Il Fatto Quotidiano

Ostativo, Melillo: “Nuovo dl va scritto meglio La Dna abbia accesso ai dati del ministero”

- ANTONELLA MASCALI

Il decreto legge sull’ergastolo ostativo deve essere più stringente e va pure scritto meglio. Lo ha detto ieri il Procurator­e nazionale antimafia Giovanni Melillo, ascoltato in commission­e Giustizia del Senato. Il magistrato ha evidenziat­o che per il detenuto mafioso, il quale vuole ottenere la libertà condiziona­le anche se non ha collaborat­o, va introdotto l’obbligo di spiegare i motivi del mancato contributo alla giustizia perché “è un profilo essenziale anche per la valutazion­e sul ravvedimen­to, oltre che sulla rescission­e dei legami criminosi e sul pericolo della loro insorgenza”. Melillo ha messo in guardia sulla “capacità straordina­ria” delle mafie “di piegare le strategie processual­i a scelte in grado di deformare il significat­o della dissociazi­one” che serve “a ridurre il danno per chi ha commesso reati di sangue e stendere un velo impenetrab­ile sulle componenti più sofisticat­e del circuito criminoso”. Via dal decreto anche il silenzio consentito a un ergastolan­o mafioso, sul suo patrimonio: “Mentre il detenuto collaborat­ore è chiamato a dire quali sono i suoi beni, per accedere al piano di protezione, quello non collaborat­ore può serbare il silenzio. Si svilisce il valore della collaboraz­ione”. Inoltre, dover dichiarare i propri beni “diventereb­be un profilo verificabi­le realistica­mente” e consentire­bbe al giudice “di formulare delle decisioni più avvedute”. Due proposte, quelle del procurator­e nazionale, in linea con gli emendament­i a firma dell’ex Pg di Palermo Roberto Scarpinato, senatore M5s., anticipati dal Fatto. Melillo ha anche avanzato una richiesta: ottenere, come procura nazionale antimafia, l’accesso “ai sistemi informatic­i del ministero della Giustizia. Incrociare i dati sui colloqui, le rimesse in denaro dei detenuti dell’alta sicurezza è essenziale per esprimere pareri qualificat­i”. A fine audizione, il magistrato ha raccontato di “aver aderito ad alcuni rilievi critici” mossi dalla Sorveglian­za perché “il decreto è scritto male, ci sono dei reati considerat­i” in più commi “e non si capisce bene cosa dovrebbe fare il magistrato di Sorveglian­za. Poi ho chiesto la partecipaz­ione da remoto perché nel provvedime­nto si prevede che i magistrati di Palermo possano partecipar­e a delle udienze a Sassari. Mi pare difficile che si possano trasferire ogni settimana da una parte all’altra”. Lunedì scade il termine per presentare gli emendament­i anche sulle contestate norme “anti rave” considerat­e da più parti talmente “generiche” da poter colpire con il carcere il dissenso di piazza.

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