Il Fatto Quotidiano

• 13 dicembre Pace, la conferenza di Macron e l’italia cieca dietro agli Usa

- Luana De Micco e Sabrina Provenzani

Se non c’è dubbio che l’obiettivo dei leader occidental­i sia di mettere fine al conflitto in Ucraina, no, Joe Biden ed Emmanuel Macron non hanno annunciato nessuna conferenza di pace a Parigi per il 13 dicembre. La parola pace ieri ha sollevato molte speranze, ma è il frutto di un malinteso. Il vertice di Parigi, a cui gli Stati Uniti ieri hanno confermato la loro partecipaz­ione, era già stato annunciato un mese fa, il 1º novembre, dall’eliseo dopo uno scambio telefonico tra Zelensky e Macron.

I due leader si erano accordati per organizzar­e una riunione di donatori internazio­nali, anche del settore privato, per “sostenere la resilienza” dell’ucraina durante l’inverno che si presenta difficile. Alcuni giorni fa, Macron ha confermato in un incontro con la stampa che avrebbe “co-presieduto” la conferenza con Zelensky. Ma né Parigi né Kiev hanno riferito se il presidente ucraino sarà presente o in videoconfe­renza. Né c’è traccia per ora di una partecipaz­ione russa. Del resto, nel lungo comunicato, diffuso dopo l’incontro alla Casa Bianca, in cui Biden e Macron hanno ribadito il loro sostegno indiscusso all’ucraina, si parla di “conferenza internazio­nale” e non di “conferenza di pace”. Anche se non sarà un vertice per la pace e non si sa che risultato concreto darà, Macron torna a Parigi più forte diplomatic­amente in un’europa finora immobile. Con Biden, Macron ha messo nero su bianco che i loro Paesi coordinera­nno insieme gli aiuti a Kiev. Ha ottenuto la partecipaz­ione degli Usa alla conferenza di Parigi. Il presidente francese, che vuole ritagliars­i un ruolo da protagonis­ta nelle trattative di pace, punta molto su questo vertice parigino e, come ha già fatto in passato, tenterà ancora di aprire il dialogo con Putin per convincere il presidente russo a raggiunger­e il tavolo dei negoziati: prevede di sentirlo al telefono nei prossimi giorni, anche se dal Cremlino non confermano. Da parte di Mosca la porta al dialogo per ora resta chiusa.

Roma sempre più marginale come capacità di formulare una strategia politica propria Giuseppe Cassini

DOPO L’INCONTRO CON MACRON, Biden si è detto a sua volta pronto a parlare con Putin, ma ha posto le sue condizioni: Mosca deve ritirare le truppe dall’ucraina. Anche il cancellier­e tedesco Olaf Scholz, da Berlino, ieri ha telefonato a Putin esortandol­o a ritirare le truppe per consentire una soluzione diplomatic­a al conflitto. Quale potrebbe essere il posto dell’italia in queste

manovre diplomatic­he per la pace.

A ottobre, un gruppo di oltre 40 diplomatic­i italiani non più in servizio aveva lanciato un piano europeo per una trattativa di pace in sette punti: “La guerra in Ucraina – avevano scritto – sta generando scenari devastanti, che potrebbero mettere in pericolo la vita di milioni di persone e sfociare in un inverno nucleare”. Tra i firmatari, anche l’ex ambasciato­re Giuseppe Cassini, per il quale ora l’immobilism­o della diplomazia italiana sta tenendo fuori il Paese dal tavolo dei negoziati e dalle possibili trattative: “C’è poco da essere fieri della nostra politica estera – dice Cassini al Fatto Quotidiano –. Macron non è stato con le mani in mano. Si è guadagnato un posto di primo piano, nei primi tempi di guerra con le navette tra Parigi e Mosca, ora dimostrand­o al mondo che la Francia esiste come motore di nuova diplomazia. Nel frattempo l’italia – ha aggiunto l’ex diplomatic­o – diventa sempre più marginale come capacità di formulare una sua strategia politica e continuerà a schierarsi ciecamente dietro alle direttive di Washington”.

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