La priorità della Camera: garantire l’immunità a Ferri
Il Parlamento in soccorso del renziano
Mai un passo indietro! Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, versione zio Peppino Stalin, non intende arretrare di un millimetro: troverà uno strapuntino nel calendario perché Montecitorio possa darsi ragione. E sostenere che lo scudo dell’immunità accordato all’ex deputato renziano Cosimo Ferri è stata cosa buona e giusta, di più: sacrosanta al punto da ribadirla di legislatura in legislatura. Una decisione da rivendicare costi quel che costi, anche i salti mortali mentre sulla clessidra dei lavori parlamentari incombe la manovra di bilancio ancora tutta da esaminare e persino lo spettro dell’esercizio provvisorio: la priorità dell’aula, invece, sarà votare la costituzione in giudizio di fronte alla Consulta prima che scada il termine ultimo del 2 dicembre per respingere al mittente le doglianze del Consiglio superiore della magistratura. Che con somma villania ha accusato qualche mese fa Montecitorio di aver fatto un abuso e un’ingiustizia negando l’utilizzo delle captazioni effettuate dal trojan installato su ordine della Procura di Perugia sul telefonino di Luca Palamara (che era sotto indagine), ma che avevano finito per registrare pure Ferri (mai toccato dall’inchiesta), tra i commensali della cena all’hotel Champagne dove si era tra l’altro deciso, fuori dalla sede a ciò istituzionalmente deputata, chi conveniva nominare al vertice della Procura di Roma e chi no.
A TAVOLA, oltre al potentissimo capocorrente di Unicost Palamara (nel frattempo cacciato dalla magistratura), cinque magistrati eletti al Csm (costretti per quella cena a dimettersi da Palazzo dei Marescialli) e poi due parlamentari: l’allora deputato Luca Lotti in quel momento sotto indagine nella Capitale, e appunto Ferri, pure lui deputato ma anche capo corrente, ma di Magistratura Indipendente. A cui, nella sua funzione di magistrato, viene contestato di aver tentato di condizionare l’esercizio delle funzioni costituzionali del Csm e di aver tenuto comportamenti gravemente scorretti nei confronti dei colleghi che ambivano alla Procura di Roma e di cui avrebbe impedito la nomina. Condotte gravi rispetto alle quali legittimamente Ferri ha cercato e cerca di difendersi con le unghie e con i denti. Ma l’aiuto più grande gli è arrivato dalla Camera di cui è stato inquilino, che a gennaio ha stabilito che quel trojan ha violato le sue prerogative di parlamentare e in quanto tale non può essere intercettato neanche per caso, se non previa autorizzazione.
ERGO, DI QUELLE registrazioni che sono la prova regina delle contestazioni che gli vengono mosse, il Csm non può fare uso alcuno, se non coriandoli. Come ha ribadito la Giunta per le immunità di Montecitorio, anche l’altro giorno, votando a larghissima maggioranza per la costituzione in giudizio di fronte alla Consulta a cui si è rivolto il Csm per dolersi dello scudo accordato a Ferri. Sentite qui il capogruppo meloniano Dario Iaia: “Innanzi alla Corte costituzionale, deve essere rappresentato il lavoro scrupoloso che è stato svolto nella precedente legislatura: se la Camera non si costituisse in giudizio resterebbe contumace”. Applausi. Ingrid Bisa (Lega): “È assolutamente doverosa la costituzione in giudizio perché le determinazioni del Csm sono errate”. Ri-applausi. Alle parole di Pietro Pittalis (Forza Italia) scatta invece quasi una ola da stadio: “Vi è stato un uso illegale delle intercettazioni ai danni di Ferri. Il Csm al posto di chiedere l’autorizzazione all’utilizzo di tali intercettazioni, avrebbe dovuto svolgere approfondimenti sulla correttezza delle modalità con cui sono state condotte le indagini preliminari (dai magistrati di Perugia, ndr). Mi sarei aspettato unanimità dai colleghi: ne va della salvaguardia di prerogative costituzionali dei parlamentari”. Si riferisce alle due deputate 5 Stelle, che invece in Giunta per le autorizzazioni si sono sfilate. Tutti gli altri hanno votato per ribadire la correttezza della scelta, compreso il Pd. A dare la linea la capogruppo Antonella Forattini: “La costituzione in giudizio della Camera è un atto dovuto”. Sì, ma a chi?
CALENDARIO INFILATO IN AGENDA IL VOTO SULLO SCUDO