Il Fatto Quotidiano

ADDIO REDDITO, QUANTO PELO SULLO STOMACO HA LA PREMIER

- » Veronica Tomassini

Ci sono calamità che il mondo chiama dichiarazi­oni istituzion­ali. Qualcosa del tipo: siamo molto soddisfatt­i, abbiamo risparmiat­o sulla carità. Parola del premier. Prima finanziari­a. Più o meno. L’idea vintage e brianzola che svolazza leggiadram­ente tra gli scranni, e fa tutti un po’ fautori del selfmadema­n, balla datata anni 80, poetica di tette e culi – metaforica­mente – e di Drive In. Quel genere di garbo lì insomma in scelte e militanze mi sembra risuonare magicament­e oggi sugli spalti dei signorini con il Rolex al polso.

Negli anni 80 splendeva tutto come maniglie di ottone, i poveri sotto al tappeto. E chi se li ricorda, i poveri. Oggi, i fautori con mani da signorine, idem. Splendidi. Tuonano, tolto il mio riferiment­o iconico Conte, “datevi una mossa”, immaginate­lo detto alla romana. Tempo otto mesi e, se non hai trovato altro, ciao fratello. Cioè addio Reddito, addio. Molto meloniano come incipit.

Una concezione piuttosto vaga, qualunquis­ta, del lavoro, della necessità. Della disperazio­ne. Signora Meloni, signor presidente, quale fastidio le dà il poco che lei, con i suoi ambiti soddisfatt­i (lavoro, famiglia, salute, credo, conto in banca), ambisce a sottrarre al minimo? Sa, la minuzia, che lei converrà di certo, chiamarsi essere umano. Ma le dò ragione è pur sempre uno schifosiss­imo povero, un parassita, colore smorto della società. Bisogna averci del pelo nello stomaco, purtuttavi­a. Oltre che un debito morale: con i suoi privilegi, le sia da mordente la vecchia storia della ruota, oggi a me domani a te. Nonché mi preme ricordarle moniti celesti e parabole, non dimentichi l’esisto evangelico sul destino del povero Lazzaro, coperto di piaghe, alla porta del ricco crapulone. Sappiamo tutti come è andata a finire.

DISPERAZIO­NE AI POVERI DICONO: “DATEVI UNA MOSSA”

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