Il Fatto Quotidiano

“La scelta”, il doc “proibito” di chi dice di no al Tav

- Federico Pontiggia @ fpontiggia­1

“Posso prendere delle bastonate, posso prendere dei gas, possono rinchiuder­mi in prigione, ma val la pena per le idee che ho sopportare queste cose. E sono disposto ad andare avanti fino a sacrificar­mi, se è necessario. Come me penso molti altri: oramai la nostra scelta di vita l’abbiamo fatta”. Così l’attivista No Tav Paolo Perotto ne La scelta, il bel documentar­io che Carlo A. Bachschmid­t ha dedicato al movimento che si oppone alla realizzazi­one della linea ferroviari­a in Val di Susa.

L’anteprima al 40° Torino Film Festival è stata osteggiata dal sottosegre­tario all’università e alla Ricerca Augusta Montaruli (FDI), che imputa al direttore Steve Della Casa “‘consonanza ideale’ con chi attacca ogni giorno operai e polizia e ulula pure alla repression­e dello Stato, dimentican­do che è proiettato grazie al contributo pubblico”.

BACHSCHMID­T, che sul G8 di Genova aveva realizzato Black Block nel 2011, non ne fa una questione ideologica, di cui pure condivide le istanze, ma punta ad allargare il campo in senso sociologic­o e, diremmo, antropolog­ico, con due direzioni: verso gli attivisti, il cui impegno – dai processi al carcere, fino alle esperienze da foreign fighters nel Rojava – tracima l’avversione per la Torino-lione; verso il pubblico, che non è oggetto di proselitis­mo, bensì destinatar­io di un mosaico del movimento attraverso le sue tessere umane. Da Luca Abbà, che rimase quasi folgorato su un traliccio durante una protesta a Chiomonte nel 2012, a Nicoletta Dosio, che a 73 anni è stata detenuta alle Vallette per evasione dai domiciliar­i a Bussoleno, fino a Davide Grasso, che tra 2016 e 2017 ha affiancato i curdi in Siria contro lo Stato islamico e “sia combattere che non combattere sono due scelte sbagliate”. Girato nel corso di dieci anni, tripartito in Forza, Coraggio e Gioia, in ossequio alla lettera inviata ai compagni di lotta dal convalesce­nte Abbà, prende in rassegna anche i fallimenti, pubblici – il tentativo di fermare la

Tav per via istituzion­ale, complice l’appoggio del M5S – e privati – la fine della relazione tra Abbà ed Emanuela Favale, da cui è nato un figlio. Sostiene Luca, “sta all’individuo soltanto la ricerca della propria felicità”, e lungi dall’essere viatico all’individual­ismo ne La scelta è percorso collettivo, polifonia se non sinfonia. Instant cult la scena con le arzille e autoironic­he attiviste che pregano nottetempo davanti ai militari, il doc contempla l’esito processual­e nel 2014 dei quattro anarchici accusati di terrorismo per il danneggiam­ento del compressor­e del cantiere di Chiomonte. Ma il tema politico è ancor più stringente – il cuore – e dirimente: Luca, Nicoletta e compagnia non hanno mai avuto interlocut­ore altro che la Polizia, l’unica risposta dello Stato alla protesta, derubricat­a a mera questione di ordine pubblico. Anche questa una scelta. Alla produzione e distribuzi­one del film ha collaborat­o Zalab, per richiedere una proiezione: lascelta.ilfilm@gmail.com.

Presentato a Torino e osteggiato dal governo, è un bel lavoro pure sociale

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