La diga di Genova Un mese dopo l’annuncio è tutto fermo: le due cordate vanno in tribunale
In ritardo di un anno e accidentato da intoppi d’ogni tipo, rischia ora di bloccarsi del tutto l’iter amministrativo della nuova diga foranea di Genova, appalto simbolo del Pnrr e
- coi suoi due commissari (il sindaco Marco Bucci e il presidente dell’autorità portuale Paolo Emilio Signorini) - pure del mitico “modello Genova” cui si vorrebbero improntare le opere italiane a colpi di tagli a controlli e verifiche.
Un mese fa l’annuncio in una sorta di conferenza d’addio del ministro delle Infrastrutture draghiano Enrico Giovannini, durante la quale, come raccontato dal Fatto, si ammise che, in barba all’analisi costi-benefici, non ci saranno limiti alla lievitazione annunciata dei costi di partenza (950 milioni): ora però si scopre che l’aggiudicazione dei lavori alla cordata composta da Webuild, Fincantieri, Fincosit e Sidra è stata impugnata dall’altra cordata in corsa – guidata da Eteria (Gavio, Caltagirone e Icop) – e il Tar ha subito sospeso la firma del contratto. Basta del resto leggere i verbali della procedura negoziata (col pretesto di risparmiare tempo non s’è fatta una gara) per rilevare numerose incongruenze, non commentate né dall’autorità portuale né da Webuild. Il curriculum della cordata vincente, ad esempio, è stato giudicato nettamente migliore, ma nell’elenco delle opere simili alla diga eseguite negli ultimi anni figura in capo a Sidra il “Tuas terminal” di Singapore, di cui nei bilanci della società non si trova traccia (a partecipare alla costruzione fu infatti la controllante belga Deme). Fra i progetti elaborati c’è poi quello della Piattaforma Europa di Livorno che, come ammesso dal subcommissario Roberta Macii, non risulta ancora consegnato.
Detto che Webuild ha garantito un ribasso maggiore (843 milioni contro 855), la sua proposta è stata giudicata leggermente migliore anche da un punto di vista tecnico. Anche qui però non mancano gli interrogativi. Sugli aspetti più delicati del progetto – quello geotecnico di tenuta dei fondali e quello di capacità produttiva dei cassoni componenti la diga – la proposta di Eteria è risultata migliore. Il vantaggio di Webuild è quindi maturato sul cronoprogramma, sebbene quello vincitore fissi la fine lavori al novembre 2026 (contro il maggio 2026 di Eteria) e l’inizio ad agosto 2022! Quanto alle aree di cantiere, la disponibilità di quelle promesse da Webuild a Piombino non è stata verificata con la Autorità portuale toscana e quelle offerte a Genova contraddicono la pianificazione della stessa stazione appaltante, che le ha destinate ad altro.
Anche la modalità di composizione della commissione valutatrice pare materia per avvocati. L’autorità portuale scelse una prima terna a luglio, ma solo a metà settembre, a valutazione già conclusa, si accorse d’un presunto conflitto di interessi di uno dei membri, rilevabile in realtà dalla lettura del curriculum. Così cestinò il lavoro finito (mai reso noto) e lo riaffidò ad altri due accademici (e a un diplomato al nautico), il curriculum di uno dei quali contiene peraltro un conflitto potenziale analogo a quello che fece defenestrare la prima commissione. Dopo i molti intoppi già raccontati dal nei mesi scorsi, adesso a giudicare il totem del Pnrr dei migliori sarà la magistratura: prossima udienza il 18 novembre.