Pro Flick: “Bene la Corte Il diritto del singolo cede al principio di solidarietà”
G’’iovanni Maria Flick è stato magistrato, docente di Diritto e Procedura penale, ministro della Giustizia nel governo Prodi-1, giudice e poi presidente della Corte costituzionale. Preferirebbe attendere la sentenza della Consulta sull’obbligo vaccinale anziché commentare il sintetico comunicato che l’ha annunciata giovedì sera. Però, ricorda, “la Corte ha sempre detto che l’interesse della collettività di cui all’articolo 32 della Costituzione e gli altrui diritti fondamentali prevalgono sul diritto individuale alla salute previsto dalla stessa norma, nel quale c’è anche quello di rifiutare farmaci, ma non quello di rifiutare il vaccino quando l’obbligo è imposto secondo le indicazioni della scienza medica. Sul diritto del singolo di autodeterminarsi prevale il dovere di solidarietà previsto dalla Costituzione”.
In altri casi, però, la Corte si riferiva a vaccini più efficaci anche verso il contagio. Qui invece, di variante in variante, il vaccino protegge sempre meno dal contagio. Questo non cambia le cose? L’obbligo o la raccomandazione di un vaccino si fondano sulla presa d’atto delle conclusioni degli organismi medico-scientifici a cui lo Stato ha demandato queste valutazioni. Non è possibile sostituirle con le valutazioni individuali di ciascuno di noi. Il governo ha seguito le indicazioni dell’agenzia del farmaco europea, di quella italiana, del
Consiglio superiore di sanità, delle commissioni del ministero della Salute.
Queste istituzioni hanno detto che i vaccini erano utili e necessari, nessuna ha raccomandato obbligo.
Certo, è compito dello Stato assumersi questa responsabilità. Attraverso il legislatore, lo Stato prende atto delle conclusioni della scienza e su questa base valuta la ragionevolezza dell’obbligo e la sua proporzionalità rispetto agli altri interessi in gioco.
Non è eccessivo obbligare a vaccinarsi con prodotti nuovi, i cui effetti avversi sono a volte superiori a quelli di altri vaccini, come sostiene il Consiglio di giustizia amministrativa siciliano nell’ordinanza che ha rimesso uno dei casi alla Consulta?
La legge dispone in via generale, poi se nel caso singolo ci sono problemi, lo Stato avrà l’onere di ristorare il prezzo che purtroppo il singolo ha dovuto pagare anche a tutela della salute degli altri e della collettività. Un ristoro, ha precisato in passato la Corte, non un risarcimento, perché non si è in presenza di un danno ingiusto. Cosa diversa, naturalmente, è l’eventuale errore di un medico che non ha valutato correttamente le condizioni di una persona che non poteva essere vaccinata.
Lo stringato comunicato della Corte dice che l’obbligo non è sproporzionato e irragionevole, ma definisce solo non fondata la questione dell’assegno alimentare che il datore di lavoro paga ai dipendenti sospesi per motivi disciplinari e non ai non vaccinati. Possiamo attenderci una sentenza interpretativa di rigetto che apra margini sull’assegno alimentare?
Non sono in grado di esprimere una valutazione alla luce di questo comunicato. Se le questioni sono definite non fondate vuol dire solo che ci sarà una sentenza e non un’ordinanza, a meno che non sia manifesta infondatezza. Vorrei però aggiungere, rispettosamente, che questo comunicato mi sembra generare confusione in una materia oggetto di forte polemica politica. Tanto più che le questioni esaminate sono complesse: una è la legittimità dell’obbligo, altra cosa è la sanzione. Non si può arrivare alla vaccinazione coatta, ma sono possibili meccanismi che toccano il rapporto di lavoro, la sinallagmaticità tra la prestazione che non posso svolgere e la retribuzione.
‘‘ Non si può arrivare alla vaccinazione coatta, ma ok a regole per il lavoro L’ex Guardasigilli