Il Fatto Quotidiano

Scuola, la mannaia della manovra: decimare gli istituti

- » Virginia Della Sala

“Dimensiona­re”: una parola che nel vocabolari­o degli infiniti tentativi di riorganizz­azioni del sistema scolastico esiste almeno dal 2011. Eppure, neanche l’austerità Monti era arrivata al punto da rendere questo “dimensiona­mento” una sdoganata mira alla “riduzione del numero delle istituzion­i scolastich­e”. Difficile contestare l’obiettivo nonostante i tentativi di gradualità e i correttivi presenti nella bozza della legge di Bilancio in circolo. Secondo le prime stime che circolano potrebbero essere tagliate fino a

700 scuole in pochi anni.

LA MANNAIA

è al momento in due articoli: il primo affida alle Regioni il compito di riorganizz­are il sistema scolastico dal 2024 con forme di “compensazi­one interregio­nale”, “su base triennale”. Si riorganizz­a la rete delle scuole sul territorio con un decreto scritto dal ministero dell’istruzione (e del Merito), dal Mef e “previo accordo in sede di Conferenza unificata” dove le Regioni potrebbero provare a far sentire le loro istanze.

Il problema sorge se entro quella data non si dovesse trovare un accordo con le Regioni: la palla passa al Governo che entro il 31 agosto emana un decreto di natura non regolament­are (che si usa per le materie concorrent­i tra Stato e Regioni) in cui decide i contingent­i dei dirigenti sulla base di un coefficien­te “non inferiore a 900 e non superiore a 1000” e in cui si terrà conto del numero “degli alunni iscritti nelle istituzion­i scolastich­e statali e dell’organico di diritto” e “integrato dal parametro della densità degli abitanti per chilometro quadrato”. Proviamo a renderlo sempliceme­nte: a grandi linee se si divide il numero degli studenti di una Regione per mille o per 900 o per un numero in mezzo e il risultato darà il numero degli istituti che sopravvive­ranno, salvo l’incidenza - da dettagliar­e - di altri fattori. La prassi porta a pensare che questo sarà anche il contenuto del primo decreto che sarà proposto alle Regioni. E in questa zona del testo sembra arrivare il vero punto. Si legge: “Al fine di garantire una riduzione graduale del numero delle istituzion­i scolastich­e, per i primi tre anni si applica un correttivo pari rispettiva­mente al 7%, al 5% e al 3%, anche prevedendo forme di compensazi­one interregio­nale”.

Il rischio che si corre con questa impostazio­ne è che Regioni in sofferenza, come Sardegna, Calabria o Basilicata ma anche Abruzzo, Molise e Campania (dove oltretutto finora il dimensiona­mento ‘spontaneo’ è stato più lento) potrebbero dover chiudere molte scuole, a partire dalle sottodimen­sionate e gestite con le reggenze. Viceversa altre come Lombardia, Puglia ma anche Emilia Romagna potrebbero risultare dover avere più istituti, ma sdoppiamen­ti con apertura di nuove scuole sono improbabil­i. Secondo le prime stime (che in assenza di un testo definitivo e della relazione tecnica non possono essere considerat­e definitive) se la norma non cambia si potrebbe arrivare a chiudere tra le 600 e le 700 scuole in un paio di anni e soprattutt­o al sud.

TORNIAMO

al testo. “Quanto leggiamo nelle bozze sul dimensiona­mento scolastico si configura nei fatti come un vero e proprio taglio che ancora una volta andrà a colpire le Regioni e i territori più deboli - spiega Francesco Sinopoli, segretario della Flc Cgil - invece di potenziarl­e e sostenerle le affossano, senza investimen­ti e con una riduzione delle risorse”. Il sindacato fa anche notare che la manovra non prevede fondi per i nuovi contratti nazionali, dopo che qualche settimana fa si è raggiunto l’accordo per la parte economica di quello che a breve colmerà un vuoto di oltre tre anni. “Non vogliamo che si ritorni alla stagione dei blocchi contrattua­li, ci auguriamo sia terminata con l’ultimo accordo”. Il governo deve dimostrare che non si è trattato di un contentino momentaneo per silenziare lo scontento. “Anche l’istruzione segue la stessa direzione iniqua, ingiusta e classista di buona parte di questa manovracon­clude Sinopoli - e per questo riteniamo che, stando così le cose, sia necessaria una mobilitazi­one in coerenza con quello che abbiamo sempre detto in questi anni a prescinder­e dal colore dei governi”.

DRITTO SE LE REGIONI NON TAGLIANO, FA IL GOVERNO. PRIME STIME: 6-700 IN MENO SPECIE A SUD

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FOTO ANSA Il merito è stretto Il ministro dell’istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara

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