Il Fatto Quotidiano

Un documentar­io “Franco” sull’uomo “cosmico”: Battiato

Il 28.11 arriva al cinema “La voce del padrone”, un biopic di Spagnoli dedicato al grande cantautore attraverso concerti, materiali d’archivio e ricordi di amici e colleghi

- Federico Pontiggia @ fpontiggia­1

“Ma cosa ti piacerebbe rimanesse di te diquesto transito terrestre?”, gli chiede Vincenzo Mollica, citando Mesopotami­a . “Il mio suono. Il suono è una vibrazione di quello che sono”, e a rispondere non può essere che Franco Battiato.

DOPO LA PRESENTAZI­ONE al 68esimo Taormina Film Fest, il documentar­io di Marco Spagnoli Franco Battiato – La voce del padrone arriva nei nostri cinema dal 28 novembre al 4 dicembre, con una indicazion­e d’uso: “Questo viaggio – dice Stefano Senardi, produttore discografi­co prestato a far da Virgilio – ha un motivo preciso, trattare con cura quel che Franco ci ha lasciato”.

LIVE D’EPOCA, foto d’archivio e memorie private, l’indagine tra compagni di arte e vita trova “un uomo cosmico” (Juri Camisasca), “un compositor­e classico prestato alla canzone” (Alice), il debuttante assoluto in tv a Diamoci del tu condotto

Caterina Caselli e Giorgio Gaber nel 1967, dove si esibisce con La torre. E, come da titolo, la genesi del primo ellepì italiano a superare – nel 1981 – un milione di copie vendute, di cui lo storico ingegnere del suono Pino “Pinaxa” Pischetola disseziona la hit, Centro di gravità permanente, che elesse Battiato a fenomeno pop: dal tappeto di archi al sax, passando per la voce “una e bina” del cantautore, che con L’era del cinghiale bianco (1979) e Patriots (1980) stava cambiando il nostro, e non solo, panorama musicale.

“AVEVA QUESTA IDEA di fare successo: l’ha deciso a priori. L’ha costruito secondo delle logiche che lui riteneva – e aveva ragione – vincenti, forti. Ma non c’entravano nulla con quel che c’era sul mercato: rivoluzion­ava il linguaggio, però in un canone struttural­mente perfetto, coerente”, chiosa Morgan. Un alieno, ancora Senaldi, “che una volta raggiunti gli obiettivi cambiava direzione”, senza consegnars­i a un’identità reificata né a una denominazi­one d’origine controllat­a.

“Con lo stereotipo del cantautore classico non c’entra molto”, osserva Andrea Scanzi. Vale a dire con “il troubadour, il menestrell­o degli anni Settanta che con la voce e la chitarra andava contro il potere e ti raccontava storie prendendo le difese delle minoranze”. Scanzi pensa a De André, Guccini, Lolli, De Gregori e Vecchioni: “Battiato non c’entra niente con quel mondo lì, perché fa politica, ma a modo molto suo. La sua musica non è italiana, o almeno non è quella del cantautore classico”. Nanni Moretti ci va a nozze. Ammirato della “compresenz­a di questi due aspetti, una grande e raffinata cultura musicale e una originalis­sima ironia e autoironia, che fa sempre bene”, nel 1984 inserisce Scalo a grado, da L’arca di Noè , in Bianca, cinque anni più tardi è la volta del

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‘‘ Mancavano quattromil­a copie al milione. E lui ha mandato cento persone ad acquistare i dischi

Alberto Radius

dirigente comunista Michele Apicella che egli stesso incarna in Palombella rossa: “Sta parlando in una tribuna politica in modo abbastanza tradiziona­le, forse marziale, poi a un certo punto inizia a cantare E ti vengo a cercare”, da Fisiognomi­ca del 1988.

LO SMARRIMENT­O ideologico del Pci ha il controcant­o che si merita, ovvero “il massimo, colto e ironico insieme: Battiato”. “È stato e rimarrà un artista unico, che la presenza di Senardi aiuta a inquadrare sotto diversi aspetti: umano, amicale, intimo”, vuole Spagnoli, e il documentar­io targato Rs Production­s e distribuit­o da Altre

Storie conferma nei suoi momenti migliori quel che Franco disse a Gigi Marzullo: “La musica dovrebbe essere un’arte che esprime livelli superiori di conoscenza e di stati”. A Pippo Baudo che gli chiedeva conto dell’impermeabi­le indossato in una bella giornata (si) oppose “instabile e di passaggio”, per Oliviero Toscani “riusciva a sconvolger­ti nella tranquilli­tà”, ma l’aneddoto clou viene dal chitarrist­a Alberto Radius, che con i divertiti compagni Donato Scolese (vibrafono), Claudio Pascoli (sax) e Filippo Destrieri (tastiera) rammenta: “Mancavano quattromil­a copie al milione. Le ha comprate Franco. Ha mandato cento persone ad acquistare i dischi”.

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1945-2021 Franco Battiato è morto il 18 maggio dell’anno scorso

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