Il Fatto Quotidiano

Petrolio, al via lo stop contro Mosca Domani all’opec la risposta di Putin

LUNEDÌ SCATTA L’EMBARGO DI EUROPA E G7, PRICE CAP A 60 DOLLARI/BARILE

- Nicola Borzi

La prossima sarà una settimana cruciale per gli equilibri energetici globali. Dopodomani, lunedì 5 dicembre, scatterà l’embargo Ue alle importazio­ni via mare di greggio russo, mentre il blocco dei prodotti derivati dal greggio di Mosca scatterà dal 5 febbraio. Lunedì scatterà poi il piano del G7, in aggiunta all’embargo di Bruxelles, per consentire ai trasportat­ori di esportare il petrolio russo, ma solo se questo avviene a un prezzo limitato e imposto.

La mossa arriva come sanzione dopo l’invasione dell’ucraina da parte dell’esercito di Putin scattata il 24 febbraio, per privare il Cremlino di parte delle sue entrate petrolifer­e e costringer­e uno dei maggiori produttori ed esportator­i di petrolio al mondo a cercare mercati alternativ­i. La Ue ieri è riuscita in extremis a trovare un accordo sul price cap al greggio russo a 60 dollari il barile, mentre il greggio russo degli Urali è scambiato a circa 70 dollari al barile, il Brent del Mare del Nord ne quota 85,44 e il texano Wti 79,97. L’accordo ha superato le resistenze della Polonia che spingeva per un livello ancora più basso, con un meccanismo di aggiustame­nto automatico per mantenere il limite al 5% al di sotto del prezzo di mercato. La mossa ha incassato la soddisfazi­one di Washington:

gli Usa ritengono il prezzo “adeguato” per “aiutare a limitare la capacità della macchina da guerra di Putin” in Ucraina, ha detto il portavoce del consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby.

Alcuni osservator­i ritengono che l’embargo Ue potrebbe portare a un taglio della produzione di petrolio russa da mezzo milione a un milione di barili al giorno all’inizio del 2023. Le nuove sanzioni impedirann­o inoltre alle compagnie europee di assicurare navi che trasportan­o petrolio russo verso Paesi terzi, a meno che questi non accettino un prezzo per il petrolio dettato dagli Stati occidental­i. Le entrate di bilancio della Russia da petrolio e gas sono aumentate di oltre un terzo nei primi 10 mesi dell’anno. Prima che il conflitto ucraino iniziasse il 24 febbraio, la Russia esportava circa 8 milioni di barili al giorno di petrolio e prodotti petrolifer­i. La Ue, il principale acquirente, ha tagliato gli acquisti in risposta al conflitto, ma Mosca ha dirottato con successo l’offerta verso l’asia e le esportazio­ni sono scese solo leggerment­e a 7,6 milioni di barili al giorno. Inoltre alcuni dei maggiori importator­i di petrolio russo, tra cui Cina e India, non partecipan­o all’embargo perché Mosca ha detto che non fornirà petrolio a chi vi prenderà parte. Non è poi chiaro se la flotta di petroliere ombra di cui Mosca si è dotata, in accordo con alcuni Paesi non allineati, sarà sufficient­e a consentirl­e di esportare comunque il suo greggio.

L’agenzia internazio­nale per l’energia prevede però che la produzione di greggio russo diminuirà di 2 milioni di barili al giorno entro la fine del primo trimestre del prossimo anno anche in base al bando della Ue sui prodotti petrolifer­i russi che entrerà in vigore il 5 febbraio.

Le prime reazioni alla confluenza della Ue sull’embargo al greggio russo arriverann­o

LE REAZIONI IL CARTELLO PREPARA NUOVI TAGLI PRODUTTIVI

dal cartello dei 23 Paesi produttori Opec+, che si riunirà domani e dovrebbe confermare e forse aumentare i tagli alla produzione, già decisi, per 2 milioni di barili al giorno.

Nei mesi scorsi la mossa dell’arabia Saudita che ha ridotto l’estrazione di petrolio – nonostante la feroce opposizion­e della Casa Bianca, che ha accusato il suo alleato mediorient­ale di allinearsi con Mosca – ha spinto gli Stati Uniti a drenare ai minimi le sue scorte strategich­e per calmierare i prezzi della benzina. Ma secondo l’agenzia finanziari­a Bloomberg a novembre la produzione di petrolio russo è salita a 10,9 milioni di barili al giorno, il massimo da marzo.

Dunque Putin sarebbe riuscito a invertire quasi tutte le perdite di produzione segnalate dall’inizio della guerra. Nel frattempo, come segnalato dal Financial Times, gli esperti del settore ritengono che i prossimi giorni segneranno una faglia per il mercato petrolifer­o e per l’economia globale, a causa delle fratture su posizioni geopolitic­he e dei rischi per le catene di approvvigi­onamento consolidat­e da decenni. “Una rottura storica nell’ordine energetico globale” è dietro l’angolo, dicono gli analisti.

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FOTO LA PRESSE All’attacco Greenpeace contro una piattaform­a di Gazprom nell’artico

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