Ue contro Nordio: “Eliminare l’abuso di ufficio è grave”
Sulla giustizia il governo Meloni diventa osservato speciale della Commissione europea che nel “Rapporto sullo Stato di diritto” (oltre a ribadire l’allarme sull’indipendenza del sistema giudiziario nella Polonia governata dai sovranisti), tira anche le orecchie al Guardasigilli Carlo Nordio. “È stata presentata una proposta di legge che mira ad abrogare il reato di abuso di ufficio pubblico e a limitare la portata del reato di traffico di influenze: queste modifiche depenalizzerebbero importanti forme di corruzione e potrebbero compromettere l’efficace individuazione e lotta alla corruzione”, si legge nel documento che associa a questa preoccupazione anche la constatazione (già peraltro evidenziata nell’analogo Rapporto del 2022) che in Italia, nonostante i progressi, non sia stata ancora approvata una “legislazione completa sui conflitti di interessi” mentre è di là da venire la regolamentazione dell’attività dei portatori d’interessi – leggasi – lobbisti. Ma a far discutere è soprattutto il monito sulle nuove norme licenziate da poche settimane dal ministero di Nordio e ora all’attenzione del Parlamento. Un monito che fa infuriare Enrico Costa di Azione: “Scrivere, come fa la Commissione europea, che l’abrogazione dell’abuso d’ufficio e la limitazione del traffico d’influenze depenalizzerebbero importanti forme di corruzione, è una mostruosità giuridica. Nessuno tocca minimamente la corruzione. Manco hanno letto i testi”. Mentre con una nota congiunta dei parlamentari di Camera e Senato delle commissioni giustizia il Movimento 5 Stelle plaude: “Anche all’interno dell’unione europea scatta l’allarme per il contenuto del disegno di legge Nordio.
Non poteva essere altrimenti, quel testo è un durissimo colpo all’affermazione della Giustizia nel nostro Paese: è noto che questi due reati (l’abuso d’ufficio e il traffico di influenze, ndr) spesso fungano da spia per la scoperta di altri ancora più gravi e legati alla corruzione”.
RISUONANO INSOMMA come un macigno le parole del rapporto della Commissione europea, che promette di seguire “da vicino gli sviluppi di questa riforma e il potenziale impatto sulle indagini”. Come pure l’alert sul rischio di infiltrazioni rispetto ai fondi pubblici legati al Pnrr anche alla luce del nuovo Codice degli appalti che “si prefigge di semplificare e razionalizzare determinate procedure, nonché di accelerare e liberalizzare il processo di appalto” e che però aumenta anche le soglie entro le quali le autorità appaltanti possono procedere con l’assegnazione diretta. “Come riferito lo scorso anno, le autorità di contrasto e giudiziarie continuano a vedere un aumento del potenziale per l’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia legale e nei futuri appalti di fondi pubblici nell’ambito del Piano di Ripresa e Resilienza, in particolare a causa delle sue dimensioni, che potrebbero avere un impatto significativo sull’uso improprio dei fondi pubblici”. Dulcis in fundo la Commissione chiede anche al nostro Paese di “proseguire il processo legislativo per riformare e introdurre garanzie per il regime di diffamazione, la protezione del segreto professionale e delle fonti giornalistiche, tenendo conto degli standard europei sulla protezione dei giornalisti”.
CENSURA DEPENALIZZATE IMPORTANTI FORME DI CORRUZIONE