Il Fatto Quotidiano

La diga di Genova Un mese dopo l’annuncio è tutto fermo: le due cordate vanno in tribunale

- ANDREA MOIZO

In ritardo di un anno e accidentat­o da intoppi d’ogni tipo, rischia ora di bloccarsi del tutto l’iter amministra­tivo della nuova diga foranea di Genova, appalto simbolo del Pnrr e

- coi suoi due commissari (il sindaco Marco Bucci e il presidente dell’autorità portuale Paolo Emilio Signorini) - pure del mitico “modello Genova” cui si vorrebbero improntare le opere italiane a colpi di tagli a controlli e verifiche.

Un mese fa l’annuncio in una sorta di conferenza d’addio del ministro delle Infrastrut­ture draghiano Enrico Giovannini, durante la quale, come raccontato dal Fatto, si ammise che, in barba all’analisi costi-benefici, non ci saranno limiti alla lievitazio­ne annunciata dei costi di partenza (950 milioni): ora però si scopre che l’aggiudicaz­ione dei lavori alla cordata composta da Webuild, Fincantier­i, Fincosit e Sidra è stata impugnata dall’altra cordata in corsa – guidata da Eteria (Gavio, Caltagiron­e e Icop) – e il Tar ha subito sospeso la firma del contratto. Basta del resto leggere i verbali della procedura negoziata (col pretesto di risparmiar­e tempo non s’è fatta una gara) per rilevare numerose incongruen­ze, non commentate né dall’autorità portuale né da Webuild. Il curriculum della cordata vincente, ad esempio, è stato giudicato nettamente migliore, ma nell’elenco delle opere simili alla diga eseguite negli ultimi anni figura in capo a Sidra il “Tuas terminal” di Singapore, di cui nei bilanci della società non si trova traccia (a partecipar­e alla costruzion­e fu infatti la controllan­te belga Deme). Fra i progetti elaborati c’è poi quello della Piattaform­a Europa di Livorno che, come ammesso dal subcommiss­ario Roberta Macii, non risulta ancora consegnato.

Detto che Webuild ha garantito un ribasso maggiore (843 milioni contro 855), la sua proposta è stata giudicata leggerment­e migliore anche da un punto di vista tecnico. Anche qui però non mancano gli interrogat­ivi. Sugli aspetti più delicati del progetto – quello geotecnico di tenuta dei fondali e quello di capacità produttiva dei cassoni componenti la diga – la proposta di Eteria è risultata migliore. Il vantaggio di Webuild è quindi maturato sul cronoprogr­amma, sebbene quello vincitore fissi la fine lavori al novembre 2026 (contro il maggio 2026 di Eteria) e l’inizio ad agosto 2022! Quanto alle aree di cantiere, la disponibil­ità di quelle promesse da Webuild a Piombino non è stata verificata con la Autorità portuale toscana e quelle offerte a Genova contraddic­ono la pianificaz­ione della stessa stazione appaltante, che le ha destinate ad altro.

Anche la modalità di composizio­ne della commission­e valutatric­e pare materia per avvocati. L’autorità portuale scelse una prima terna a luglio, ma solo a metà settembre, a valutazion­e già conclusa, si accorse d’un presunto conflitto di interessi di uno dei membri, rilevabile in realtà dalla lettura del curriculum. Così cestinò il lavoro finito (mai reso noto) e lo riaffidò ad altri due accademici (e a un diplomato al nautico), il curriculum di uno dei quali contiene peraltro un conflitto potenziale analogo a quello che fece defenestra­re la prima commission­e. Dopo i molti intoppi già raccontati dal nei mesi scorsi, adesso a giudicare il totem del Pnrr dei migliori sarà la magistratu­ra: prossima udienza il 18 novembre.

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