“A chi ci chiama ‘maestri’ gli diamo un bel ceffone”
Dopo il successo de “La stranezza” sono tornati come sceneggiatori di “Spaccaossa”
Spaccaossa spacca il cuore, lo stomaco, riduce il dolore fisico a mera espressione esteriore di un disagio più profondo e complesso da rimarginare. Spaccaossa è un film diretto e interpretato da Vincenzo Pirrotta, ispirato da una storia palermitana di pochi anni fa, con un gruppo di criminali-truffatori che spaccavano le ossa dei disperati per ottenere i rimborsi delle assicurazioni.
Dietro le quinte del film ci sono Salvatore Ficarra e Valentino Picone, presenti come sceneggiatori; i due, dopo la prova attoriale ne La stranezza, confermano, ribadiscono, rilanciano un dato: non è un caso se da trent’anni sono ai vertici dello stupore e degli applausi.
Da tempo vi chiedevano “quando vi cimenterete con qualcosa di serio”... (Picone) (Sorride) Ora abbiamo risposto...
È più difficile ottenere una risata che una lacrima. (Picone) Non lo so, è sicuramente più pericoloso far piangere: se il tuo obiettivo è la lacrima, e non ci riesci, diventi ridicolo, mentre il comico al massimo non fa ridere, che è drammatico, ma non ridicolo. Con Spaccaossa il livello drammaturgico è alto senza arrivare per forza alla lacrima.
(Ficarra) È un film che un tempo si sarebbe potuto definire “civile” o “sociale” e ci mostra una parte di città che non vediamo tutti i giorni e che forse non siamo neanche felici di scoprire; (pausa) è incidentalmente ambientato a Palermo, ma riguarda tutte le periferie.
Per Marco Tullio Giordana siete bravi sceneggiatori. (Ringraziano in coro)
(Ficarra) La nostra è un’esperienza maturata sul campo: quando vent’anni fa abbiamo iniziato, da subito, ci siamo circondati di sceneggiatori bravissimi e penso a Francesco Bruni che ci ha avviato ai rudimenti. Poi da soli abbiamo cercato di non commettere due volte lo stesso errore.
Esempio di errore. (Insieme) Non lo diremo mai.
Dove siete migliorati? (Picone) Abbiamo imparato ad ascoltare i personaggi.
Tradotto?
(Picone) Nei nostri film, da ogni ruolo, si può trarre uno spin off, quindi ogni personaggio può vivere da solo, quasi in una chiave pirandelliana.
A proposito di Pirandello, ne La stranezza avete recitato con Toni Servillo. (Ficarra). Per lui avevamo una grande ammirazione e dopo averci lavorato è cresciuta, perché all’ammirazione professionale abbiamo aggiunto la stima umana; (pa usa ) in questo mondo, quando hai un idolo, può capitare che la conoscenza non rispecchi l’idea, mentre lui ci ha sorpreso: è leggero e profondo allo stesso tempo, è in grado di divertirsi e far divertire senza perdere profondità. Pino Caruso divideva gli attori in incisivi e canini. Dove vi collocate? (Ficarra) Ancora non ci permettiamo, speriamo di essere arrivati ai molari; (pausa) Pino lo consideriamo il nostro padre putativo, siamo molto legati alla sua ironia paradossale, un po’ surreale.
Pino Caruso cosa ne pensava di questa investitura? (Ficarra) Con lui è stato un rapporto lungo e bello, ce lo siamo goduto. Ora ci manca. E spesso è oggetto delle nostre discussioni: “Pino cosa direbbe?”, e magari andiamo a cercare delle sue vecchie frasi; (sorride) quando gli abbiamo mostrato L’ora legale, ha sentenziato: ‘Il film è giusto, perfetto, d’altronde se il limone è amaro di chi è la colpa? del limone o dell’albero? Noi cittadini siamo gli alberi’. Ultimamente molti film parlano di teatro. (Ficarra) Come ha detto Toni (Servillo) è lì che ci si rifugia nei momenti di crisi: è come se fosse un luogo di aggregazione per discutere tutti insieme di un fatto. Evidentemente c’è la necessità di tornare ai padri nobili della letteratura.
Massimo Popolizio... (Neanche termina la domanda che sorridono) Quanto ci siamo divertiti con lui...
Vi considera dei geni. (Picone) Da lui abbiamo imparato tanto: prima di scegliere come vestirsi da Erode (ne Il primo Natale) e che barba e che capelli, abbiamo discusso un paio di giorni. È stato straordinario.
In questi anni chi vi ha intimorito?
(Picone) Arnoldo Foà per le riprese de Il 7 e l’8: quando gli spiegavamo una scena, lui, uomo divertentissimo, ci cacciava sempre con la frase “siete insopportabili”, e se insistevamo, aggiungeva “siete il punto più basso della mia carriera”. Alla fine ci siamo detti delle cose belle che teniamo per noi.
Vi chiamano maestri?
(Ficarra) Il primo che ci prova gli mollo un ceffone.
Tra cinquant’anni per cosa vorreste essere ricordati?
(Picone) Per essere stati figli di questo tempo, di averlo raccontato.
(Ficarra). Se trovo uno che perde tempo a ricordarci, torno e gli dico “vai avanti”.
Meglio un David come attori de La stranezza o sceneggiatori di Spaccaossa? (Insieme) Con sopra un filo d’olio perché vogliamo restare leggeri.
‘‘ Molti film sono dedicati al teatro perché è lì che ci si rifugia nelle fasi di crisi