Il Fatto Quotidiano

I ricchi e i poveri Il consumismo che ci nasconde le nuove miserie

- ANTONELLO CAPORALE

CODE, GENTE IN FILA DAVANTI alla mensa dei poveri, per il pacco viveri e lunghe file per la doccia e i vestiti. Torino sembra una città di gente in fila, ma quello che mi ha sorpreso sono altre file cui ho assistito davanti al negozio di una delle firme italiane. Persone in attesa di spendere centinaia di euro con l’illusione di essere middleclas­s. Ma se abiti in periferia puoi avere indosso anche la felpa di Armani o Yves Saint Laurent, ma resti economicam­ente, nel linguaggio anglosasso­ne, un underdog come ha spiegato il deputato Aboubakar Soumahor:, la prima povertà è spirituale. Ci sono i forzati della coda, una fila di cui non puoi fare a meno perché attiene ai tuoi bisogni primari: mangiare, lavarsi, vestirsi. E poi c’è la scelta di mettersi in coda per elemosinar­e uno sconto, per mostrare qualcosa che non si è. «Così – racconta Lorenzo - ho pensato che ogni persona è preziosa indipenden­temente da ciò che indossa. Allora, con mia figlia, ci siamo fermati ad abbracciar­e chi sta in quelle code: vai bene così, non c’è bisogno di farti firmare da qualcun altro. Sei già originale».

FABRIZIO FLORIS

LA SUA RIFLESSION­E, CARO FABRIZIO, incide il volto della nostra società come lama nella corteccia di un tronco rinsecchit­o. È infatti la coda il simbolo energizzan­te di tanti che si ritrovano stipati per agguantare la prova del nove della propria esistenza: l’ultimo telefonino o un gioco o il pc. Qualunque trofeo che la forza della pubblicità costruisce e consegna alla nostra intelligen­za mendicante, impoverita, svuotata

di ragioni per le quali ha senso mettersi in coda. L’altra fila, che è l’altra faccia di una società così esile, prova invece la recrudesce­nza della povertà. Il bruco umano davanti ai luoghi in cui la povertà si fa miseria e l’onta della vergogna viene vinta dall’urgenza del bisogno, dalla necessità di un pezzo di pane. Pane Quotidiano cui m la fondazione del nostro giornale è vicina) è lo snodo più conosciuto di Milano, il marciapied­i più lungo d’italia. Ma Torino, Napoli, Roma e mille altre città e paesi sono abitati da chi non ce la fa più. È il ritratto di un’italia diseguale, dove la povertà si allarga parallelam­ente all’ampliament­o della ricchezza. Oltre ai ricchi, che gonfiano il petto e la pancia, ci sono quegli altri, non i poveri, ma quelli per i quali stare in coda nell’inseguimen­to dell'ultimo marchio è il destino di una vita intera.

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Soldarietà L’impegno di “Pane Quotidiano”

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