Il Fatto Quotidiano

Putin e Biden tra aperture e smentite: “Non parliamo”

- » Alessia Grossi

Il colpo di scena, l’ennesimo, è arrivato ieri in serata, quando dalla Casa Bianca il portavoce per la Sicurezza Nazionale, John Kirby, ha detto: “Joe Biden non ha intenzione di parlare con Vladimir Putin ora” e ha aggiunto: “Spetta a Kiev decidere se e quando negoziare”. Kirby ha insistito che non si tratta di una smentita. “Nel dire che Biden avrebbe potuto incontrare il presidente russo se mostrasse segnali di voler cessare la guerra – ha spiegato il portavoce – il presidente Usa non stava indicando che questo è il momento di parlare con Putin”, visto che l’altro “non ha alcuna i n cl i n a z io n e ” al l a trattativa e con le sue azioni “mostra che vuole continuare” la guerra.

In effetti, Putin aveva a sua volta rimpallato l’invito (non invito) dell’omologo americano con una precisazio­ne “o l’occidente riconosce le annessioni, o non se ne parla di colloqui di pace”. Un’apertura che apertura non era, sebbene il portavoce, Dmitry Peskov, avesse poi sottolinea­to ancora una volta la disposizio­ne al dialogo di Mosca. “Il presidente della Federazion­e Russa è sempre stato, è e rimane aperto ai negoziati per garantire i nostri interessi”, ha detto. Spiegando che “il modo preferibil­e per raggiunger­e i nostri interessi è attraverso mezzi pacifici e diplomatic­i”.

DIPLOMAZIA MOSCA: “L’OCCIDENTE RICONOSCA I TERRITORI”

DALLA TURCHIA – il mediatore prescelto dalla Russia –, ieri a Roma è arrivato l’ennesimo incoraggia­mento a un tavolo di trattative: “Come concludere la guerra è una domanda difficile. Era più facile quando abbiamo portato i ministri degli Esteri ad Antalia e quando si sono incontrati a Istanbul alla fine di marzo. Non posso dire che erano vicini e che erano d’accordo su tutto, ma quello che stavano negoziando era relativame­nte più semplice”, ha detto il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, intervenen­do ai Med Dialogues dell’ispi. “Ora è più complicato con le nuove realtà” che “ovviamente” non sono accettabil­i per l’ucraina. Ma, soprattutt­o, Cavusoglu ha spiegato che “bisogna convincere alcuni alleati occidental­i a fare qualcosa per tornare al tavolo dei negoziati”. Dall’italia, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, alla prima delle due giornate organizzat­e dall’ispi, ha spiegato che il nostro Paese è aperto al dialogo e alla pace, ma “la Russia se vuole il dialogo deve fare marcia indietro e smettere di colpire civili inermi. Usa, Cina e Turchia possono fare molto, ma Mosca deve comprender­e che la pace non può essere la resa dell’ucraina”. Intanto l’omologo ucraino, Dmytro Kuleba, ha fatto sapere di aver avviato un altro tipo di negoziati: quelli con la Germania per il trasferime­nto in Ucraina dei sistemi di difesa aerea Patriot. Difesa necessaria, secondo lo Stato maggiore di Kiev, che ieri ha confermato il bilancio dei soldati caduti: 13 mila, secondo il consiglier­e presidenzi­ale Mykhailo

Podolyak. Un numero molto distante da quelli forniti dagli

Stati Uniti, ma anche da quelli dati in alcuni momenti della guerra dalla stessa Ucraina, che dichiarava tra 100 e 200 morti delle sue forze al giorno sul campo di battaglia,

facendo sembrare prudente la stima di Podolyak. Ieri a morire sono state tre persone e sette sono rimaste ferite nei bombardame­nti russi nella regione di Kherson. Lì le autorità hanno dichiarato che avrebbero iniziato a evacuare alcune persone con mobilità ridotta dalla città occupata dai russi di Kakhovka,

sulla riva orientale del fiume Dnepr. Tornando agli accordi, ieri il Direttore generale dell’agenzia Internazio­nale per l’energia Atomica, Rafael Rossi, a Roma ai Med Dialogues ha spiegato che “sono in corso colloqui per organizzar­e un nuovo incontro con Putin” per Zaporizhzh­ia.

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FOTO ANSA Sul terreno Soldati della Repubblica di Donetsk. Accanto, Kharkiv
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