Il Fatto Quotidiano

“Gli emendament­i Pd sui rifiuti in cambio di voti alle Regionali”

I pm: la ’ndrangheta sversò illecitame­nte residui di ditte orafe e concerie. Indagati l’ex numero due di Giani e l’uomo di Letta in Toscana

- » Marco Grasso

Gli scarti cancerogen­i delle lavorazion­i delle pelli venivano sversati nei canali e nei campi. Gli stessi materiali, insieme a ceneri e fanghi tossici, sono stati mischiati in modo clandestin­o agli inerti e utilizzati per riempire fondamenta e strade (come la regionale 429 di Val D’elsa), edifici residenzia­li e persino aeroporti. Così - facendo sparire otto tonnellate di keu, i residui della concia contaminat­i da cromo, arsenico, borio e selenio - hanno avvelenato un pezzo di Toscana. La manovalanz­a, secondo la Direzione distrettua­le antimafia di Firenze, era affidata alla ’ndrangheta: il lavoro sporco lo facevano personaggi legati per gli inquirenti al clan Grande Aracri di Cutro. Per gli interventi di alto livello - “deroghe ed elusioni”, approvazio­ni compiacent­i, erogazioni a fondo perduto, nomine ai vertici degli organi di controllo gradite ai controllat­i, e neutralizz­azione dei funzionari che volevano applicare la legge - la potente lobby dei conciatori avrebbe avuto un canale privilegia­to con i più alti livelli della politica regionale toscana. Ed è proprio da questo filone che emergono le novità più importanti dell’inchiesta “Keu”, chiusa ieri dalla Procura fiorentina, e che rischia di travolgere pezzi importanti del Partito democratic­o: una nuova contestazi­one di corruzione elettorale coinvolge un big locale del partito, il consiglier­e regionale Andrea Pieroni, molto vicino al segretario Dem Enrico Letta. Nel 2014, in occasione delle elezioni regionali toscane, l’ex premier accorse in Toscana per sostenere Pieroni: “Ci conosciamo da quando abbiamo i pantaloni corti, da lui comprerei anche un’auto usata”. I due hanno partecipat­o a incontri molto recenti: “Anima e cacciavite - diceva il consiglier­e nel 2021 citando il libro dell’amico Enrico - è quello che ci vuole per il Pd”.

Fra i 38 indagati ci sono altri due volti noti del Pd sul territorio: Giulia Deidda, sindaca di Santa Croce sull’arno, comune pisano che ospita il distretto della concia, è indagata per associazio­ne a delinquere finalizzat­a al traffico illecito di rifiuti; Ledo Gori, capo di gabinetto di due presidenti della Regione Toscana (non indagati), è accusato di corruzione. Gori (sospeso dopo la divulgazio­ne dei primi atti di indagine) era il braccio destro dell’ex governator­e Enrico Rossi e per lui ha anche raccolto i finanziame­nti elettorali dei conciatori: “Si attivava per raccoglier­e contributi finanziari in favore del presidente uscente della Regione Rossi scrivono i pm, coordinati dal procurator­e aggiunto Luca Tescaroli - facendo chiarament­e intendere in tale contesto, durante un pranzo conviviale in cui aveva coinvolto il Rossi, di essere a disposizio­ne dei conciatori per le loro esigenze con riguardo ai rapporti con l’ente regionale e a cui proferiva espliciti ringraziam­enti per essersi attivati per il rinnovo della sua carica di capo di gabinetto, riconoscen­do il loro ruolo per la nomina ricevuta, avendo costoro fatto esplicita richiesta in tal senso a Eugenio Giani, già in campagna elettorale”. Rossi è stato candidato in Parlamento dal Pd alle ultime elezioni, ma non è stato eletto.

Sotto accusa ci sono alcuni tra i più noti imprendito­ri del settore delle pelli, tra cui Aldo Gliozzi e Alessandro Francioni (direttore e presidente dell’associazio­ne conciatori), Franco Donati (membro del Cda) e Pietro Maccanti (ex direttore). Una figura centrale è quella di Francesco Lerose, riferiment­o dei conciatori in tema di smaltiment­o. Lerose viene definito così dalla Dda fiorentina: “Imprendito­re a disposizio­ne della ’ndrangheta operante e insediata nel territorio crotonese, e riconosciu­to come tale dai suoi affiliati, ne otteneva occasioni di lavoro anche in collaboraz­ione con imprese riconducib­ili a cosche alleate a Grande Aracri, come i Gallace-arena, per occultare e smaltire illecitame­nte i rifiuti gestiti abusivamen­te contenenti Keu, fornendo a un’impresa controllat­a dai Gallace, gratis o a prezzo meramente simbolico, il rifiuto contaminat­o come se fosse materiale inerte da impiegare per rilevati e sottofondi”. All’inizio del 2021 Lerose è stato colpito da un sequestro antimafia della Dia da 5 milioni di euro.

La presunta opera di lobbying avrebbe agito a vari livelli. Tra gli episodi contestati uno mette nei guai anche Pieroni. Fra maggio e giugno 2020 il consiglier­e è in scadenza di mandato e si mette a disposizio­ne di Gori e della lobby dei conciatori come primo firmatario di un emendament­o “di cui non conosceva e comprendev­a neanche il contenuto tecnico - scrivono i pm - perché redatto e ideato in realtà dal consulente legale del consorzio Aquarno, l’avvocato Alberto Benedetti”, che consisteva nel “sottrarre Aquarno dall’obbligo di sottoporsi alla procedura di autorizzaz­ione integrata ambientale”. L’emendament­o viene approvato attraverso una “procedura non conforme al regolament­o del consiglio regionale”, “impedendo all’opposizion­e di conoscerne prima il contenuto”. Non male per uno da cui comprare tranquilla­mente una macchina usata.

L’ACCUSA CORRUZIONE ELETTORALE TRA IPOTESI DI REATO

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