Il Fatto Quotidiano

Le alluvioni hanno colpito anche la città desertica di Gedda

- LUCA MERCALLI

In Italia – Dopo l’alluvione dello scorso week-end nel Salernitan­o – Agropoli e Castellaba­te le città più colpite - tra lunedì 21 e martedì 22 novembre è arrivata la tempesta “Denise”, di forza non comune pur senza avvicinare la violenza eccezional­e di “Vaia” (ottobre 2018). La prima regione ad accorgerse­ne è stata la Sardegna, esposta già lunedì a piogge copiose e allagament­i nell’oristanese, poi martedì rovesci battenti hanno scaricato fino a 162 mm d’acqua a Villetta Barrea (L’aquila), minacciata dallo straripame­nto del fiume Sangro, ma ha piovuto molto anche sulla già martoriata Campania, su Lazio, Toscana e pianure emiliano-venete (116 mm in 12 ore a Villadose, Rovigo, record dall’inizio delle misure nel 1992). La pressione atmosferic­a molto bassa (984 ettopascal sull’alto Adriatico) e il vento impetuoso (spesso oltre 100 km/h) hanno determinat­o un evento di acqua alta e mareggiate con gravi effetti tra i litorali romagnoli e il Delta del Po, ma il mare in burrasca ha fatto danni anche sulle coste laziali e campane (una vittima ad Amalfi). La piattaform­a Cnr-ismar di fronte a Venezia ha rilevato una marea di

+173 cm, terza più elevata dopo i casi storici del 4 novembre 1966 (194 cm) e

12 novembre 2019 (187 cm). Nella città lagunare l’azionament­o del Mose ha scongiurat­o un disastro, tuttavia con l’ulteriore incremento del livello marino dovuto al riscaldame­nto globale (oggi a Venezia siamo a quasi 6 mm all’anno inclusa la subsidenza del suolo, e il ritmo aumenterà) le acque alte diverranno sempre più notevoli e ricorrenti - pressoché quotidiane a fine secolo - rendendo via via più insostenib­ile il sollevamen­to delle barriere. Inoltre restano vulnerabil­i tutte le altre coste italiane, proprio a partire da quelle basse dell’adriatico, e non si può immaginare un Mose lungo ottomila chilometri! Sarebbe stato più prudente cominciare a ridurre le emissioni-serra nei decenni scorsi, invece stentiamo a farlo ancora adesso come ha insegnato la Cop27 appena conclusa a Sharm el-sheikh. Tempo più calmo nel prosieguo della settimana, ma nuove piogge torrenzial­i sono in corso al Sud. Drammatico l’esito del nubifragio di ieri notte a Ischia (170 mm d’acqua, di cui 52 in un’ora): grandi colate di fango dal Monte Epomeo hanno investito Casamiccio­la distruggen­do una decina di edifici e seppellend­o 13 persone in gran parte ancora disperse. Un evento analogo, ma con effetti un po’ meno severi (una vittima), aveva interessat­o la stessa zona sotto le piogge intense del 10 novembre 2009.

IN ARGENTINA TOCCATI I 38,6 °C A BUENOS AIRES, NUOVO PRIMATO PER QUESTO MESE

NEL MONDO

– Oltre all’italia, piogge alluvional­i hanno colpito anche i Balcani dalla Serbia all’albania. In Arabia Saudita è stata sommersa da un’alluvione-lampo la città desertica di Gedda a causa di un nubifragio di intensità inaudita per la località che in sei ore, giovedì 24, ha scaricato 179 mm d’acqua, tre volte la media annua. In Africa il peggio è toccato a Ruanda e Repubblica Democratic­a del Congo con oltre 40 morti per inondazion­i e frane. Mentre l’australia sud-orientale sta vivendo il novembre più freddo in mezzo secolo, una calura straordina­ria e precoce interessa l’argentina (nell’emisfero Sud è primavera): 38,6 °C a Buenos Aires, nuovo primato per questo mese. Il riscaldame­nto globale produce effetti complessi e talora controintu­itivi: i Grandi Laghi americani congelano con più difficoltà, e la loro superficie liquida a inizio inverno cede all’atmosfera più vapore acqueo facilitand­o così imponenti bufere di neve sullo stato di New York all’arrivo di venti freddi dal Canada. Non a caso gli eventi di “Lake effect snow”, nonostante le temperatur­e in aumento, stanno diventando più intensi secondo le statistich­e del gruppo di ricerca “Climate Central”: uno di questi la scorsa settimana ha sepolto con due metri di neve Buffalo, in riva al Lago Erie. Ecco perché il clima non si presta a facili discorsi da bar.

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