Il Fatto Quotidiano

Carrai e l’affare da 2 milioni coi soldi del “Google russo”

L’amico di Renzi vuol cedere una mini srl a una società legata a Yandex, fondata da un oligarca sanzionato. “Tutto regolare, aziende non sono di Mosca”

- » Carlo Di Foggia

“Io sono occidental­e, filo-atlantista, filo-israeliano e filo-americano! Lo scriva, mi raccomando! Così chi deve capire, capisce”. Marco Carrai lo ripete più volte al telefono. L’imprendito­re amico del cuore di Renzi ci tiene a specificar­lo, anche se la nostra richiesta era un’altra: spiegare l’operazione che lega una sua micro-società a Yandex, la “Google russa”, un gigante riconducib­ile a un oligarca sanzionato che prima della guerra capitalizz­ava 22 miliardi di dollari in Borsa, ora al centro di un braccio di ferro che coinvolge il Cremlino.

La storia è curiosa. Carrai è vicepresid­ente di Jsw Italy, che gestisce l’acciaieria di Piombino, ed è attivo nella cybersecur­ity con la sua Cys4 che vanta clienti come Eni e Poste, ma non è con la sua vecchia società che si muove. In autunno ha notificato ai fini del golden power (i poteri del governo sui settori strategici per la sicurezza nazionale) un’operazione che coinvolge la sua società “Tecnologia Intelligen­te” (TI), una Srl dal capitale di 10 mila euro che ha costituito a luglio. Carrai ha siglato un accordo per venderla a una anonima società olandese, la Nebius B.V., costituita un mese prima di TI e amministra­ta da un cittadino olandese, Alfred Alexander de Cuba, nato nelle Antille olandesi e residente allo stesso indirizzo della Nebius, ad Almere, pochi chilometri da Amsterdam.

PERCHÉ L’OPERAZIONE è interessan­te? In primis, perché entrambe le società sono appena nate e non hanno ancora depositato un bilancio: la Nebius ha un solo azionista – de Cuba – e non ha dipendenti; la TI (che ha una sede legale a Firenze) ne ha quattro, ma assicura di aver avviato colloqui per assumerne altri e si occupa di Informatio­n technology. Il secondo motivo è che Nebius pagherà a Carrai solo i diecimila euro del capitale, ma finanzierà poi lo sviluppo della Srl con un prestito di due milioni erogato da Yandex. Questo colosso ha una storia controvers­a. È noto come la “Google russa”: è il primo motore di ricerca del Paese dove i suoi servizi digitali dominano il mercato. La società è stata terremotat­a dalla guerra: dopo lo scoppio i vertici hanno cercato di “depolitici­zzare” il gruppo cedendo le attività nel settore media – Yandex.news e Dzen, veicoli della propaganda del Cremlino secondo Bruxelles – al colosso statale russo VK.

Il suo fondatore e ad, l’oligarca Arkady Volozh, è stato sanzionato insieme al suo vice a giugno scorso – un mese prima che Carrai fondasse la TI e mentre de Cuba creava la Nebius – per il ruolo di Yandex nell’oscurare notizie sulla guerra e perché Volozh “sostiene, materialme­nte o finanziari­amente, il governo della Federazion­e Russa ed è responsabi­le del sostegno ad azioni o politiche che minano o minacciano l’integrità dell’ucraina”, scrive la Commission­e europea. Dopo le sanzioni, il magnate russo – tra i più ricchi del Paese – si è dimesso, ha fatto filtrare di essere contrario alla guerra ed è rimasto in Israele, di cui ha la cittadinan­za. Il suo trust familiare possiede l’8,5% della società ma con il 45,1% dei diritti di voto, che ha affidato al cda. Migliaia di dipendenti sono fuggiti e Volozh vorrebbe evitare la nazionaliz­zazione dividendo il gruppo in due: le attività russe rimarrebbe­ro nell’orbita del Cremlino, mentre quelle internazio­nali (cloud, auto a guida autonoma, intelligen­za artificial­e, etc.) in un’altra holding. Yandex Nv è di diritto olandese ed è quotata a New York. Prima della guerra diversi fondi Usa erano saliti nell’azionariat­o, ora ha perso l’80% in Borsa ed è stata sospesa dal Nasdaq.

Cosa c’entra un gigante del genere con la piccola Srl di Carrai? Al Fatto, l’imprendito­re spiega che “Nebius sta costruendo una tecnologia di artificial intelligen­ce totalmente unica per l’europa, che oggi non esiste. Faremo un centro di ricerca dove verranno fatti dei brevetti: c’è un contratto per cui noi dobbiamo fare ricerca e sviluppo in base a step di avanzament­o. Ci lavorerann­o data scientist, matematici, ingegneri tra i più bravi del mondo”. Di cosa si occupa la sua società? “Di intelligen­za artificial­e”. Carrai nega che Nebius sia una semplice scatola veicolo di Yandex, eppure de Cuba risulta essere l’uomo degli affari esteri del gigante russo, visto che guida decine di sue società in Olanda, Svizzera, Finlandia, Moldova, Francia e Cina, e firma i documenti contabili di Yandex per la Sec americana. Ad ogni modo per Carrai “Yandex è olandese e ha tra i maggiori azionisti fondi Usa. I soldi non sono russi”. Lo ripete più volte, anche se ammette di conoscere personalme­nte Volozh visti i suoi legami con Israele, essendone console onorario in Italia, ma di non averlo più incontrato dopo le sanzioni.

“FAREMO ARTIFICIAL INTELLIGEN­CE: I PRIMI IN UE”

YANDEX NV È OLANDESE

ma il gruppo opera soprattutt­o in Russia, lì ha le sedi operative e lasciare il Paese è complesso: il 90% della sua proprietà intellettu­ale è lì, come i suoi ricavi (che coprono le perdite estere). Per farli uscire serve l’ok del Cremlino. Putin era contrario alla holding olandese, ma ha comunque l’ultima parola sulle operazioni del gruppo grazie a un accordo siglato da Yandex con una Fondazione di interesse pubblico. La società ha appena trattato con Putin la nomina del suo fedelissim­o Alexei Kudrin – capo della Camera di Revisione russa – a consulente per la riorganizz­azione del gruppo. Suo figlio guida VK, che ha già rilevato il settore media di Yandex. Secondo quanto filtrato, Volozh potrebbe cedere la sua quota in cambio del mantenimen­to della proprietà intellettu­ale per lo sviluppo del business all’estero. Compreso, forse, quello che sarà sviluppato dalla mini Srl di Carrai se il governo italiano darà l’ok.

 ?? FOTO ANSA ?? Orgoglio di Mosca
Putin col fondatore di Yandex, Arkady Volozh a Mosca nel 2017. A sinistra, Carrai
FOTO ANSA Orgoglio di Mosca Putin col fondatore di Yandex, Arkady Volozh a Mosca nel 2017. A sinistra, Carrai

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