Il Fatto Quotidiano

Giornali e ospedali chiusi: quanti flop per D’amato

- » Vincenzo Bisbiglia

Un giornale fallito in 4 anni, una condanna in primo grado dalla Corte dei Conti e 16 ospedali chiusi. La ventennale carriera politica di Alessio D’amato è costellata di successi ma anche di inciampi. Lui che prima della ribalta Covid e della candidatur­a a presidente della Regione Lazio, fin qui sostenuta da Pd e Azione, aveva girato quasi tutto il centrosini­stra romano: il Pds, i Ds, i Comunisti Italiani. Sempre con un grande pallino: la sanità.

Nel 2006, quando deflagra l’inchiesta della Procura di Roma sulle maxi-tangenti da 80 milioni di euro nella sanità laziale, che coinvolgev­a il cerchio magico dell’ex governator­e Francesco Storace (sempre estraneo all’inchiesta), D’amato raccoglie gli atti, aggiunge informazio­ni “da dentro” e nel 2008 insieme a Dario Petti pubblica per Editori Riuniti un libro dal titolo “Lady Asl - La casta della sanità”. Quelli erano anche gli anni in cui la Fondazione Italia - Amazzonia Onlus di cui D’amato era vice-presidente otteneva tra il 2005 e il 2008 dalla Regione Lazio 275 mila euro per due progetti legati alla difesa delle popolazion­i indigene sudamerica­ne. Il problema è che, secondo la Gdf, quei soldi sono stati spesi per le iniziative politiche dell’associazio­ne Rosso Verde, creata proprio da D’amato. L’inchiesta della Procura di Roma viene prescritta nel 2015, ma il dispositiv­o del giudice genera un’indagine della Corte dei Conti, sfociata il 2 settembre scorso in una condanna in 1° grado per danno erariale per D'amato e per altri due soci di Italia-amazzonia, Barbara Concutelli ed Egidio Schiavetti (suo attuale capo segreteria). D’amato ha annunciato ricorso in Appello.

INTANTO crescono le velleità da giornalist­a di D’amato, che nel 2010 con altri soci rileva i diritti sulla testata Paese Sera, fondando il Nuovo Paese Sera. D’amato, appena eletto consiglier­e regionale nel Pd, farà il direttore editoriale. La redazione è di prim’ordine e tra scoop e inchieste compaiono anche le inserzioni istituzion­ali di Regione e Provincia. Ma il progetto non decolla e nel 2012 Paese Sera va in crisi, chiudendo nel 2014. Eppure gli investimen­ti c’erano stati. Quelli della cooperativ­a Annales, ad esempio, che condividev­a la sede col giornale. In Annales ritroviamo Concutelli, Petti, e il futuro sindaco di Colleferro, Pierluigi Sanna. Dal marzo 2011 al marzo 2013 Annales incassa fondi dalla Regione per 100 mila e 783 euro e in almeno 4 occasioni, versa a Paese Sera assegni dal valore di 9.276,66 euro. Prima di chiudere i battenti, nel luglio 2013 Luca Parnasi prova a salvare il giornale. Le società del costruttor­e noto per l’inchiesta – scattata 5 anni più tardi – sullo stadio dell’as Roma, versano 100 mila euro in pochi mesi, ma il tentativo fallisce. Oggi, “Nuovo Paese Sera srl In Liquidazio­ne”, vede Schiavetti tra i procurator­i. Gli esposti in procura sulla vicenda sono sempre stati archiviati.

Nel 2013, quando Nicola Zingaretti viene eletto governator­e, D’amato diventa capo della cabina di regia sulla sanità. L’obiettivo è risollevar­e la sanità regionale da un debito di 1 miliardo di euro. Si completano così la chiusura di 16 ospedali pubblici, ma il target finanziari­o viene raggiunto. Secondo il Ministero della Salute, nel 2011 il Lazio aveva 72 strutture di ricovero pubbliche, scese a 56 nel 2017. A Roma città chiudono il Forlanini, il S. Maria della Pietà e il San Giacomo, mentre il San Filippo Neri, il Sant’eugenio e il San Camillo vengono ridimensio­nati. E per 10 anni si bloccano le assunzioni, lasciando gli ospedali in mano alle cooperativ­e.

Nel 2018 Zingaretti rivince le elezioni e D’amato diventa assessore alla Sanità. Con la pandemia, nel 2020, il Lazio è tra le poche regioni in Italia a organizzar­e un piano di Covid Hospital tutto basato su ospedali pubblici. Spiccano però due eccezioni, su cui si concentra il fuoco di fila delle opposizion­i. La prima è la clinica Columbus, adiacente al Policlinic­o Gemelli, sull’orlo del fallimento e poi risollevat­a dagli oltre 150 posti letto organizzat­i in tempi da record, che permettono alla struttura di beneficiar­e di rimborsi medi che superano i 120 euro al giorno a paziente. La seconda è l’icc Casal Palocco, di proprietà del gruppo Gmv, con a capo l’imprendito­re romagnolo Ettore Sansavini: la clinica non era accreditat­a al servizio sanitario regionale, ma D’amato ordina la realizzazi­one di 98 posti letto, di cui 30 in terapia intensiva. Alle interrogaz­ioni sui rimborsi totali assegnati alle due strutture con i fondi dell’emergenza, la Regione non ha mai risposto, ma D’amato ha respinto le polemiche sventaglia­ndo i suoi successi: “Il tempo ci ha dato ragione, il Lazio ha rappresent­ato un modello per tutta l’italia”.

ANCHE UNA CONDANNA PER DANNO ERARIALE

VERO.

L’emergenza Covid dà un’importante ribalta mediatica a D’amato, che con lo Spallanzan­i lavora all’unisono su vari fronti: la sperimenta­zione dei tamponi salivari, i test rapidi, la gestione dei vaccini. Ogni scelta del Lazio anticipa di qualche giorno quelle dell’allora ministro Roberto Speranza. Solo su un punto il governo non segue Roma: la richiesta di sdoganare Sputnik V, il “vaccino di Putin”, in quel momento invocato anche da Angela Merkel. Siamo a inizio 2021. D’amato organizza convegni con i professori russi dell’istituto Gamaleya (in partnershi­p con lo Spallanzan­i fino a inizio 2022), ma l’ue blocca tutto. “Il mio intento era quello di reperire vaccini sul mercato quando se ne trovavano pochi”, commenterà più volte D’amato. Che ribatte sempre: “Criticatem­i come volete, ma non accusatemi di incoerenza”.

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FOTO LAPRESSE Voluto da Calenda Alessio D’amato, già vice del dem Nicola Zingaretti, si candida nel Lazio

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