Petrolio, al via lo stop contro Mosca Domani all’opec la risposta di Putin
LUNEDÌ SCATTA L’EMBARGO DI EUROPA E G7, PRICE CAP A 60 DOLLARI/BARILE
La prossima sarà una settimana cruciale per gli equilibri energetici globali. Dopodomani, lunedì 5 dicembre, scatterà l’embargo Ue alle importazioni via mare di greggio russo, mentre il blocco dei prodotti derivati dal greggio di Mosca scatterà dal 5 febbraio. Lunedì scatterà poi il piano del G7, in aggiunta all’embargo di Bruxelles, per consentire ai trasportatori di esportare il petrolio russo, ma solo se questo avviene a un prezzo limitato e imposto.
La mossa arriva come sanzione dopo l’invasione dell’ucraina da parte dell’esercito di Putin scattata il 24 febbraio, per privare il Cremlino di parte delle sue entrate petrolifere e costringere uno dei maggiori produttori ed esportatori di petrolio al mondo a cercare mercati alternativi. La Ue ieri è riuscita in extremis a trovare un accordo sul price cap al greggio russo a 60 dollari il barile, mentre il greggio russo degli Urali è scambiato a circa 70 dollari al barile, il Brent del Mare del Nord ne quota 85,44 e il texano Wti 79,97. L’accordo ha superato le resistenze della Polonia che spingeva per un livello ancora più basso, con un meccanismo di aggiustamento automatico per mantenere il limite al 5% al di sotto del prezzo di mercato. La mossa ha incassato la soddisfazione di Washington:
gli Usa ritengono il prezzo “adeguato” per “aiutare a limitare la capacità della macchina da guerra di Putin” in Ucraina, ha detto il portavoce del consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby.
Alcuni osservatori ritengono che l’embargo Ue potrebbe portare a un taglio della produzione di petrolio russa da mezzo milione a un milione di barili al giorno all’inizio del 2023. Le nuove sanzioni impediranno inoltre alle compagnie europee di assicurare navi che trasportano petrolio russo verso Paesi terzi, a meno che questi non accettino un prezzo per il petrolio dettato dagli Stati occidentali. Le entrate di bilancio della Russia da petrolio e gas sono aumentate di oltre un terzo nei primi 10 mesi dell’anno. Prima che il conflitto ucraino iniziasse il 24 febbraio, la Russia esportava circa 8 milioni di barili al giorno di petrolio e prodotti petroliferi. La Ue, il principale acquirente, ha tagliato gli acquisti in risposta al conflitto, ma Mosca ha dirottato con successo l’offerta verso l’asia e le esportazioni sono scese solo leggermente a 7,6 milioni di barili al giorno. Inoltre alcuni dei maggiori importatori di petrolio russo, tra cui Cina e India, non partecipano all’embargo perché Mosca ha detto che non fornirà petrolio a chi vi prenderà parte. Non è poi chiaro se la flotta di petroliere ombra di cui Mosca si è dotata, in accordo con alcuni Paesi non allineati, sarà sufficiente a consentirle di esportare comunque il suo greggio.
L’agenzia internazionale per l’energia prevede però che la produzione di greggio russo diminuirà di 2 milioni di barili al giorno entro la fine del primo trimestre del prossimo anno anche in base al bando della Ue sui prodotti petroliferi russi che entrerà in vigore il 5 febbraio.
Le prime reazioni alla confluenza della Ue sull’embargo al greggio russo arriveranno
LE REAZIONI IL CARTELLO PREPARA NUOVI TAGLI PRODUTTIVI
dal cartello dei 23 Paesi produttori Opec+, che si riunirà domani e dovrebbe confermare e forse aumentare i tagli alla produzione, già decisi, per 2 milioni di barili al giorno.
Nei mesi scorsi la mossa dell’arabia Saudita che ha ridotto l’estrazione di petrolio – nonostante la feroce opposizione della Casa Bianca, che ha accusato il suo alleato mediorientale di allinearsi con Mosca – ha spinto gli Stati Uniti a drenare ai minimi le sue scorte strategiche per calmierare i prezzi della benzina. Ma secondo l’agenzia finanziaria Bloomberg a novembre la produzione di petrolio russo è salita a 10,9 milioni di barili al giorno, il massimo da marzo.
Dunque Putin sarebbe riuscito a invertire quasi tutte le perdite di produzione segnalate dall’inizio della guerra. Nel frattempo, come segnalato dal Financial Times, gli esperti del settore ritengono che i prossimi giorni segneranno una faglia per il mercato petrolifero e per l’economia globale, a causa delle fratture su posizioni geopolitiche e dei rischi per le catene di approvvigionamento consolidate da decenni. “Una rottura storica nell’ordine energetico globale” è dietro l’angolo, dicono gli analisti.