Il Fatto Quotidiano

“Peggio dei tempi di B. L’obiettivo? Guerra tra poveri”

L’ex leader Cgil

- » Natascia Ronchetti

Poche parole stringate. “Questa manovra finanziari­a ridistribu­isce tra chi è già in difficoltà e impoverisc­e i soliti. Benvenuto passato: siamo tornati alle fasi più liberiste del secolo scorso”. Susanna Camusso, ex segretaria della Cgil, oggi senatrice Pd, smonta pezzo dopo pezzo la manovra. Partendo dalla reintroduz­ione dei voucher, contro i quali il sindacato aveva anche promosso un referendum per ottenerne l’abrogazion­e. “Non sono altro che una forma di sfruttamen­to”. Senatrice Camusso, si stima che i voucher, tra il 2015 e il 2018, siano stati utilizzati per centinaia di milioni di ore. Un uso smodato?

Li hanno utilizzati ampiamente anche aziende fuori dal perimetro dei settori per i quali erano consentiti. E già le discrimina­nti erano poche. Sappiamo che sono serviti e servono a coprire il lavoro nero, a evitare qualsiasi forma di stabilizza­zione. La loro reintroduz­ione e molte altre cose di questa manovra mi ricordano quanto fatto dal governo Berlusconi. Stiamo retroceden­do.

Qualcosa di buono non c’è? Il governo ha comunque previsto la rivalutazi­one delle pensioni minime. Non per fare un gioco di parole ma parliamo di un ritocco minimo a pensioni minime. E veniamo da anni di scarsa rivalutazi­one, con una inflazione che oggi viaggia intorno al 12-13%. Mentre non c’è nulla sulle altre pensioni basse. Penso che non ci sia nulla di innovativo nell’impianto che è stato messo a punto. In realtà si continua a fare cassa sulle pensioni. In un Paese caratteriz­zato da lavoro povero, con salari bassi, bisognava fare una operazione di ridistribu­zione della ricchezza. Invece tutto passa attraverso un impoverime­nto ulteriore delle fasce più deboli. Se poi tutte le risposte le dai per piccoli pezzi, inneschi una discrimina­zione. È solo una guerra tra poveri.

E dell’abrogazion­e dal 2024 del reddito di cittadinan­za cosa ne pensa?

La mia sensazione è che si voglia abituare il Paese al fatto che non ci sarà più. Questo nel contesto di una operazione di pura colpevoliz­zazione dei poveri. È un processo che va avanti da tempo quello di indicare i percettori come fannulloni. Basta vedere i dati dell’inps per rendersi conto che ci sono lavoratori con salari così bassi da essere costretti a richiedere anche il Rdc. Il problema è che manca il lavoro. E invece di crearlo, di fare politiche attive, come la formazione, si dice a chi non

ce l’ha: è colpa tua.

Torniamo alle pensioni. La manovra ha riconferma­to, modificand­ola, Opzione donna.

Agganciand­ola al numero dei figli. Era già una norma discrimina­toria prima, perché penalizza il valore della pensione, non salvaguard­ando il rendimento pensionist­ico. Adesso il governo introduce un’altra discrimina­zione che è figlia di una impostazio­ne ideologica: ti riconosco in quanto madre. Non si dà atto del fatto, come è ampiamente dimostrato, che tutte le donne sono impegnate due ore in più ogni giorno rispetto agli uomini per il lavoro di cura. Che non riguarda solo i figli. Perché allora non valorizzar­lo anche a fini retributiv­i? Sarebbe stato un riconoscim­ento, in assenza di un welfare che consenta alle lavoratric­i più spazi di libertà. Anche l’allungamen­to del congedo parentale per le donne è frutto di questo impianto ideologico, basato sulla famiglia tradiziona­le, sull’idea che la donna deve stare a casa. I faticosi passi che abbiamo fatto sono cancellati. Si ricomincia.

E a questo punto cosa devono fare le opposizion­i?

Sappiamo che gran parte delle risorse è indirizzat­a a contenere i gravi contraccol­pi del rincaro del costo dell’energia. Credo che si debba dimostrare che altre strade, improntate alla giustizia sociale, erano e sono possibili. Sapendo che non è una soluzione tornare alla social card dei poveri. Mi auguro che Sinistra italiana, Verdi, Pd, Movimento 5 Stelle trovino una sintesi. Prima di tutto con un giudizio comune sulla manovra. Poi bisogna costruire proposte. Ma non rimanendo chiusi in Parlamento. Coinvolgen­do, invece, il Paese.

‘‘ Il governo dice a chi non ce la fa: ‘È colpa tua’ Le opposizion­i si uniscano fuori dal Parlamento

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