MINISTRA BUGIARDA
“Non sono indagata”: falso Adesso Santanchè vacilla
Di buon mattino, Daniela Santanchè legge sui giornali (il quotidiano Domani) di essere indagata. Si confronta con Giorgia Meloni, Ignazio La Russa e i vertici di Fratelli d’italia. “Non solo non mi dimetto, dobbiamo andare al contrattacco”, è la strategia decisa. Anche la premier è furiosa per le notizie incontrollate sui giornali: “Dobbiamo riformare la giustizia”, sostiene. Così l’informativa della ministra del Turismo Daniela Santanchè vira verso l’attacco ai quotidiani – e indirettamente ai magistrati di Milano – per aver rivelato un’informazione secretata. Lo fa scenicamente, prendendo la parola alle 15 in un’aula del Senato gremita, con i ministri e i sottosegretari precettati per non lasciare sola Santanchè. Dice che non è indagata, ma non è vero. Prima ripete una versione già pronta: “Sul mio onore giuro che non ho ricevuto un avviso di garanzia”. Ma davanti all’aula del Senato mente sventolando il suo 335 e cioè l’accesso, attraverso i legali, al registro delle notizie di reato. Un documento “risalente nel tempo”. L’articolo del Codice di procedura penale dà la possibilità all’accusa di tenere segreto il nome dell’indagato per tre mesi e non oltre. E “se sussistono specifiche esigenze attinenti all’attività di indagine”, il pm “può disporre, con decreto motivato, il segreto sulle iscrizioni per un periodo non superiore a tre mesi e non rinnovabile”. La ministra, a quanto risulta al Fatto, è stata iscritta lo scorso autunno. A dicembre 2022 il 335 ha dato esito negativo. Passati i tre mesi, però, non vi era più il segreto. Se a quella data, il ministro avesse fatto, attraverso i suoi legali, un secondo accesso, avrebbe capito di essere indagato per falso in bilancio. Il foglio che sventola in Senato quindi non significa niente. La sua autodifesa si basa su un presupposto falso. Così in serata deve ammettere di essere indagata con un comunicato.
La maggioranza è al suo fianco (anche se tiepidamente), ma il mood non è positivo a Palazzo Chigi. Anche perché Meloni non si aspettava uno scontro così prolungato con giornali e pm: l’impostazione dell’informativa non le è piaciuta molto. “Con sei avvocati è riuscita a fare questo pasticcio?”, ha commentato Meloni. La posizione di Palazzo Chigi è chiara: per ora la ministra resta al suo posto, ma se dovessero emergere sviluppi giudiziari più gravi (l’avviso di garanzia o un rinvio a giudizio), a quel punto si trarranno le conseguenze. Le dimissioni sarebbero probabili. Si parla già di un sostituto: il forzista Valentino Valentini, che ha già la delega al Commercio estero.
IN SENATO, accanto a lei ci sono Matteo Salvini e Maria Elisabetta Casellati. Poco più in là Antonio Tajani, Giancarlo Giorgetti ancora distante dai banchi del governo. Presiede l’amico Ignazio La Russa, suo legale in due diffide in favore di Visibilia e Negma, nonostante toccasse a Maurizio Gasparri. La ministra inizia ringraziando i colleghi e Meloni per il sostegno. Poi attacca. Parla di “campagna d’odio”, di “imboscata per colpire il governo” e di “sporche e schifose pratiche” della stampa: “Sono io che chiedo risposte”. Santanchè se la prende coi giornali che scrivono cose “secretate”: “Il problema sono i miei vestiti o queste cose? Non siamo un Paese normale”. Applauso. L’unico della maggioranza durante l’intervento. Il resto è una lunga difesa “punto su punto” delle accuse che le vengono mosse. Un discorso berlusconiano per difendere “il mio onore e quello di mio figlio”. Perché dopo l’attacco a giornali e pm, Santanchè si presenta come l’imprenditrice di successo che ha dato lavoro a “tante persone”. Un discorso ampio in cui risponde alle accuse (potete leggerle qui a fianco): dal Tfr non pagato alla cassa integrazione Covid fino ai bilanci delle sue società. Dice di aver lasciato le aziende, ma Patuanelli le ricorda che nella dichiarazione dei redditi di novembre risultava ancora presi
dente del Cda di Ki Group. Difende La Russa: “Da lui un unico intervento, in amicizia”. Dice di non avere “nessuna multa da pagare” e conclude come Berlusconi: “Sono una persona felice. Mi guardo allo specchio e mi piace quello che vedo”. Poi tira fuori una serie di accuse rivolte a chi “andava nei miei locali e oggi mi critica” o a giornali “in crisi”.
APPENA FINISCE di parlare, Salvini se ne va. La difesa degli alleati c’è, ma è tiepida: il capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo, dice basta al “garantismo a targhe alterne” ricordando l’archiviazione per il caso Metropol, Pierantonio Zanettin (Forza Italia) parla di “populismo giudiziario”. Santanchè non può replicare. Così scrive un foglio ad Alberto Balboni, senatore di FDI che sta per intervenire, spiegando che la dichiarazione cui fa riferimento Patuanelli è “dell’anno precedente”, cioè del 2021. Anche La Russa scrive il discorso difensivo a Balboni spiegando che “le accuse non sono relative al mandato della ministra”. Lo fa consegnare dai commessi. Balboni legge. La Russa conclude negando coinvolgimenti personali: “Chi si aspettava che il Senato rispondesse in un certo modo è rimasto deluso”. Alla buvette dice: “La trattano come Berlusconi”. E poi: “Con un avviso di garanzia, non cambia nulla”. Convinto lui...