Johnson sfrenato: “Draghi e Scholz cauti contro Putin”
Bojo: “Italia e Germania erano restie a intervenire: temevano per le forniture di gas”
Boris Johnson unchained. In un’intervista a Richard Quest di Cnn ,e senza residui timori di ripercussioni diplomatiche, l’ex primo ministro britannico rivela nuovi dettagli sull’approccio dei governi “alleati” di Italia, Francia e Germania, membri di spicco della Nato, alla prospettiva di una invasione russa dell’ucraina da parte. “È stato un vero choc... vedevamo le truppe russe ammassarsi alla frontiera, ma alcuni Paesi avevano prospettive diverse”. Quando l’attacco sembrava imminente, per esempio, Mario Draghi, allora a capo dell’esecutivo italiano, si sarebbe mostrato restio a schierarsi con la Nato contro Mosca, preoccupato delle ripercussioni energetiche.
“A UN CERTO PUNTO STAVA
chiaramente dicendo che il suo governo non avrebbe potuto sostenere la posizione che stavamo assumendo” contro Putin, vista la “massiccia” dipendenza dell’italia dagli idrocarburi russi”. Ancora più compromettente, per Johnson, la posizione tedesca, spinta da una serie di considerazioni economiche. “Il punto di vista tedesco a un certo punto era che se proprio doveva succedere, il che sarebbe stato un disastro, comunque sarebbe stato meglio farla finita subito, e che l’ucraina capitolasse rapidamente”. “Una posizione per me insostenibile, che consideravo un modo disastroso di affrontare la crisi. Ma ne capisco le ragioni”. Il riferimento è anche qui alla dipendenza tedesca dal gas russo. Ce n’è anche per la Francia, con Macron che ricordiamo come il leader europeo più ostinato, nella prima fase della crisi, nel cercare un dialogo con Putin. Un approccio che Johnson stigmatizza così: “Non c’è dubbio che i francesi, fino all’ultimo, non abbiano voluto vedere la realtà”. Come ricorda l’emittente Usa, a marzo scorso una fonte ben informata aveva rivelato che al capo dell’intelligence militare francese, il generale Eric Vidaud, erano state imposte le dimissioni per “non aver saputo anticipare l’invasione”.
Nessun commento da Mario Draghi, che del resto non è più primo ministro. Piccatissima invece la reazione tedesca. L’ambasciatore tedesco nel Regno Unito ha rilanciato su Twitter un commento del portavoce del cancelliere tedesco Olaf Scholz: “Sappiamo che quell’intrattenitore dell’ex primo ministro (Johnson, ndr) ha sempre avuto una relazione molto speciale con la verità. Questo caso non fa eccezione”.
MA SECONDO IL Guardian la ricostruzione di Johnson corrisponde a quella di Andriy Melnyk, ex ambasciatore ucraino a Berlino, che nel marzo scorso aveva twittato con rabbia come una serie di esponenti politici tedeschi gli avessero detto, prima dell’invasione, che si aspettavano una resa ucraina entro tre giorni, e quindi non avrebbe avuto senso fornire supporto a Kiev. In seguito Melnyk ha dichiarato al Frankfurter Allgemeine Zeitung che il ministro tedesco delle Finanze, Christian Lindner, era contrario sia a inviare forniture militari a Kiev che a tagliare la Russia fuori dal circuito internazionale di pagamenti Swift: gli avrebbe rivelato “con un sorriso” di essere convinto che le difese ucraine avrebbero ceduto in poche ore, e che era pronto a trattare con un governo fantoccio installato dai russi al posto di quello di Zelensky. Lindner ha smentito la versione di Melnyk. Johnson ha poi continuato sottolineando come, dopo le esitazioni iniziali, le nazioni europee si siano strette attorno a Kiev e abbiano prestato un supporto costante e fermo. Durante la sua premiership, Johnson è stato il più solido alleato di Zelensky e da ex premier ha avviato una redditizia carriera da conferenziere. Anche con il nuovo governo, il Regno Unito fa un salto di qualità nel supporto militare a Kiev: ieri l’annuncio dell’invio, per la prima volta, di tre elicotteri da combattimento, mentre continua il flusso di altre forniture.