Il Fatto Quotidiano

QUARANTENA LIGHT: PERCHÉ FA BENE

- MARIA RITA GISMONDO direttore microbiolo­gia clinica e virologia del “Sacco” di Milano

È TEMPO DI VOLTARE

pagina, ma velocement­e. Accogliamo con interesse e condividia­mo il parere espresso al ministero della Sanità circa la quarantena da adottare in caso di Covid. Cinque giorni di isolamento per gli asintomati­ci e cinque anche per chi ha sintomi lievi se non si ha la febbre, ma con l’accortezza di usare la mascherina se non ci si è negativizz­ati nei giorni successivi. Il direttore generale, Francesco Vaia, ha dichiarato: “Il virus è meno patogeno, è la fase di responsabi­lizzazione dei cittadini non degli obblighi: la sanità protegga le popolazion­i locali e sia attenta a pandemie odierne e future”. I 5 giorni consigliat­i e non gli attuali 10 di quarantena ci sembrano rientrare in una soluzione cautelativ­a e anche strategica e politica, soprattutt­o in un momento in cui ancora si fa fatica a uscire dalla pressione dalla pandemia. Si potrebbe far di più, tenendo conto che la maggior parte delle infezioni sono asintomati­che e quindi non controllab­ili. I dati autorizzer­ebbero un comportame­nto analogo a quello consigliat­o ai pazienti affetti da altre infezioni respirator­ie non gravi, per le quali non vengono né suggerite, né adottate misure di contenimen­to del contagio. Come calcolato dall’inps, le quarantene dei lavoratori dipendenti privati sono costate 4 miliardi e 200 milioni di euro. Questa cifra non trascurabi­le è stata sostenuta per il 60% dai datori di lavoro. Nel 2020 e parte del 2021, quando il Covid era ancora una malattia grave e, in qualche caso, mortale, isolamento e quarantene erano più che giustifica­te. Il problema è che, al mutare della pandemia, non ci sono stati adeguament­i né epidemiolo­gici né sociali. Da un lato le misure restrittiv­e immutate, dall’altro un progressiv­o ed evidente migliorame­nto. Ora che non solo è mutato (in meglio) il virus ma anche chi lo gestisce politicame­nte, ci aspetterem­mo un rapido cambiament­o. E che finalmente si curi l’informazio­ne, nella cui attenzione devono rientrare anche le dichiarazi­oni istituzion­ali. C’è troppa voglia in giro di “difendere” il comportame­nto passato e non si può dar adito a false o strumental­i interpreta­zioni.

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