L’europa è stufa: “Solo gli Usa traggono profitti dal conflitto”
Cosa c’è in ballo Il gas liquido smerciato a cifre altissime, il commercio di armi: Bruxelles ha tanti appunti da fare a Biden
SParigi si arrabbia Macron: “Il prezzo Gnl non è amichevole” Washington ripristina i legami con Maduro
embrava fosse un’analisi e un giudizio espressi dai soliti pacifisti dubbiosi. E invece il nodo dello scontro sotterraneo tra Europa e Stati Uniti viene segnalato con grande rilevanza proprio negli Stati Uniti da un articolo del quotidiano Politico, uno dei più interni e letti nell’establisment nordamericano.
Il quotidiano ha raccolto dichiarazioni anonime di alti funzionari Ue secondo cui “il paese che trae maggior profitto da questa guerra sono gli Stati Uniti perché vendono più gas e a prezzi più alti, e perché vendono più armi”. Un’accusa che nemmeno il pacifista più incallito ha formulato con simile nitidezza.
“Siamo davvero in un momento storico”, aggiunge il funzionario Ue, che oltre al problema del prezzo del gas punta l’indice anche sul pacchetto di sussidi ambientali da 369 miliardi contenuto nell’inflation Reduction Act (Ira) e sul quale Parigi e Berlino innanzitutto temono una concorrenza più che sleale.
GLI STATI UNITI
hanno respinto le lamentele dell’europa. “L’aumento dei prezzi del gas è causato dall’invasione dell’ucraina da parte di Putin e dalla guerra energetica di Putin contro l’europa, punto”, ha detto un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale.
Gli interessi divergenti tra le due sponde dell’atlantico tornano quindi di forte attualità in un contesto in cui i fasti e i miraggi della globalizzazione sembrano davvero scomparsi. La questione dell’ira è quindi molto delicata. Bruxelles e Washington hanno istituito una task force per affrontare la controversia. ma il ministro del Commercio dei Paesi Bassi, Liesje Schreinemacher, ha rispolverato anche il termine di “guerra commerciale”.
L’ira fornisce crediti d’imposta e sussidi ai consumatori e alle aziende statunitensi per prodotti come veicoli elettrici, turbine eoliche e idrogeno verde, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di carbonio. Entrerà in vigore il 1° gennaio e molte società europee hanno dichiarato che sceglieranno gli Stati Uniti per i loro prossimi investimenti. Olaf Scholz ed Emmanuel Macron nel loro ultimo incontro hanno concordato che i recenti piani di sussidi statali americani rappresentano misure di distorsione del mercato.
Ma sotto accusa c’è anche il nodo del gas. Per ridurre la propria dipendenza dalla Russia i paesi europei si sono rivolti agli Usa dove il prezzo del Gas liquido, il Gnl, è stato definito da Macron “non amichevole”: “Gli Stati Uniti ci vendono il loro gas con un effetto moltiplicatore di quattro volte”, ha dichiarato alla Tv francese il commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton.
Secondo quanto scrive Politico, al vertice G20 di Bali il presidente Biden “sembrava ignaro della questione” quando i leader europei gliel’hanno sottoposta. Il paradosso è che il sovranismo lungamente rimproverato a Donald Trump sembra materializzarsi con Joe Biden: “Gli Stati uniti stanno seguendo un’agenda interna purtroppo protezionista e discriminante nei confronti degli alleati degli Stati Uniti”, ha dichiarato Tonino Picula, responsabile del Parlamento europeo per le relazioni transatlantiche.
DA QUANDO È INIZIATA la crisi energetica gli Stati Uniti hanno incrementato le proprie forniture di Gnl all’europa; dai 22 miliardi del 2020 sono passati a 29 miliardi nel 2021 per arrivare nel 2022 a 50 miliardi nei primi nove mesi dell’anno. Si tratta di un tassello che contribuisce a rafforzare la proiezione commerciale degli Usa che ieri gode anche di un altro fatto nuovo: l’allentamento delle sanzioni petrolifere contro il Venezuela autorizzando Chevron a riprendere estrazioni nel Paese. Decisione che fa seguito anche all’accordo tra governo venezuelano e opposizione firmato a Città del Messico. L’america latina è troppo importante per lasciarla sguarnita.