“Prima di me processano i contrabbandieri di sigarette: bello”
“LUCIANA purtroppo mi toccò, il lunedì, alzarmi alle cinque, mettermi il vestito dei processi e imboccare la via di Milano. Entrai in tribunale alle nove e ne uscii alle quattro del pomeriggio, affamato e stracanato. Prima di me processarono certi contrabbandieri di sigarette, figurati che bellezza. E non ero il solo imputato, anzi, eccotene l’elenco, per la storia. Vincenzo Sabàto, contumace, che il giudice chiamava regolarmente Sàbato, mentre era lunedì. Silvia Biscàro, che il giudice chiamava regolarmente Bìscaro, dandogli motivo di offendersi. Presente di persona. Inìsero Cremaschi, che il giudice chiamava regolarmente Iniséro. Presente di persona. Luciano Bianciardi, che il giudice chiamava regolarmente Biancardi, presente, purtroppo, di persona. Callisto Cosulic, che il giudice chiamava regolarmente Cosulik, contumace. Dacia Maraini, chiamata regolarmente Moraini, contumace. Tu non hai
idea del cumulo di fesserie che son riusciti a dire fra giudici e avvocati. Ci hanno assolti tutti, con formula piena. Perché il fatto non costituisce reato”.
CARA,
LUCIANO BIANCIARDI
“Così, a quasi dieci anni dalla prima pubblicazione, il racconto e il suo autore vennero assolti dall’accusa di oscenità ‘perché i fatti non costituiscono reato’. Bianciardi ne parla in una lettera alla figlia, non datata ma sicuramente successiva alla sentenza di assoluzione. Sebbene Bianciardi fosse per indole angosciato non solo dai tribunali ma persino dalle raccomandate, che nella sua mente si prefiguravano come sicure fonti di guai, nella lettera emerge solamente lo sguardo satirico da intellettuale, con una raffigurazione a dir poco grottesca dello svolgersi del processo e dei suoi coimputati”.
LUCIANA BIANCIARDI E FEDERICA ALBANI, INTRODUZIONE
A “LA SOLITA ZUPPA” DI LUCIANO BIANCIARDI