I “rossi” dem: o Amendola o Ricci per battere Schlein
Il sindaco di Pesaro presenta dieci punti, ma non si candida (ancora). L’ex ministro l’altra opzione della sinistra
La sinistra del Pd è divisa in diversi pezzi e non ama Stefano Bonaccini, governatore emiliano e candidato al congresso dem. Però ad oggi è ancora meno convinta da Elly Schlein, per adesso non candidata ma sicura concorrente, che gode dell’appoggio (ufficioso) di Dario Franceschini e della simpatia di Enrico Letta. Anche per questo, la parte più rossa del Pd cerca un nome su cui raggrumarsi. Almeno nella prima fase del congresso, quella riservata al voto degli iscritti, che sceglieranno i due candidati finali alle primarie aperte a tutti del 19 febbraio. E ad oggi la sua carta potrebbe essere Matteo Ricci, sindaco di Pesaro che in un sabato mattina presenta le sue dieci nuove idee per un Pd “tosto e combattivo” nel circolo di San Giovanni, a Roma, senza però ancora c a n d id a r s i ufficialmente.sullo sfondo attende l’ex ministro Vincenzo Amendola, altro nome possibile per riunire i “rossi” con i big del Sud, i governatori Vincenzo De Luca e Michele Emiliano.
DI SICURO
la sinistra cerca un candidato che possa giocarsela con Schlein nella partita dei circoli e magari andare al ballottaggio con Bonaccini - favorito - con cui poi si potrebbe trattare. È anche questa la partita nel Pd che cerca un’identità. “Abbiamo perso le elezioni politiche perché non avevamo una nostra bandiera” conferma Ricci sotto lo sguardo della presidente del I Municipio, Lorenza Bonaccorsi, e di Claudio Mancini, deputato e ombra del sindaco di Roma Roberto Gualtieri, come lui in ottimi rapporti con Goffredo Bettini. Cioè il demiurgo dem che lunedì sarà a Pesaro per presentare il suo libro A sinistra da capo proprio con Ricci e un parterre significativo: Emiliano, il 5Stelle Stefano Patuanelli e il capogruppo dem in Europa Brando Benifei.
Nell’attesa, il sindaco dice come la pensa più o meno su tutto. “Conte e le destre hanno fatto un peccato mortale a far cadere il governo Draghi, ma è stato altrettanto grave quando Italia Viva ha fatto cadere il governo Conte-gualtieri (cioè il Conte II, ndr)”. Ricci è stato un antesisignano dell’apertura ai 5Stelle - “feci entrare in giunta a Pesaro una grillina che rischiò l’espulsione” ma una bottarella a Conte la dà: “Deve avere più rispetto della nostra comunità, ha ottenuto i soldi del Pnrr anche grazie al nostro sostegno”. Il vero anatema però è per Renzi: “Lui vuole solo inquinare, deve essere lasciato fuori dal nostro congresso”. E di conseguenza per Calenda: “Chi fa da stampella al governo Meloni chiarisce il quadro”. Dopodiché “la sinistra deve tirare fuori la gente dalla povertà o non è sinistra, e il Pd deve essere il partito del lavoro” si scalda Ricci, che dice no al presidenzialismo e all’autonomia differenziata - che invece piace molto a Bonaccini – e invoca “un negoziato di pace” prima possibile in Ucraina, per evitare “l’escalation militare” (e non potrà dispiacere a Conte). “Dobbiamo essere più sorridenti, sembriamo un luogo di depressi” finge di scherzare. È serissimo invece quando dice che vuole rappresentare i sindaci del Pd: “Al partito ci dicevano sempre di stare buoni, ma ora della politica nazionale ce ne vogliamo occupare noi, anche se il congresso ha regole bizzarre”. Lei sarà il candidato della sinistra dem, gli chiede il Fatto? “Non vengo da lì, ma dobbiamo avere la barra più a sinistra. Comunque per le candidature c’è tempo fino al 27 gennaio”. E l’apertura di Conte al Pd in Lombardia? “Intanto dobbiamo pensare al nostro profilo, ma chi si sottrae a un confronto fa un favore alla destra”. In contemporanea, a Napoli, si tiene il dibattito “Fronte progressista, quale futuro”. Presenti Roberto Fico, il sindaco di Bologna Matteo Lepore e il segretario dem Marco Sarracino (il sindaco di Napoli Manfredi ha dovuto marcare visita, per il disastro a Ischia).
AL 5STELLE chiedono ovviamente del rapporto con il Pd, e Fico è come suo costume cauto: “Non si possono fare fusioni a freddo, bisogna avere programmi seri e comuni e non accozzaglie di campi larghissimi”. Tradotto, salutoni a Renzi e Calenda. “Se siamo pronti a discutere coi dem in Lombardia, a differenza che nel Lazio, è anche perché Iv e Azione sostengono la Moratti” ricordano dal M5S. Invece Lepore, dem molto a sinistra che con Bonaccini ha un rapporto di mera cortesia, semina nuvoloni neri sul congresso: “Non è iniziato, manca il confronto sulle idee, e questo non è all’altezza della nostra comunità”. Non gli piace, questa contesa che è ancora nel segno delle correnti, e lo sta dicendo da giorni.
Oggi sarà a Roma all’evento di un altro sindaco, il fiorentino Dario Nardella, che radunerà gli amministratori locali dem in un cinema del centro. Tutti li cercano e li invocano, i sindaci. E figurarsi Nardella, da giorni dato come possibile candidato al congresso in ticket con Schlein, sempre su spinta di Franceschini. Oggi però non dovrebbe sciogliere la riserva. “È ancora presto” dicono dalle varie anime del Pd. Mentre Bonaccini recluta maggiorenti sui territori e Schlein prepara la sua campagna. Ma siamo ancora alla pre-tattica: sui nomi.
FICO “NO A FUSIONI A FREDDO COI DEMOCRATICI, SERVE TEMPO”