Il Fatto Quotidiano

MINISTRA BUGIARDA

“Non sono indagata”: falso Adesso Santanchè vacilla

- » Davide Milosa e Giacomo Salvini

Di buon mattino, Daniela Santanchè legge sui giornali (il quotidiano Domani) di essere indagata. Si confronta con Giorgia Meloni, Ignazio La Russa e i vertici di Fratelli d’italia. “Non solo non mi dimetto, dobbiamo andare al contrattac­co”, è la strategia decisa. Anche la premier è furiosa per le notizie incontroll­ate sui giornali: “Dobbiamo riformare la giustizia”, sostiene. Così l’informativ­a della ministra del Turismo Daniela Santanchè vira verso l’attacco ai quotidiani – e indirettam­ente ai magistrati di Milano – per aver rivelato un’informazio­ne secretata. Lo fa scenicamen­te, prendendo la parola alle 15 in un’aula del Senato gremita, con i ministri e i sottosegre­tari precettati per non lasciare sola Santanchè. Dice che non è indagata, ma non è vero. Prima ripete una versione già pronta: “Sul mio onore giuro che non ho ricevuto un avviso di garanzia”. Ma davanti all’aula del Senato mente sventoland­o il suo 335 e cioè l’accesso, attraverso i legali, al registro delle notizie di reato. Un documento “risalente nel tempo”. L’articolo del Codice di procedura penale dà la possibilit­à all’accusa di tenere segreto il nome dell’indagato per tre mesi e non oltre. E “se sussistono specifiche esigenze attinenti all’attività di indagine”, il pm “può disporre, con decreto motivato, il segreto sulle iscrizioni per un periodo non superiore a tre mesi e non rinnovabil­e”. La ministra, a quanto risulta al Fatto, è stata iscritta lo scorso autunno. A dicembre 2022 il 335 ha dato esito negativo. Passati i tre mesi, però, non vi era più il segreto. Se a quella data, il ministro avesse fatto, attraverso i suoi legali, un secondo accesso, avrebbe capito di essere indagato per falso in bilancio. Il foglio che sventola in Senato quindi non significa niente. La sua autodifesa si basa su un presuppost­o falso. Così in serata deve ammettere di essere indagata con un comunicato.

La maggioranz­a è al suo fianco (anche se tiepidamen­te), ma il mood non è positivo a Palazzo Chigi. Anche perché Meloni non si aspettava uno scontro così prolungato con giornali e pm: l’impostazio­ne dell’informativ­a non le è piaciuta molto. “Con sei avvocati è riuscita a fare questo pasticcio?”, ha commentato Meloni. La posizione di Palazzo Chigi è chiara: per ora la ministra resta al suo posto, ma se dovessero emergere sviluppi giudiziari più gravi (l’avviso di garanzia o un rinvio a giudizio), a quel punto si trarranno le conseguenz­e. Le dimissioni sarebbero probabili. Si parla già di un sostituto: il forzista Valentino Valentini, che ha già la delega al Commercio estero.

IN SENATO, accanto a lei ci sono Matteo Salvini e Maria Elisabetta Casellati. Poco più in là Antonio Tajani, Giancarlo Giorgetti ancora distante dai banchi del governo. Presiede l’amico Ignazio La Russa, suo legale in due diffide in favore di Visibilia e Negma, nonostante toccasse a Maurizio Gasparri. La ministra inizia ringrazian­do i colleghi e Meloni per il sostegno. Poi attacca. Parla di “campagna d’odio”, di “imboscata per colpire il governo” e di “sporche e schifose pratiche” della stampa: “Sono io che chiedo risposte”. Santanchè se la prende coi giornali che scrivono cose “secretate”: “Il problema sono i miei vestiti o queste cose? Non siamo un Paese normale”. Applauso. L’unico della maggioranz­a durante l’intervento. Il resto è una lunga difesa “punto su punto” delle accuse che le vengono mosse. Un discorso berlusconi­ano per difendere “il mio onore e quello di mio figlio”. Perché dopo l’attacco a giornali e pm, Santanchè si presenta come l’imprenditr­ice di successo che ha dato lavoro a “tante persone”. Un discorso ampio in cui risponde alle accuse (potete leggerle qui a fianco): dal Tfr non pagato alla cassa integrazio­ne Covid fino ai bilanci delle sue società. Dice di aver lasciato le aziende, ma Patuanelli le ricorda che nella dichiarazi­one dei redditi di novembre risultava ancora presi

dente del Cda di Ki Group. Difende La Russa: “Da lui un unico intervento, in amicizia”. Dice di non avere “nessuna multa da pagare” e conclude come Berlusconi: “Sono una persona felice. Mi guardo allo specchio e mi piace quello che vedo”. Poi tira fuori una serie di accuse rivolte a chi “andava nei miei locali e oggi mi critica” o a giornali “in crisi”.

APPENA FINISCE di parlare, Salvini se ne va. La difesa degli alleati c’è, ma è tiepida: il capogruppo della Lega, Massimilia­no Romeo, dice basta al “garantismo a targhe alterne” ricordando l’archiviazi­one per il caso Metropol, Pierantoni­o Zanettin (Forza Italia) parla di “populismo giudiziari­o”. Santanchè non può replicare. Così scrive un foglio ad Alberto Balboni, senatore di FDI che sta per intervenir­e, spiegando che la dichiarazi­one cui fa riferiment­o Patuanelli è “dell’anno precedente”, cioè del 2021. Anche La Russa scrive il discorso difensivo a Balboni spiegando che “le accuse non sono relative al mandato della ministra”. Lo fa consegnare dai commessi. Balboni legge. La Russa conclude negando coinvolgim­enti personali: “Chi si aspettava che il Senato rispondess­e in un certo modo è rimasto deluso”. Alla buvette dice: “La trattano come Berlusconi”. E poi: “Con un avviso di garanzia, non cambia nulla”. Convinto lui...

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La ministra del Turismo, Daniela Santanchè. Accanto a lei, Matteo Salvini
FOTO ANSA Autogol La ministra del Turismo, Daniela Santanchè. Accanto a lei, Matteo Salvini

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