I ricchi e i poveri Il consumismo che ci nasconde le nuove miserie
CODE, GENTE IN FILA DAVANTI alla mensa dei poveri, per il pacco viveri e lunghe file per la doccia e i vestiti. Torino sembra una città di gente in fila, ma quello che mi ha sorpreso sono altre file cui ho assistito davanti al negozio di una delle firme italiane. Persone in attesa di spendere centinaia di euro con l’illusione di essere middleclass. Ma se abiti in periferia puoi avere indosso anche la felpa di Armani o Yves Saint Laurent, ma resti economicamente, nel linguaggio anglosassone, un underdog come ha spiegato il deputato Aboubakar Soumahor:, la prima povertà è spirituale. Ci sono i forzati della coda, una fila di cui non puoi fare a meno perché attiene ai tuoi bisogni primari: mangiare, lavarsi, vestirsi. E poi c’è la scelta di mettersi in coda per elemosinare uno sconto, per mostrare qualcosa che non si è. «Così – racconta Lorenzo - ho pensato che ogni persona è preziosa indipendentemente da ciò che indossa. Allora, con mia figlia, ci siamo fermati ad abbracciare chi sta in quelle code: vai bene così, non c’è bisogno di farti firmare da qualcun altro. Sei già originale».
FABRIZIO FLORIS
LA SUA RIFLESSIONE, CARO FABRIZIO, incide il volto della nostra società come lama nella corteccia di un tronco rinsecchito. È infatti la coda il simbolo energizzante di tanti che si ritrovano stipati per agguantare la prova del nove della propria esistenza: l’ultimo telefonino o un gioco o il pc. Qualunque trofeo che la forza della pubblicità costruisce e consegna alla nostra intelligenza mendicante, impoverita, svuotata
di ragioni per le quali ha senso mettersi in coda. L’altra fila, che è l’altra faccia di una società così esile, prova invece la recrudescenza della povertà. Il bruco umano davanti ai luoghi in cui la povertà si fa miseria e l’onta della vergogna viene vinta dall’urgenza del bisogno, dalla necessità di un pezzo di pane. Pane Quotidiano cui m la fondazione del nostro giornale è vicina) è lo snodo più conosciuto di Milano, il marciapiedi più lungo d’italia. Ma Torino, Napoli, Roma e mille altre città e paesi sono abitati da chi non ce la fa più. È il ritratto di un’italia diseguale, dove la povertà si allarga parallelamente all’ampliamento della ricchezza. Oltre ai ricchi, che gonfiano il petto e la pancia, ci sono quegli altri, non i poveri, ma quelli per i quali stare in coda nell’inseguimento dell'ultimo marchio è il destino di una vita intera.