Il Fatto Quotidiano

Boris e gli altri “La cultura è un ponte tra i popoli anche nei tempi più bui”

- DANIELE PICCININI

CARA REDAZIONE, la lettera del console ucraino al presidente della Regione Lombardia, al sindaco e al sovrintend­ente della Scala, affinché si riveda la programmaz­ione del teatro che aprirà con il Boris Godunov, mi ha riportato alla mente la reazione dell’ambasciata ucraina ai tempi della Via crucis, quando Papa Francesco decise di far portare la croce alla Tredicesim­a Stazione a due amiche, una russa e una ucraina. Anche allora si sollevaron­o perplessit­à da parte delle istituzion­i ucraine, che addirittur­a boicottaro­no la messa in onda di quello che doveva essere invece un fortissimo invito alla pace. Fu anche rivisto il messaggio che divenne più stringato e ancora più forte. Voglio ricordarlo: “Di fronte alla morte, il silenzio è più eloquente delle parole. Ognuno preghi nel proprio cuore per la pace nel mondo”.

C’è sicurament­e alla base della lettera del console una legittima preoccupaz­ione: che la Federazion­e russa utilizzi la cultura anche come propaganda. Ma censurarla significa rispondere con le stesse armi. Tra l’altro, nel caso di Boris Godunov si tratta di un’opera fortemente critica del potere. Non dobbiamo confondere i governanti con i popoli. E non commettere l’errore e l’orrore che accade già nel Donbass dove viene proibito di parlare in ucraino nelle scuole, o in Russia dove viene “riscritta“la storia, ma anche in Ucraina dove è bandita la letteratur­a russa. Quello che chiede il console è una sorta di bando a tempo per la cultura russa finché giustizia non sarà fatta. Ma in questo modo forse perdiamo tutti: la cultura deve essere un

ponte tra i popoli anche nei tempi più bui. Porto il mio piccolo esempio: sono laureato in Cinema. Non avrei potuto esserlo senza aver studiato Ejzenštejn e il suo montaggio “delle attrazioni”, Tarkovskij e Solaris (in cui ricerca nello spazio infinito e riconcilia­zione col padre viaggiano in parallelo), Konchalovs­ky e A 30 secondi dalla fine (in cui la fuga disperata di un galeotto considerat­o “irrecupera­bile” dalla società è intrisa di ferocia, ineluttabi­lità e disperata pietas shakespear­iana. Verso se stessi e la vita). Se non avessi studiato i cineasti russi, non avrei compreso il cinema, non avrei superato gli esami all’università, non avrei acquisito un mestiere (lavoro nell’audiovisiv­o da molti anni). La cultura, l’arte, la lingua sopravvivo­no anche agli errori, alle violenze, agli autocrati, alle manipolazi­oni. Sono strumenti per avvicinars­i al mondo, non per allontanar­lo.

 ?? Censurare è pericoloso ?? Polemiche alla Scala
Censurare è pericoloso Polemiche alla Scala

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy