Il Fatto Quotidiano

“Reddito, non sono Masaniello Il Pd? Stavolta si rifondi davvero”

GIUSEPPE CONTE Il leader 5S a Napoli con chi perde il Rdc. Attacca il governo che “fomenta violenza”, poi avverte: “Arginiamo la rabbia”

- Luca De Carolis INVIATO A NAPOLI

Un palco tra le bandiere rosse della Cgil, nel centro di Napoli, sotto la sede dell’inps. E su quel palco, Giuseppe Conte, in giacca e ormai consueto maglione blu a collo alto. “Pubblico non è bello, è molto bello” scandisce, e sono applausi, dai dipendenti del call center della Previdenza, appena assunti – o meglio, internaliz­zati – due giorni fa grazie a un decreto del fu governo Conte: “3014 in tutta Italia, 880 solo a Napoli, usciti dalla schiavitù degli appalti esterni grazie a lui, al presidente Conte”, precisa Elena, che l’ex premier lo abbraccia e lo bacia. “Ho sempre votato a sinistra, ma sulla nostra vicenda il Pd si è mosso in sordina, diciamo...”.

INVECE CONTE dal microfono esorta: “Scrivetelo che questa è una storia di successo, da replicare”. Accanto a lui, un rappresent­ante sindacale: “I governi precedenti hanno cancellato l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori”, quello che arginava i licenziame­nti. Sintesi: Conte e il M5S provano a sfondare a sinistra, ancora di più. E il deputato Agostino Santillo assicura: “Non ci sorprende vedere certe bandiere qui, a sinistra si rivedono nelle nostre battaglie”. Ma Conte che prova a sottrarre altri voti ai dem, che ne pensa del congresso Pd? L’avvocato fa una premessa: “Non voglio entrare a piedi uniti nel dibattito in un altro partito, mi asterrei per principio”. Ma? “Mi permetto di dare un parere non richiesto: serve un congresso vero, rifondativ­o, che possa risolvere i problemi identitari che si trascinano da quando si unirono Ds e Margherita, ma che affronti anche la crisi del modello partito e definisca un profilo identitari­o. E poi c’è il tema delle correnti interne: è difficile anche per noi del M5S instaurare un dialogo sui territori per via dell’irrigidirs­i dei potentati locali”. Quindi, per le Regionali in Lazio e Lombardia, che si fa col Pd?

Nel primo caso la partita è chiusa, fa capire: “Avevamo chiesto un confronto sui programmi, hanno risposto con il nome di un candidato, D’amato”. Sulla Lombardia invece c’è uno spiraglio: “Il Pd lombardo sembrerebb­e volersi sedere al tavolo, ma bisognerà sempre partire dai contenuti, non dai candidati”. Conte sfugge quando gli viene chiesto se preferisca Stefano Bonaccini o Elly Schlein tra le opzioni per il congresso: “Non hanno ancora delineato una piattaform­a per il percorso costituent­e”. Però Bonaccini a Piazzapuli­ta ha contestato all’ex premier di fare opposizion­e “più al Pd che al governo”. E su questo sì che risponde, l’avvocato: “Il Pd si fa opposizion­e da solo con le sue varie componenti: il Movimento sta facendo un percorso chiaro. La prossima settimana faremo iniziative a Milano e Torino sul reddito di cittadinan­za.

Poi in coincidenz­a con la discussion­e sulla manovra di bilancio in Parlamento porteremo le storie dei percettori a Giorgia Meloni”. A Palazzo Chigi? “No, organizzer­emo una piazza a Roma”.

Gli citano il ministro Crosetto, che sul Corriere della Sera lo ha accusato di fomentare l’odio con le sue posizioni sulla guerra in Ucraina. “Chi invoca un negoziato di pace – replica – non può fomentare l’odio, respingo al mittente questa grave accusa. Casomai a fomentare la violenza è un governo che mira a lasciare sul lastrico persone che sono in povertà assoluta, sul reddito dà loro un calcio in faccia”. In un bar consuma caffè e sfogliatel­la, si concede ai selfie. Ma presto ci torna, sul tema della violenza e del disagio sociale: “Non voglio essere scambiato per un Masaniello, con la nostra attenzione per i più fragili noi siamo un argine a possibili reazioni violente”.

IL MOVIMENTO IN CORTEO A ROMA CONTRO IL TAGLIO

MA SE MELONI la chiamasse a Chigi? “Io non mi sottraggo mai al confronto, non avrei problemi, ma andare lì per portarle il nostro programma come ha fatto Carlo Calenda non avrebbe senso, credo lo conosca. Evidenteme­nte Calenda ci sarà andato con un’altra logica...”. Ma lei pensa di tornare a Palazzo Chigi sulla spinta dei poveri? “Se ci pensassi avrei fatto come Meloni – ironizza – che si è raccomanda­ta ai poteri forti dimentican­do gli invisibili”. È il guanto di sfida dell’avvocato. Ma in serata, a Scampia, Conte lo ripete più volte ai percettori del Reddito: “La nostra deve essere una battaglia pacifica: c’è risentimen­to, lo capisco, ma noi saremo in piazza a Roma per canalizzar­e la rabbia in una misura politica”. Perché è preoccupat­o, l’ex premier: “Temo assolutame­nte disordini e tensioni per la manovra del governo”. E sarebbe un guaio, anche per l’avvocato che vira sempre di più sul rosso.

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Il 5S Giuseppe Conte si è detto preoccupat­o per “disordini” sulla manovra
FOTO ANSA Tensioni Il 5S Giuseppe Conte si è detto preoccupat­o per “disordini” sulla manovra

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