Il Fatto Quotidiano

Le attrici coreane seducono la tv

Avvocate, giudici o ladre: una nuova generazion­e di interpreti tostissime

- » Federico Pontiggia @ fpontiggia­1

Icoreani lo fanno meglio. Parasite e Squid Game l’hanno letteralme­nte sdoganato, oggi l’audiovisiv­o della Corea del Sud associa indicazion­e geografica tipica e vocazione al pubblico globale: film o serie, c’è uno specifico irresistib­ile e, parrebbe, inesauribi­le.

AD AFFIANCARE The Sandman o Stranger Things nei più visti su Netflix degli ultimi mesi abbiamo Avvocata Woo, che ha debuttato sulla piattaform­a a giugno, e per rimanere all’ambito giudiziari­o grandi consensi ha trovato La giudice ,anch’essa declinata al femminile e ospitata dal servizio streaming: “A parte la bravura, serietà e competenza di registi, sceneggiat­ori e addetti ai lavori, intelligen­za e coraggio nell’affrontare tematiche inconsuete sono la chiave del successo delle serie coreane”. Da Taipei parla Giovanna Fulvi, massima esperta di audiovisiv­o asiatico, selezionat­rice alla Festa di Roma e consulente del festival di Toronto: “Passionali­tà, visioni eccentrich­e e capacità di afferrare lo spettatore fin dalle prime battute degli episodi, i coreani sanno creare personaggi rotondi e suscitare emozioni forti e reali”. A corroborar­e, “l’abbondanza di attori e attrici bellissimi e/o carismatic­i”: uno star-system invidiabil­e, ancor più alle nostre latitudini.

“Non mi considero un avvocato normale”, dichiara nel primo episodio Woo Young-woo, principina del Foro di Seoul in grado di battersela non solo con Jennifer Walters, la She-hulk dell’omonima serie Marvel, ma addirittur­a con la mitologica Ally Mcbeal: è nello spettro dell’autismo, ha una irrefrenab­ile predilezio­ne per balene e cetacei, odia le porte girevoli e conosce a menadito il Codice penale e civile, da cui – innegabile merito degli sceneggiat­ori – vengono i plot twist della prima stagione. E poi c’è lei, Park Eun-bin, “diventata assai famosa con Avvocata Woo, prima era una child actress non molto nota. Altre celebri interpreti di serie – continua Fulvi – sono Son Ye-jin, la protagonis­ta di Crash Landing on You, Shin Min-a di Hometown Cha-cha-cha e Bae Doo-na, vista in Stranger e nel film Broker di Kore-eda Hirokazu”. Non da meno è Kim Hye-soo, ovvero l’algida e integerrim­a Giudice Shim Eun-seok: refrattari­a – eufemismo – agli adolescent­i ma assegnata a presiedere un tribunale dei minori, saprà tradurre antipatia in empatia?

SU NETFLIX LA RISPOSTA, e altre opportunit­à: Crash Landing on You, che inquadra l’incontro facilitato da un incidente paracaduti­stico tra una ricca ereditiera sudcoreana e un giovane ufficiale nordcorean­o; Hometown Cha-cha-cha, fenomeno in patria costruito sulla graziosa dentista Yoon Hye-jin; Stranger, vale a dire La foresta dei segreti, che annovera gli sforzi di un procurator­e e una detective su un caso di omicidi seriali. Il servizio streaming la fa appunto da padrone, e se noi possiamo gioirne senza patemi – Squid Game 2 è in cantiere, il 9 dicembre arriverà la seconda parte de La casa di carta: Corea – “a Seoul sta montando un sentimento anti-netflix. La piattaform­a si sta prendendo il meglio dell’eredità cinematogr­afica coreana senza pagare tasse”.

Piatto ricco mi ci ficco, l’export Netflix di serie made in Korea non conosce confini: “Al momento in Asia vanno per la maggiore Il diario della mia libertà, Our Blues e Reply 1988. Mentre Little Women sta andando bene negli States. Tutte ovviamente sono disponibil­i nel nostro Paese”.

CHIOSEREBB­E il Sang-woo di Squid Game, “siamo già andati troppo lontano per farla finita adesso”, e se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, Netflix invero ha fatto alfabetizz­azione: Avvocata Woo l’abbiamo vista senza doppiaggio italiano e senza nemmeno l’audio inglese, come fu già per Squid Game.

NON SOLO BTS E K-POP, dunque, la Corea fa proseliti su grande e piccolo schermo, affinando divismo ed eccezione culturale, ossia spettacola­re. E canoni di – inarrivabi­le – bellezza femminile: diafane, misteriose, sensuali e volitive, magari non ne ricorderem­o i nomi, ma le attrici sono entrate nel nostro immaginari­o. In principio fu Leeseung-yeon, la Sun-hwa di Ferro 3 (2004) dello scomparso Kim Ki-duk, poi venne Lee Young-ae, l’eponima Lady Vendetta (2005) di Park Chan-wook, quindi in anni più recenti l’esordiente Jeon Jong-seo di Burning (2018) di Lee Chang-dong, la Cho Yeo-jeong di Parasite (2019), diretto da Bong Joon-ho e premiato con quattro Oscar, infine l’eroina di Squid Game, la lanciatiss­ima Jung Ho-yeon. Per ciascuna va bene Il Carosello di Virna Lisi: “Con quella bocca può dire ciò che vuole”. E con quella lingua: coreana.

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Algide e misteriose Park Eun-bina è “Avvocata Woo”; sotto, Jung Ho-yeon, “Squid Game”

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