disposizio­ni.

Istanbul è stata colpita da diverse esplosioni in passato, tra cui un attentato kamikaze sempre a Istiklal nel 2016 da parte di un presunto membro dello Stato Islamico. Nello stesso anno, il Pkk ha rivendicat­o un attentato che ha ucciso 38 persone fuori da uno stadio del Besiktas, ancora nella parte europea della megalopoli turca.

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LAPRESSE Istiklal St. Il luogo dell’esplosione

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