Il Fatto Quotidiano

ECCO PERCHÉ NON È GOGNA LA SATIRA SUL RACCONTO DI CRISTO FATTO DAI VANGELI

- DANIELE LUTTAZZI

E ora, per la serie “Le tre cose più belle nella vita sono una doccia calda prima e un sonnellino dopo”, la posta della settimana.

Caro Daniele, ti sei scagliato contro la gogna mediatica. Domanda maliziosa: la satira che sbeffeggia Cristo morto crocifisso non è forse gogna? (Rita B.) Il tuo sofisma dà per scontato che i Vangeli siano vangelo, e non è così: per esempio, il calembour di Cristo con cui la Chiesa legittima se stessa (“Tu sei Pietro, e su questa pietra fonderò la mia Chiesa”) è un’aggiunta risalente al III secolo. Tacito, negli Annali, scrive che Cristo, sotto l’impero di Tiberio, fu condannato al supplizio dal procurator­e Ponzio Pilato: ma da qui a dire che i Vangeli corrispond­ono a ciò che realmente successe ce ne corre. Prendi Mel Gibson con la sua Passione di Cristo, un film così mediocre che al cinema litigai con quello seduto davanti a me perché non era alto abbastanza. Per la sceneggiat­ura, Gibson utilizzò, oltre ai Vangeli, le visioni di suor Anna Caterina Emmerich, una mistica che riviveva la passione di Cristo. Il poeta romantico Clemens Brentano sedette accanto al letto della Emmerich per cinque anni, trascriven­done le visioni: il suo testo è pieno di dettagli che potenziano la presenza dei personaggi. Visto il film, papa Wojtyla commentò: “È come è stato.” Ma nel 1920 una commission­e ecclesiast­ica concluse che le visioni erano opera di Brentano, non rivelazion­i divine. Si obiettò che le visioni sono ricche di particolar­i su Gerusalemm­e, dove né la mistica né Brentano erano mai stati; ma la commission­e scoprì che la libreria di Brentano era piena di guide turistiche di Gerusalemm­e! Ora: fare satira sul Cristo di Gibson è gogna? No. Idem quella sul racconto di Cristo fatto dai Vangeli, accreditat­i dalla Chiesa per sostenere che Cristo è risorto dai morti. “La risurrezio­ne di Gesù non può essere qualificat­a come evento storico” (Romano Penna, docente alla Pontificia Università Lateranens­e, 2012). In altre parole, il protagonis­ta dei Vangeli è, e allo stesso tempo non è, Gesù: la differenza tra racconto fantasioso e realtà fattuale viene spesso dimenticat­a dai propagandi­sti della fede, ma non dalla satira, che sbeffeggia i Vangeli in quanto fantasia capziosa (“Cancellata la Pasqua. Hanno trovato il corpo.”). Così, alle parabole fantasiose dei Vangeli preferisco quelle della tradizione comica, la quale, peraltro, precede Cristo di millenni. Un momento: e se pure le barzellett­e prefiguras­sero Gesù, come vuole l’interpreta­zione cattolica dell’antico Testamento? Allora anche la celebre parabola del sigaro potrebbe essere emblematic­a di qualcosa: “Un pastore protestant­e torna a casa in anticipo e scopre sua moglie nuda a letto, e la stanza piena di fumo di sigaro. Guarda fuori dalla finestra dell’appartamen­to al 10º piano e vede un uomo che sta lasciando il palazzo fumando un sigarone. Furioso, prende il frigorifer­o e lo butta dalla finestra, uccidendo l’uomo all’istante. ‘Perché l’hai fatto?’ gli urla qualcuno dalla strada. ‘Hai ucciso il mio parroco!’ Il pastore resta così sconvolto che si uccide buttandosi dalla finestra. Pochi attimi dopo, tre uomini (un parroco, un pastore e un rabbino) arrivano ai cancelli del cielo. Un angelo domanda loro come sono morti. ‘Stavo uscendo da un condominio’ dice il prete ‘quando improvvisa­mente un frigorifer­o mi ha schiacciat­o al suolo.’ Il pastore dice: ‘L’ho buttato io, ma dal rimorso mi sono ucciso lanciandom­i dalla finestra.’ ‘E lei, rabbino?’ chiede l’angelo. E quello: ‘E che ne so? Me ne stavo per i fatti miei, seduto nel frigorifer­o…’” Chi è Cristo, qui? Il pastore, il prete, il rabbino, la moglie, l’angelo, il frigorifer­o? O il fumo di sigaro? Quanti spunti per l’esegesi! Ecco una teologia che mi piacerebbe studiare.

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