DEONTOLOGIA MEDICA E NO-VAX
DURANTE un convegno a Roma, nei giorni scorsi, dal dott. Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei medici (Fnomce), sono state annunciate alcune importanti riforme del codice deontologico. Quello che ci sembra dovrebbe esserne lo spirito, e che condividiamo, è che il medico non può essere un no-vax , cioè non può negare l’utilità e l’efficacia dei vaccini, in generale, come principio irrinunciabile della immunologia. Se è assolutamente chiara l’applicazione di queste norme che permetterebbero all’ordine di censurare o sanzionare il professionista che deciderà di dichiararsi contrario alla vaccinazione, ben diverso potrà essere il giudizio in molte altre situazioni. Il presidente di Fnomce ha affermato: “Se dunque i medici verranno chiamati a partecipare a campagne vaccinali, non potranno non effettuare la somministrazione degli immunizzanti”. Se ciò sarà applicato, ci chiediamo come si comporterà l’ordine nei confronti dei medici obiettori. È noto che la religione e la sua pratica sono rispettate e riconosciute come un diritto costituzionale. È per questo motivo che, pur lavorando in strutture pubbliche, è permesso, per esempio, a chirurghi ostetrici di rifiutarsi di praticare l’aborto ad altri a non praticare trasfusioni. Altri dubbi ci sovvengono. Non sappiamo se le parole usate siano quanto il codice esprimerà. Se così fosse, facciamo notare che si parla di somministrazione di immunizzanti e non di vaccini. Un “immunizzante” è qualsiasi sostanza che sono in grado di stimolare una risposta, non necessariamente di proteggerci da una malattia (vaccino). Interpretando letteralmente quanto detto, il medico non potrebbe rifiutarsi di iniettare qualsiasi sostanza. E la libertà professionale? Ci auguriamo che si faccia chiarezza anche su quanto detto in seguito e cioè che i medici non saranno più sottoposti all’obbligo di vaccinarsi. Non ci riferiamo al Covid, ma ci chiediamo perché, nel caso si incappasse in un’altra pandemia, il medico non dovrebbe essere obbligato, per motivi di lavoro, a vaccinarsi per proteggere, non solo se stesso, ma soprattutto i suoi pazienti.
MARIA RITA GISMONDO