Ostativo, Melillo: “Nuovo dl va scritto meglio La Dna abbia accesso ai dati del ministero”
Il decreto legge sull’ergastolo ostativo deve essere più stringente e va pure scritto meglio. Lo ha detto ieri il Procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, ascoltato in commissione Giustizia del Senato. Il magistrato ha evidenziato che per il detenuto mafioso, il quale vuole ottenere la libertà condizionale anche se non ha collaborato, va introdotto l’obbligo di spiegare i motivi del mancato contributo alla giustizia perché “è un profilo essenziale anche per la valutazione sul ravvedimento, oltre che sulla rescissione dei legami criminosi e sul pericolo della loro insorgenza”. Melillo ha messo in guardia sulla “capacità straordinaria” delle mafie “di piegare le strategie processuali a scelte in grado di deformare il significato della dissociazione” che serve “a ridurre il danno per chi ha commesso reati di sangue e stendere un velo impenetrabile sulle componenti più sofisticate del circuito criminoso”. Via dal decreto anche il silenzio consentito a un ergastolano mafioso, sul suo patrimonio: “Mentre il detenuto collaboratore è chiamato a dire quali sono i suoi beni, per accedere al piano di protezione, quello non collaboratore può serbare il silenzio. Si svilisce il valore della collaborazione”. Inoltre, dover dichiarare i propri beni “diventerebbe un profilo verificabile realisticamente” e consentirebbe al giudice “di formulare delle decisioni più avvedute”. Due proposte, quelle del procuratore nazionale, in linea con gli emendamenti a firma dell’ex Pg di Palermo Roberto Scarpinato, senatore M5s., anticipati dal Fatto. Melillo ha anche avanzato una richiesta: ottenere, come procura nazionale antimafia, l’accesso “ai sistemi informatici del ministero della Giustizia. Incrociare i dati sui colloqui, le rimesse in denaro dei detenuti dell’alta sicurezza è essenziale per esprimere pareri qualificati”. A fine audizione, il magistrato ha raccontato di “aver aderito ad alcuni rilievi critici” mossi dalla Sorveglianza perché “il decreto è scritto male, ci sono dei reati considerati” in più commi “e non si capisce bene cosa dovrebbe fare il magistrato di Sorveglianza. Poi ho chiesto la partecipazione da remoto perché nel provvedimento si prevede che i magistrati di Palermo possano partecipare a delle udienze a Sassari. Mi pare difficile che si possano trasferire ogni settimana da una parte all’altra”. Lunedì scade il termine per presentare gli emendamenti anche sulle contestate norme “anti rave” considerate da più parti talmente “generiche” da poter colpire con il carcere il dissenso di piazza.