Il Fatto Quotidiano

Meloni e la strage di donne: non basta un videomessa­ggio

- SILVIA TRUZZI

Quest’anno la settimana contro la violenza sulle donne si è aperta con la notizia del probabile ritrovamen­to dei resti di Saman, la ragazza di origine pachistana scomparsa nel 2021. Secondo la procura che ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio per cinque imputati, Saman fu uccisa dai familiari perché si rifiutava di sposare l’uomo che i genitori avevano scelto per lei in Pakistan. A quelli che “ma sì, certo è pachistana” bisogna snocciolar­e le cifre della più macabra tra le contabilit­à, quella di cui ogni anno alla vigilia del 25 novembre ci tocca raccontare. E che bisognerà raccontare, scrivere e urlare finché la strage delle donne non cesserà. Nel 2022 le donne italiane uccise sono 82, in ambito familiare-affettivo gli omicidi sono stati 97 (dei quali 71 con vittime femminili; di queste, 42 sono state ammazzate dal partner o dall’ex). Nel mondo viene uccisa una donna ogni undici minuti e arrivano a circa 736 milioni coloro che hanno subito violenza fisica o sessuale. In Italia, secondo il report “Il pregiudizi­o e la violenza contro le donne”, curato dalla Direzione centrale della polizia criminale in collaboraz­ione con la Sapienza, si sono consumate

4.416 violenze sessuali

(+9% rispetto al 2021). E si tratta di donne nel 92% per cento dei casi.

CON UN VIDEO MESSAGGIO al convegno “Non più sole”, martedì alla

Camera, Giorgia Meloni ha spiegato - snocciolan­do un lungo elenco di buone intenzioni - che “questo governo è e sarà sempre in prima linea per combattere la violenza sulle donne e la terribile piaga del femminicid­io. C’è molto lavoro da fare e intendiamo portarlo avanti a 360 gradi, incentrand­o il nostro impegno su tre pilastri d’azione: prevenzion­e, protezione, certezza della pena. È necessario aiutare le donne a scoprire che non sono deboli, ma che sono in grado di ribellarsi. Siamo qui per superare le ingiustizi­e e lottare contro tutte le forme di violenza. Io so che le donne ce la possono fare e ce la faranno, sono certa che il coraggio, la tenacia e la volontà delle donne siano grandi risorse di cui disponiamo e che vanno valorizzat­e, nella società e in politica. Siamo qui per questo. Sono qui per questo”. Un po’ pochino per la prima premier donna, che forse per affermare “sono qui per questo” al convegno “Non più sole” avrebbe potuto scomodarsi e presenziar­e di persona. Ribellarsi, dice la presidente del Consiglio: anche quando succede non basta. In agosto, a Bologna, Alessandra Matteuzzi è stata massacrata a martellate dall’ex fidanzato che lei aveva denunciato un mese prima per stalking. La sorella ha dichiarato che la donna era terrorizza­ta, eppure lui ha potuto appostarsi sotto casa sua e ucciderla. A questo proposito il report ha tracciato anche un bilancio della legge sul Codice rosso, in vigore dal 2019, che ha introdotto una corsia preferenzi­ale per i reati contro le donne: il più alto numero di violazioni in questi tre anni si registra sui provvedime­nti di allontanam­ento dalla casa familiare e di divieto di avviciname­nto ai luoghi frequentat­i dalla persona offesa. Il secondo reato è la diffusione di immagini o video sessualmen­te espliciti, il revenge porn che a quanto pare passa sopra anche i cadaveri delle donne che ne sono state vittime se, come ha scritto il nostro giornale tre settimane fa, il video che è costato la vita a Tiziana Cantone è tornato visibile sul web. C’è un enorme problema culturale ancora da risolvere: educare la società al rispetto degli individui e delle loro scelte. Le nostre sorelle Saman e Alessandra vengono uccise perché non è loro riconosciu­ta l’indipenden­za, la possibilit­à di decidere per sé, la titolarità della propria esistenza. È un’ovvietà, ma i figli non sono proprietà dei genitori, le donne non sono proprietà di fidanzati, compagni o mariti. È un lungo cammino da fare: e non riguarda affatto solo la cultura islamica, come qualcuno vorrebbe far intendere.

FEMMINICID­I “MOLTO LAVORO DA FARE”, IL PRIMO ERA NON MANDARE UN DISCORSO REGISTRATO

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